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à^.
HARVARD
COLLEGE
LIBRARY
FROM THE
Siibscription Fimd
BEGUN IN 1858
XZZr
DEL
TESORO VOLGARIZZMO
DI
BRUNETTO LATINI
i^iBRO i>rim:o
EDITO
SUL PIÙ ANTICO de' CODICI NOTI
RAFFRONTATO CON PIÙ ALTRI
E COL TESTO ORIGINALE FRANCESE
da
ROBERTO DE VISIANI
J^^^^^^\^
m^m
2 BOLOGNA
PRESSO GAETANO ROMAGNOLI
1869.
X+6l1431D.IOI/
HAWfknO COUEfiE LIBRAlJf
Edizione di soli 202 esemplari
ordinatamente numerati.
N BS
Regia Tipografia
''^
NICOLO TOMMASEO
IL SUO CONCITTADINO
CONDISCEPOLO
BD AMICO
VISIANI
Fra gli scritti de'primi tempi del
nostro volgare, di cui più si desi-
deri una edizione corretta, e quale
può attendersi dalla moderna critica
filologica, si è di fermo la versione
operata nella seconda metà del se-
colo XIII da Bono Giamboni di
quel libro, che contenendo quanto
si sapeva allora nelle lettere e nelle
scienze , all' autor suo , Brunetto
Latini, era piaciuto di nominare
Tesoro. Questo volgarizzamento,
giudicato già dal Salviati opera
6
utili^ma e da riporsi tra le tnag-
giori ricchezze e principali averi
del favellare natio, e considerato
sempre per tale da' nostri letterati
più insigni, ebbe finora quattro e-
dizioni a stampa, nessuna delle quali
risponde a pezza al bisogno. La
prima si fu di Trevigi nel 1474;
r altra di Venezia nel 1528; la terza
ivi stesso nel 1533; la quarta pur
di Venezia del 1841. Le prime tre
scorrettissime e mozze, non fanno
che ripetere gli stessi errori e con-
servare le lacune medesime della
prima, non senza qualche altro
strafalcione proprio per giunta. La
quarta, curata dall' illustre Carrer,
parve alcun che migliore di quelle:
ma nemmeno questa riuscì a por-
gere quella giusta e sincera lezione
del Tesoro volgarizzato , eh' era sì
vivamente desiderata, perch' egli
pure tratto in errore da quelle
7
stampe, non aiutato da Codici, che
sventuratamente neglesse, ned a-
vendo consultato alcun testo del-
l' originale francese, col quale sol-
tanto gli sarebbe stato possibile di
emendare quello della versione, do-
vette lasciare per disperato andar
monchi ed errati moltissimi luoghi
del libro dottissimo, che si era as-
sunto di ripublicare.
Alla stessa malagevole impresa
s' accinse poscia a tutt' uomo un' e-
rudito e laborioso filologo veronese,
il p. Bartolommeo Sorio, comin-
ciando, come doveasi, dal procac-
ciarsi copia di Codici francesi ed
italiani, onde giovarsene nella cor-
rezione del volgarizzamento. Di
testi francesi ne vide tre, due de'
quali presso il principe Baldassare
Boncompagni in Roma, ed il terzo,
che fu già di Scipione Maflfei, nella
biblioteca del Capitolo veronese.
8
Degr italiani ne studiò uno nella
Marciana in Venezia, che fu già
del Manni e poi del Farsetti,
lodatissimo dal Salviati, benché
incompleto, non oltrepassando i
quattro quinti del primo libro ; ed
un secondo neir Ambrosiana in Mi-
lano , eh' è simile a quello della
Marciana ma più completo, non
mancandovi che il solo Trattato
della Sfera nel Libro secondo, e
tutto il Libro settimo. Cercò pure
il Sorio un terzo codice, nella Mar-
ciana, pervenuto ad essa nel 1713
da UD Contariui, forse il più com-
piuto di tutti, ma tradotto dal fran-
cese nel dialetto bergamasco. Citò
da ultimo, ma due sole volte, un'
altro Cod. toscano della Maglia-
bechiana pai eh. II n. 48. Questi
studii da lui fatti suir originale e
sulla versione ne' varii Codici, ed
altri ancora di cronologia, di storia
9
e di varia erudizione, per confron-
tare i passi del Tesoro con quelli
degli autori latini, da cui gli tras-
se il Brunetto, onde con questi cor-
reggerne la lezione, gli diedero a-
bilità di intraprendere una edizione
del Tesoro ben più sincera delle
altre, e di questa mandò innanzi
un saggio col titolo: Il primo libro
volgare del Tesoro di Ser Brunetto
Latini recato alla sua vera legione
da Bartolommeo Sorto P. D. 0.
di Verona, ma senza data e luogo
in 4."* gr. ed anche in 8,**. Nò si
potrebbe lodare abbastanza questo
lavoro, arra non dubia di una edi-
zione di tutta r opera per piùi ri-
spetti compiuta, se la morte im-
matura del valente uomo non gliene
troncava il disegno. In continua-
zione di questi stndii, dopo il Primo
libro pubblicò il Sorio il Trattato
della Sfera, dava opera alla stampa
10
del Libro settimo , e più correzioni
proponeva al Tesoro in varii scritti
da lui dati in luce negli Atti deU
V Istituto Veneto di scienze, lettere
ed arti. Oltre questi, ne lasciò ben
altri tuttora inediti, che volle egli
legare alla R. Commissione pei
Testi di Lingua in Bologna, la
quale tostocchè li possegga, saprà
certamente farne suo prò. Ma pur
dalle sole parti da lui stampatene
ognuno può scorgere quanto sia
grande il numero delle correzioni
fatte air edizioni anteriori , delle
lacune supplite, delle osservazioni
ed illustrazioni, con cui ne chiarì
i luoghi oscuri od errati, special-
mente nella parte storica di quel
libro. Cosi avess' egli potuto con-
ferire, oltre i suddetti Codici ita-
liani, altri pure che ne sono in
Firenze, e vedere il testo e le va-
rianti d' altri francesi che si pub-
11
blicarono poscia! Che certamente
da questi pure avrebbe tratto altre
e più buone lezioni in sostituzione
di alcune, che gli fu forza di la-
sciar correre, benché spesso non
gli garbassero.
Stampato quel primo Libro dal
Sorio, a me incontrò poco dopo di
acquistare un Codice del Tesoro
volgare, di cui diedi conto nel
pubblicarne un Brano di antica
Storia Italiana in Padova nel 1859
pei tipi del Seminario, e piii a
lungo nella relazione Di ww nuovo
Codice del Tesoro di Brunetto La-
^im. Venezia. Anton elli 1860 in 8,^,
In questa, descritto il Codice, eh' è
membranaceo, in 8.°, a due co-
lonne, di bella lettera semigotica,
abbastanza chiara, con poche si-
gle, con poche e per lo piiì facili
abbreviature, lo riferii al principio
del secolo XIV. La lezione n' è
12
eccellente, perchè quasi sempre fe-
delissima air originale francese:
onde che non solo corregge spesso
gli sformati errori che corrono per
le stampe della versione, non eselusa
in qualche luogo quella stessa del
Sorio, ma offre pure di belle e
molte varianti, non di rado prefe-
ribili alla lezione di quelle; e mem-
bri di periodi che in queste non
sono e pur giovano a compierne il
senso, il discorso, o il costrutto;
e periodi interi, e ragionamenti, e
narrazioni che in quelle mancano,
ne sono tanto o quanto diversi.
Comincia coU'Indice delle Rubriche,
così intitolato: Queste sono le lo-
briche del libro ditto Tesoro. È
diviso in due sole parti o libri, di
cui la prima è spartita in cento-
novantadue capitoli numerati , e
comprende la materia dei cinque
primi libri delle stampe, variandone
13
qua e là la suddivisione nei detti
capitoli, ed anche omettendone al-
cuni, come dal XII a tutto il XVIII;
ma quasi a ristoro annestandovi
lunghi brani sulla Distruzione di
Sodoma, sulla Storia di Roma e
Romolo, sul Ratto delle Sabine, e
capitoli di Storia ecclesiastica, de'
quali uno su Maometto, ed altri di
Storia italiana che non leggonsi nelle
stampe, e di cui T ultimo già da me
pubblicato e del quale fu toccato testé.
Dopo questo brano, che trovasi pure
nel Codice dell' Ambrosiana benché
non appartenga al Tesoro, ma che
sembra scritto per la somiglianza
dello stile e della lingua da chi
dettò la versione di questo, segue
nel nostro un capitolo Di Natura^
che non é nelle stampe, né corri-
sponde ad alcun capitolo dell' ori-
ginale francese. Quel capitolo porta
il numero CI, è lungo quasi dieci
14
colonne, ma ne manca la fine, colla
quale incomincia la sola lacuna
che si trovi nel Codice. Essa con-
sta di sei carte membranacee vuote,
le quali dovrebbero contenere i sei
capitoli, che nell' Indice delle Ru-
briche sopradetto seguono a quel
Di Natura , e dovrebbero trattare,
il GII. Di quattro elementi; CIII.
Della proprietade della terra ^
com' è pesante e ritonda; CIIII.
Come la terra è fessa e pertusata;
CV. Come la terra fusse pertusata in
due parte; CVI. Come tutte le piti pe-
sante cose sì traggeno al fondo della
terra ; CVII. Delle terre d' Egitto.
Dopo questa lacuna ripiglia il no-
stro testo la sua materia poco dopo
il principio del Gap. II Libro III
delle stampe , anzi col verso quarto
di quel capitolo nella edizione del
Carrer, e segue poi colla materia
stessa delle stampe, ma con nu-
15
merazìone e divisione di capitoli
molto diverse ; e talor anco V ar-
gomento di essi , quantunque ana-
logo, v' è trattato diversamente.
Dopo il cap. CXII, che riscontra
col cap. Vili del Libro III stam-
pato ( Come V uomo dee fare ci-
sterne) manca tanto alF Indice che
al * testo del nostro il Cap. IX
( Come V uomo dee fornire la sua
magione)^ con cui quel libro ter-
mina in dette stampe. In seguito
il God. procede pari a queste dal
Cap. CXVII al CXCI, i quali ab-
bracciano la materia del Libro lY
e V di quelle, ma non senza fre-
quenti varianti e giunte, che ne
crescono il pregio, particolarmente
ne' capitoli Del Paone, DelV Avol-
tore^ Del Leone ^ Dei Cammelli^
Del Castorio, Della Iena, Della
Pantera, Del Parendre, Del Tigro^
Della Talpa, ed è poi aifatto nuovo
16
quello Della Pecora, che manca
alle stampe, ed è pure nel testo
francese e nel bergamasco. Dopo
il Gap. CXCII, che forma il Pro-
logo della Parte Seconda nell' edi-
zione del Carrer, comincia con
nuova numerazione il Libro del-
l' Etica diviso in cinque capitoli,
de' quali il P risponde al Gap. I;
il ir al XXVI; il IIP al XXVIII;
il IV^ al LI; il V" al LIV, LV,
LVI e LVII deir edizione suddetta.
Ma se questa parte apparisce man-
chevole di molti capitoli del detto
libro, il God. nostro' se ne rivale
due cotanti colP aggiungervi un
Trattato, che succede a quello del-
l' Etica , tien luogo del Libro VIP
del testo francese, e vi s' intitola,
Libro di Costumanza, Di questo
non parlerò, avendolo io già pub-
blicato nella Scelta di Curiosità
letterarie Disp.* LXI col nome di
17
Trattato di Virtù morali, pel Ro-
magnoli in Bologna, 1865; ed aven-
done già favorevolmente giudicato
r Accademia della Crusca quando
le piacque di ascriverlo fra i Testi
autorevoli per la lingua. Al Trat-
tato di Costumanza fa seguito nel
Cod. il lÀhro di Retorica, eh' è
partito in LXX capitoli e risponde
quasi affatto al Libro Vili'* delle
stampe. Gol Gap. LXXI del no-
stro , che incomincia coli' ultimo
periodo del Capitolo antecedente
di quelle, cioè col N.° LXIX, ha
principio il Trattato della Politica,
che costituisce il Libro IX** ed ul-
timo del Tesoro, ed è formato in
questo di capitoli XXXIV, nel nostro
di XXVII ; né già perchè sia in
esso manco di materia che in quel-
lo, ma per qualche diversità nella
ripartizione della stessa in capitoli.
Il Codice ha termine colle parole:
2
18
Qui finisce lo libro di mastro Bru-
netto Latini da Fiorefiim.
La scrittura n' è generalmente
corretta quanto alle voci, ma non
vi manca né può mancarvi quella
ineguaglianza nel modo di scriverle,
eh' era allora comune a tutti ed
affatto arbitraria; per lo che la
parola stessa è sovente scritta in
più modi; né qualche ommissione
di lettere o di sillabe, o di parole
o di versi, ciocché al copiatore
incontrò specialmente quando, ri-
correndo nel testo che trascriveva,
la sillaba o la parola medesima od
anche un'intero inciso due volte ed a
poca distanza, egli balzò senz' ad-
darsene dall' una all' altra, trala-
sciando ciò che vi stava in mezzo;
del che non si farà nuovo chi ab-
bia fior di pratica de' testi antichi.
Rispetto al valore del Codice
desunto dall' antichità della lingua.
19
esso ad ogni sguardo ancorché im-
perito, apparisce tosto notevolissimo,
tanto la lingua sua il mostra aper-
tamente anteriore a tutti i codici
della versione che ho consultati e
de' quali parlerò poscia. Paraule
per Parole, Gitole per Citare, Ci-
gulo e CiguUno per Piccolo e Pic-
colino, Lei per Legge, Bei per Re
in singolare, Masnada per Fami-
glia, Altori per Autori, Nascenza
e Naeione per Nascimento, Finare^
Difinare e Difinire per Finire,
Perpetuale per Perpetuo, Fazione
per Fattezza, Finizione per Fine,
Reaitade per Dignità reale. Che-
rida per Chiericato, Frivado e
Frivadamente per Secreto e Secre-
tamente. Dottare e Dottanza per
Dubitare e Dubitanza, Dolciore
per Dolcezza, Isnellamente per
Tostamente, Memoriale per Memo-
rabile, Versenblabile per Somi-
20
gliante, Certano e Certanità per
Certo e Certezza, Costione per
Questione, Vertadiero per Veri-
tiero, Aulo per Avolo, Eichierere
per Richiedere, Diabulità per Mal-
vagità, Piò per Più, Giura per
Congiura e più altre voci e locu-
zioni e costrutti (non volendo qui
parlare della grafìa) improntano
alla lingua del Codice le rozze,
incerte e primitive sembianze del
nostro idioma, allor promiscue alle
lingue romaniche, e gli assegnano
innegabilmente un luogo distinto
fra le scritture del primo tempo.
Alcune parole e modi vi si rimar-
cano tutt' affatto proprii del pro-
venzale o del francese antico del
tosto che tradusse il Giamboni,
come Diaulo per Diavolo, Autro per
Altro, Gorgia per Gola, Plusori per
Molti, Quittamente per Liberamente,
Fenflfiawigfaper Vendetta, CA/per Qui,
21
Proddomini per Uomini probi, Com'
pugna e Compagnone per Compa-
gnia e Compagno, Fazione per Fa-
cimento, Dilivrare per Liberare,
Ensignare ed Ensignamento per
Insegnare ed Insegnamento, Incer-
camento per Bieercamento, Ltvrare
per Consegnare, Gardare per Guar-
dare, Via per Vita, Agio per Età;
e non di rado ommesso il segna-
caso Di, alla provenzale, onde, Enea
figliuolo Anchise, Torre Bahél, al
tempo Faiech, Darius lo figliuolo
Arsami, ecc«; e trasposte alcane
particelle foggiandone il costrutto
alla provenzale, come , Non ha cosa
se falsa non; e Se per sottile in-
gegno di parlare non. Le quali pa-
role e costrutti non si trovando
più negli altri Codici, ne' quali in
lor vece se ne leggono altri diversi
da èssi, ed eguali o simili a quelli
che s' usano presentemente, fanno
22
aperta prova come il Cod. nostro
su gli altri si vantaggi di tem-
po e quindi ancora d' autorità.
— Rispetto alla fedeltà, tranne ben
pochi luoghi che ho curato di se-
gnalare in nota , esso anche in
questo avanza d* assai gli altri Go-
dici , non escluso il Parsettiano che
pure gli sta più presso, perchè non
solo volge esattamente e spesso
letteralmente le parole dell' origi-
nale francese, ma ne ricopia benanco
la costruzione, e ne serba perfino
con soverchia e non lodevole ser-
vilità le trasposizioni erronee sì
delle* voci che delle lettere.
Da tutte queste considerazioni
fui tratto a credere, che derivando
al Codice nostro sì per V antichità
del dettato , come per la scrupolosa
esattezza testé notata, una incon-
trastabile superiorità sopra i Codici
italiani più noti, consultati dal
23
Sorio e da me ( per lo che potreb-
be essere studiato con frutto da
chiunque volesse accingersi ad una
intera edizione accurata e critica
del Tesoro) fosse per essere non
inutile il publicarneqaiil Primo Li-
bro qual saggio di tutto il Codice.
Nel che fare seguii le norme
seguenti — Conservai le voci ed i
modi antichi, come testimonianze
dell' età sua. Non conservai i lati-
nismi pretti, come Este per E, Cum
per Con, né i genitivi alla latina,
Unee, Menelai, Danai, Tarquini,
Elie ecc. né lo sproposito Femi-
norum^ e molto meno i pretti fran-
cesismi Courre^ Beuf, Toison, Diau-
te^ Prestes^ Liegm, e simili. Sciolsi
in due le parole Addire^ Annoi,
Chelli, Abbene, Addifendere, ecc.
Mutai nella grafia regolare odierna
le differenze procedenti dalla par-
ticolare pronunzia del copiatore in
2i
Tersa, Sdensia^ Eicchessa^ Sensa^
Presiosa^ Intendare, Leggiarc ed
altre. Mutai la C ed il P in T
nelle parole Sodo^ Facto, Rectorica,
Tucto, JBactalia ecc. ed in Egipto,
Scripto ^ Scrittura; e le D in N
in De (per Ne) Andònode, Fèno-
délo ecc. Omisi TH intruso senza
ragione nelle parole Logicha, Me-
canicha, Musicha^ e simili: la N.
in Gmgante, Ingengno, Lingniag-
gio, Rcngno, Vengna, Instrano ecc.:
la U nelle parole Suono per Sono
(verbo) , Disuopra per Disopra.
Mutai la U in in quelle parole,
clie non V avevano nel latino da
cui derivano, come Constilasione,
Cuntra, Cumandamento, Cunosciu-
to , Cuminciamento , e lo lasciai per
ragione contraria in Seculo, Po-
ptdo^ Voìuntàf Mundo, linde, ecc.
Mutai il G per C nella parola Gillio
per Cillio; T I in E in Jgitto, /-
25
rode , Iconomica. Lasciai V I , ben-
ché intruso, in quelle voci ove lo
scrittore è più costante nel porvelo,
come in G'ointo, Preite, Guàire,
Mainerà, Neiente ecc. Tolsi la con-
sonante doppia quando, oltre il non
essere costante nel Codice, ripu-
gnava per sopra piii alla prove-
nienza della voce, come in Etternah
mente ^ Libhro, Tallento, CrudeUe
e simili. E per opposito raddoppiai
la consonante in pochi luoghi dove
la semplice potea generare ambi-
guità di senso ; come in Vale, Ano,
Vano , per Valle, Anno , Vanno.
Conservai E delli^ E dera, E debbe
E dancora per Ed elli. Ed era
ecc. come vezzo costante e pro-
prio dello scrittore, che non usa
di aggiungere la D alla E quando
a questa tien dietro una parola che
comincia con vocale, ma invece la
prepone ed appicca in capo a questa
•ft
26»
vocale stessa. I nomi propri! cor-
ressi, quando fu possibile il farlo
con sicurezza, secondo la storia e
la critica, non potendomi persua-
dere che il lasciarli correre sfor-
mati nelle più strane e diverse
guise, come sono ne' Codici, possa
tornare di veruna utilità a chi che sia,
mentre invece possono essere per let-
tori men dotti, sorgenti di fastidio ,
d' errore o d' equivoco — Aggiun-
si al Cod. mio dalle stampe e
dai Codici consultati tutte le pa-
role e gV incisi che a quello man-
cavano, ma che pure volgarizza-
vano parti simili del testo francese.
Delle varianti tratte da' Codici so-
pradetti e dalle stampe notai sol
le migliori e più fedeli a quest' ul-
timo che non gli fosse il mio Co-
dice; le peggiori, e le lacune le
tacqui, perchè troppe e ben facili
a rilevarsi da chiunque voglia bri-
27
garsi di confrontare quelli e queste
col sopradetto testo.
1 Codici che ho avuto agio di
esaminare, e che godono di miglior
fama sono i seguenti:
1.° Il Cod. Riccardiano, che
nella biblioteca di questo nome
porta il N.*" 2196. Esso consta di
carte 67 compresa la guardia, ed
è scritto con chiarezza, sul prin-
cipio del secolo XV. Ma noi\ com-
prende che i soli tre primi libri
del Tesoro, ed in questi pure ha
una lacuna che comincia alla pag. 39
ed al verso undecimo del Cap.XXVIII
del Libro primo nella edizione del
Carrer {Hanno così nome) e va fino
al Cap. XXXVI p. 47 verso primo
a congiungersi colle parole: Ol-
traggio e per sua superbia. E scritto
a doppia colonna, ed ha postille di
mano del Salviniinfrancese.Ha poche
28
importanti diflFerenze dalle stampe,
delle quali è assai piiì scorretto.
2,'' Il Cod, che uella Laureo -
ziana porta il n." 19 del Plut. 42
ed è del sec. XIV. Fattolo colla-
zionare accuratamente, ne trassi po-
che giunte e parecchie buone va-
rianti, ma è poco diverso dalle
stampe e dal Riccardiano.
3.** Il Cod. che nella biblioteca
nazionale o Magliabechiana porta
il n.*" 47 nel Palch. IL È cartaceo^
a due colonne, di bella e chiara
scrittura, del sec. XIV alla fine o
del principio del successivo, di carte
160, e al primo capoverso di ciascun
libro ha la lettera iniziale con fi-
gurina colorata. S'accosta al Codi-
ce nostro pili degli altri, ma n' è
meno antico nella scrittura e nella
lingua, alle cui parole antiquate
sostituisce spesso parole men viete.
Sembrerebbe quasi esemplato da
29
quello, tanto servilmente il ricopia e
sì spesso , fino negli errori e nelle
ommissioni. Si diversa da tatti nei
titoli dei Capitoli. Vi si legge il
Brano di Storia italiana da me
stampato, ed intero il cap. Di Natu-
ra^ che nel nostro è incompleto, ma
con qnesto tìtolo. Come Dio stabilì
la terra Gap/ CVL , ed ha altri
capitoli mancanti al nostro.
4." Nella stessa biblioteca avvi
pure altro Cod. al n.° 48 dello
stesso Palch. II, e fu additato dal
Sorio, che lo citò assai poco, ben-
che il meritasse. E cartaceo, del
secolo XV. di scrittura inferiore
air altro, a due colonne, in quarto,
e di carte 153. E incompleto, man-
candovi gli ultimi capitoli del Libro
ottavo delle stampe, dal Cap. LXIII
(Della Conclusione) in poi, e tutto
il Libro nono. Dalla parte che potei
vederne, sembra piii di molti altri
fedele al testo francese, ed utile
a consultarsi.
5.° Nella biblioteca di S. Marco
in Venezia sta al n.® LUI della
CI. IT il Cod. Farsetti, che fu già
del Manni, e celebrato dal Salviati.
E cartaceo, in ottavo piccolo, di
cinquantacinque carte numerate, in
carattere che il Salviati giudicò al
suo tempo di dugentocinquanta
anni innanzi. Comincia con un In-
dice di 150 capitoli non numerati,
di cui i primi dieci sono pari a
quei delle stampe, benché un cotal
poco differenti ne' titoli. A questi
segue un capitolo che tien vece dei
Cap. XII e XIX di quelle, omet-
tendone gì' intermedii; indi altri
che non riscontrano sempre col-
r ordine serbato in quelle. L' in-
dice arriva al terzo Libro del Te-
soro stampato, ma il testo non ag-
giunge che al capitolo Della sesta
31
etade del mondo , e finisce col Gap.
XLTII del Libro primo nell'edizione
del Carrer. Benché incompleto più
d'ogni altro, si distingue dai più
per bontà di lezione, (quantunque sia
anche in (Questa inferiore al nostro)
e perchè di tutti i Codici noti è il
solo che nomini Bono Giamboni
quale volgarizzatore dell' opera.
6.° Nella biblioteca stessa avvi
pure al n.*' LIV della CI. II altro
Codice del Tesoro voltato in dia-
letto bergamasco, cartaceo, in fo-
glio. Comincia con indice di 129
capitoli numerati che abbracciano
la prima parte del Tesoro, cioè i
primi cinque libri delle stampe;
segue con altro indice di capitoli
116, che ne contengono la seconda,
cioè il Libro delV Etica fino a tut-
to il Cap. L ; dopo il quale e fino
al Cap. CXVI avvi il Trattato dei
vim e delle virtù. Poi viene la
32
terza parte, dal Gap. CXVIl al
CXXIII; indi con nuova numera-
zione dal Gap. I al LXXI segue il
Trattato di Retorica ; e finalmente
dal Gap. LXXII al GIV il Trat-
tato di Politica e del governo della
città. Si è questo forse il più completo
di tutti i Godici del Tesoro, e ben-
ché scritto in dialetto, può essere
di molto aiuto a sapplirne e cor-
reggerne gli altri.
Altri Godici della versione non
ho veduti, ma ho potuto sulla fede
del Sorio citare alcune varianti del
Godice Ambrogiano da lui stu-
diato ; come pure alcune lezioni del
testo francese nel Godice Maffeiano
da lui consultato nella biblioteca
del Gapitolo veronese.
Ma se non vidi quest' ultimo,
ebbi invece costantemente sott' oc-
chio r originale del Tesoro, stam-
pato a Parigi col titolo: Li livres
33
dou Tresor par Brunetto Latini
puhliè pour la première fois d'après
les mamUscrits de la libliothèque
imperiale, de la bibliothèque de
V Arsenal, et pltisieurs manuscrits '
des Départemens et de V Étranger
par P. Cabaille — Paris, Imprira.
imp. MDCCCLXIII 4." Colla scorta
di esso, e delle varianti in questo ri-
portate a pie di pagina, ho potuto
quasi sempre accertarmi della più
fedele lezione della versione, onde
non balenare o non errare nella
scelta di quella da preferirsi.
Mercè di siffatti aiutì,che in gran
parte fallirono al Sorio e più ancora
al Carrer, e degli avvedimenti so-
pra notati, mi sia lecito lo spe-
rare , che questa fatica , qual
eh' ella siasi, possa essere d* alcun
frutto od eccitamento al futuro e
desiderato editore di quest' opera
34
singolare, con cui V ingegno ita-
liano potè arricchire due lettera-
ture e due nazioni di uno de' più
antichi e più celebri loro libri.
Padova al dì primo del 1869.
Spiegazione delle abbreviature
Cod. fr. I. o St.
Qaesto è il Codice stampato a Parigi nel
1863. Gli altri Codici francesi si citano sulla fede
di questo, e colle lettere steaee con cui il suo edi-
tore ne indica le varianti.
Cod. Maff. o Veron.
Codice Maffeiano o del Capitolo Veronese.
Codd. it. o fr. — Codici italiani, o fran-
cesi.
Cod. Rice. R. — Cod. Riccardiano.
— Laur. L. — Cod. Laurenziano.
— Magi. — Cod. Magliabechiano
N. 47.
— Magi. 48. — Cod. Magliabechiano
N. 48.
— Ambr. — Cod. Ambrogiano.
— Berg. — Cod. Bergamasco
— Fare. M. -— Cod. Fareetti o Mar-
ciano.
G.
36
S. — Primo libro st. dal P. Sorio.*
St. ed. Carr. — Il Tesoro del Latini volg".
da B. Giamboni pubblicato da L.
Carrer. Venez. 1889.
AVVERTENZA
Le parole chiuse fra due linee sono
ag-giunte al nostro, cui mancano, da altri
Codd. dalle Stampe quando sono fedeli
al testo. — Le parole stampate in corsivo
sono correzioni di errori, come -Teologia
di Gelogia, Fisica di Edijìche, Corso per
Corpo, Corre per Correre, e poche altre.
(m)
LIBRO PRIMO
DEL TESORO DI BRUNETTO LATINI
Questo libro parie de la prima nazione
de tutte cose.
Questo libro è chiamato Tesoro:
che si come lo signore che vuole in
cigulo luogo amassare cose di gran-
dissimo valore, non (solamente) per
suo diletto, ma per acrescere lo suo
podere e per assigurare lo suo stato
in guerra et in pace, elli mette (1) le
piò care cose o le piò preziose gioje
che delli puote (2), segondo la sua
buona intenzione, e altressìe è lo in-
comenciamento di questo libro con-
giunto d' alta iscienza (3), sicome
quello eh' è cavato di tutti membri
38
di filosofìa in una sUmma brieve—
niente. E la prima parte di questo Te-
soro è altressìe come denari cointanti
per dispendere tutto giorno in cose
bisognose, ciò è ad dire, eh' elli è
cavato (4) dello incomenciamento del
seculo, e dell' antichitate delle vec-
chie istorie, e de lo stabilimento del
mondo, e de la natura di tutte cose
in somma. E ciò appertiene )a] la
primiera iscienzia di filosofia, ciò è
Teorica, segondo ciò che lo libro parla
qui appresso. E siccome senza denari
non arebbe nulla aguillianza (5) intra
V opere de le gente che addirizzasse
V uno contra V antro, e così non puote
nullo avere la scienzia dell' altre cose
pienamente (6) s' elli non sae questa
prima parte de lo libro. La segunda
parlje, che tratta di vizii e di virtude,
è di preziose pietre, che donano alli
omini diletto e virtude, ciò è ad dire
che cose omo de' fare e quai non, |e|
monstra la ragione perchè. E questo
appertiene a la segonda et a la terza
parte di filosofia, ciò è a Pratica et
a Logica. La terza parte del Tesoro
è di fin oro, ciò è ad dire, che elli
39
insegnia a le giente parlare segondo
la dottrina di Retorica, e sìe come lo
signore dee governare le gente che
sotto lui sono, medesimamente se-
gondo r uso e costumi dei Taliani (7)
E tutto ciò appertiene a la segunda
iscienzia di filosofia, cioè a Pratica.
Che sìe come V oro sormonta* tutte
maniere di metalli, tutto altresì è la
scienza di ben parlare e di governare
gente, piò nobile che nulF arte del
mondo. E però lo tesoro, che chi è (8),
non de' essere donato se non a omo,
che ne sia sofficente di sì alta ri-
chezza.E però abbo proveduto di darlo
a tei, amico, che tue ne se' ben degno,
segondo lo mio parere (9).
E sìe non dico, che lo libro sia
tratto (10) del mio povero senno, né
della mia nuda iscienza; ma elli è
altresì come 'na branca di mele (11)
colto di diversi fiori. Che questo li-
bro è solamente compreso (12) di mil-
liori ditti delli altori, che innanzi lo
nostro tempo ano trattato di Filo-
sofia, ciascuno secondo ciò eh' elli ne
sapea per parte, che tutta non la
potea sapere né può sapere nullo
40
terreno (13). Però, che Filosofia è
la radice da chi crescie tutte le
scienzie che omo puote sapere. Al-
tressìe come d'una fontana viva molti
canali ne correno e vanno in quae e
lae, sie che V uno bee dell' uno e
V altro deir altro ; ma ciò è diversa-
mente che tale ne bee poga e tale
molta, senza stagnare la fontana. Però
disse Boezio in del libro della sua
Consolazione, che delli la vide in sen-
branza di donna in tale abito e sì
trasmeraviliosa possanza (14), che della
cresciea quanto piaceale, tanto eh' el
suo capo montava sopra le stelle e
sopra lo cielo, e poggiava a monte e
a valle (15) segondo diritto e veritade.
A questo comincia lo mio conto:
che appresso buono comenciamento
vi véne buona fine. E lo nostro in-
peradore disse in del libro della lei,
che cominciamento è la maggiore
parte de la cosa (16).
41
Gap. I.
Qui parla di Filosofia,
Filosofìa è verace incercamento
delle cose natorale e delle divine e
deir ornane, tanto quanto omo |è| pos-
sente de intendere (17). Unde avvène,
che aliquanti che si studiano a cer-
care et a vedere la veritade di que-
ste tre cose, che sono ditte di Filo-
sofia, ciò è a dire di divinitade e
delle cose di natura e de V ornane
cose, furo ditti figliuoli di Filosofia, e
però funno elli appellati Filosofi (18).
EUi fue vero che al comenciamento
del seculo, quando la gente, che so-
lcano vivere a lei di bestie, conoveno
primamente la dignitade |de la ra-
^one| (19) e de la conoscienza che Dio
avea loro donate, e delli volseno sa-
pere la veritade delle cose che sono
di Filosofia, elli càdeno in tre costione.
L' una era di sapere la natura di tutte
le cose celestiale e terrene : la' segonda
e la terza sono d' umane cose. Unde
la primera è di sapere quale cose omo
42
de' fare e quale no : la fsegonda e la|
terza (20) è per sapere ragione e prova
perchè V omo de' V una fare e V altra
no. E poi che queste tre costione fune
trattate e provedute lungamente (21)
intra li altri savi et intra li filosofi,
elli trovòno in Filosofia lor madre
tre principali niembri, ciò è a dire
tre mainere di scienzie per insignare
e provare la verace ragione delle III
costione che io abbo divisato |qua
dinanzi ] (22).
Gap. II.
Qui parla de Teorica, e come la matera
de tutte cose è divisata in III
maniere.
Unde la primiera, ciò è Teorica,
quella è propria iscienzia, che a noi
insegna la prima costione di sapere
e di conoscere f le nature dij tutte le
cose celestiale e terrene. Ma però che
queste nature sono vertiade (sic) (23)
e diverse, a ciò, che altra natura è di
cose che non anno punto di corpo, né
non istanno intra le corporale cose;
43
altra natura è di cose che anno corpo
e istanno intra le corporale cose ; et
un' altra natura è di cose che non
anno nullo corpo e sono intra le cor-
porale cose, però fu elli bene ragio-
nabile cosa, che questa iscienzia di
Teorica facesse di suo corpo tre altre
iscienzie, per dimostrare le tre di-
verse nature che abbo divisate, e
queste iscienzie sono chiamate per
loro diritto nome Teologia, Fisica e
Matematica (24). La prima e la piò
alta delle tre iscienzie, che sono iscite
di Teorica, si è Teologia, che trapassa
lo cielo, e a noi monstra la natura
de le cose che non anno nullo corpo
e non istanno intra le corporale cose:
in tal maniera che per lei conosciamo
Domine Dio lo tutto possente; per
lei crediamo noi la Santa Ternitade
del Padre e del Filio e del Santo Spi-
rito in una sola persona; per lei avemo
noi la fede catolica e la lei de la
santa Ecclesia; e brevemente ella ne
'nsegna ciò che ad divinitade apper-
tiene. L% seconda si è Fisica, per cui
noi sapemo le nature de le cose che
anno corpo, e W)nversano intra le
44
corporale cose, ciò è ad dire delli o—
mini e delle bestie e delli uccelli e
dei pesci e delli pianeti e delle petre
e dell' erbe e dell' altre corporale cose
che sono intra noi. La terza è Mate-
matica, per cui noi sappiamo le na-
ture de le cose [che non anno corpo
e sono entro le corporali cose (25) j e
queste cose sono di quatro maniere.
E però sono quatro iscienze in del
corpo dì Matematiche, e sono clamate
per loro diritto nome Arismetica, Musi -
ca, Geometria et Asterlomia. La prima
di queste IIII iscienzie sì è Arismetica,
che a noi insegna a contare e a no-
merare , e giungere 1' uno \ numero |
sopra V altro, e multiplicare 1' uno
per mezo de V altro, e Tuno cavare
dell' altro, e partire e divisare in piò
parte, ciò è ad dire ciò che si per-
tiene ad Abaco et Algorismo. La se-
gonda è Musica, che a noi insegna
jfare] voce e suono in canto et in
citole e in altri stormenti, et acor-
dare r uno coatra 1' altro per lo di-
letto de le gente, |o] in ecclesie per
lo servigio del nostro Segnore (26).
La terza sì è Geometria, pear cui noi
45
sapiamo le misure |e le proporzioni
de) le cose den' a stare secondo ra-
gione per lungo e per largo e per
altezza (27). Questa è la scienzia, per
cui li antichi savi si forzòno per sot-
tilità di Geometria di trovare la gran-
dezza (del cielo e de la terra, e la
altezza] quanto ave dall' uno air an-
tro, e molte oUtb proporzioni che an-
meravilliare fanno (28). La quarta
iscienzia è Asterlomia, che a noi in-
segna tutto r ordinamento del cielo
( e del fermamento, e delle stelle j e '1
corso de le VII pianete per lo cer-
chio, ciò è per dodici segnali, e come
si muove lo tempo in caldo, in freddo,
e a pioggia e a secco e a vento,
per ragione eh' è istabilita in de le
stelle (29).
Cap. III.
Le cose e' omo de' fare, e le quai non,
segundo Pratica.
Pratica è la segonda iseienzia di
Filosofia, che a noi insegna che l' omo
de' fare, e che non. A la veritade dire,
46
questo puote essere in tre maniere.
Che una maniera è di fare alquante
cose e scifare altre per governare lui
medesimo (30). Un' altra maniera è
per governare sua masnada e sua
magione e suo avere e sua ereditate.
Et un' altra maniera è per governare
gente, et uno regno, et uno populo,
et una citade in pace e in guerra.
Ma poi che li antichi savi conoveno
queste III diversità, ei convenne ch'elli
trovassono in Pratica tre maniere di
scienzia per addirizzare le III ma-
niere (31) per governare sèi et altrui,
ciò è Etica, Economica, Politica. La
prima di queste III iscienzie si è
Etica, che no' insegna di governare
noi medesimi primeramente: insegna
I a seguire j vita onesta, e fare le ver-
tuose cose, et in guardarsi da vizii:
che nullo potrebbe vivere al mondo
bene né onestamente né profittabile
mente fné a sè| né ad altri, s' elli no
governasse sua vita et addirizzasse
sèi medesimo segondo le vertude (32).
La segonda è Economica, che no'
insegna a governare le nostre gente
e i nostri figliuoli e noi medesimi.
47
e si no' insegna a guardare et a cre-
scere nostre possessione e nostre ere-
ditade, e ad avere mobile per dispen-
dere, e per ritenerne ciò eh' el luogo
e '1 tempo muta (^).
La terza è Politica, e senza fallo
ciò è la piò alta iscienzia e del piò
nobile mistiere che sia intra li o-
mini: che ella no' insegna a gover-
nare le stranie gente d' uno regno e
d' una villa, et uno populo d' uno
comune, in tempo di pace e di guerra,
segondo ragione e segondo giustizia.
E si no' insegna tutte le arte e tut—
t' e mistieri, che a vita d' omo a bi-
sogno sia: e ciò è in due maniere,
che r una è in opera, e un' altra è in pa-
raule. Quella che è in opera si è lo mi-
stiere (34) che omo aopera tutto giorno
co le mani e coi piedi. Ciò sono fabbri,
drappieri (35), cordo vahieri , e li altri
mistieri che sono bisognosi a vita
delli omini, e sono appellate meca-
niche. | Quelle , che sono in parole,
sono I (36) quelJe che omo aopera di
sua bocca, ciò è di sua lingua, e sono
in tre maniere; sopra che sono ista-
48
biute tre iscienzie, Gramatica e Dia-
letica e Retorica. |Onde la prima è
Gramatica] (37) che è fondamento e
intrata dell' altre [scienze, e questa
e' insegna parlare] (38), iscrivere, e
legere ad diritto, senza vizio di bar-
barismo e di solecismo.
La segunda è Dialetica, che no'
insegna a provare nostri ditti e nostre
paraule per tale ragione e per tali ar-
gomenti, che donano fede a le paraule
che noi avemo ditto, si eh' elle sem-
brano veritade e d' essere provate
vere (39)
La terza iscienzia si è Retorica,
quella nobile iscienzia che no' inse-
gna a trovare et a ordinare et a dire
paraule buone e belle et acconcie e
piene di sentenzie, secondo ciò che la
natura dice e richiere (40). Ciò è la
madre dei parlatori (41);- [ciò è lo
insigniamento de' dicitori ] : ciò è la
scienza che adirizzò lo mondo prime-
ramente a bene fare, e che ancora
ne dirizza per la predicazione di
santi omini (42), per divina Scrittura,
e per le leggie che le gente gover-
nano ad diritto et a giustizia. Ciò è
49
la scienzia, de la quale Tullio disse
in suo libro, che colui ave altissima
cosa conquistata, che di ciò passa li
omini, unde 1' omo sormonta tutti li
animali; ciò è del parlare. E però si
deve ciascuno omo brigare di saper--
lo (43) , se sua natura lo sofferà e
r aiuta: |chè| senza natura e senza
ensignamento nolla puote nuli' omo
conquistare. E a vero dire di quello
avemo noi mistiere in tutti bisogni,
tutto giorno; e molte cose grande
e piccole potemo noi fare e conqui-
stare per solamente bene dire, che
noi nolle potremmo fare né conqui-
stare per forza d' arme né per altro
ingegno, se per sottile ingegno di
parlare non.
Gap. mi.
Qu,i dice perchè V omo dee fare V una
cosa e V altra non, segondo Logica.
Logica è la terza iscienzia di Fi-
losofia, quella propriamente eh' ensi-
gna a provare e a monstrare ragione
come e perchè 1' omo de' 1' una cosa
4
50
fare e V altra no. E questa ragione
nullo non può monstrare, se per pa-
raule non. Dunqua è Logica una i-
scienzia, per cui noi sapemo provare
e dire ragione perchè e come ciò che
noi diciamo è così vero, come noi lo
mettiamo inanzi, e ciò è in tre mai-
nere. E così sono tre iscienzie, Dia-
letica, Fisica e Sofistica. Unde la pri-
ma è Dialetica, che insegna a con-
tastare ad difendere e ad disputare
r uno" contra li altri, e di far costione
e difensa. La segonda è Fisica [che
ne 1 insegna a provare che sue pa-
raule eh' elli ave ditte sono verta-
diere (44), e che la cosa è così com'
elli dice, per diritta ragione e per
veraci argomenti. La terza iscienzia
di Logica si è Sofistica, che insegna
a provare, che le paraule eh' elli à
ditte siai^ verace; ma questo prova
elli per mali ingegni, e per false ra-
gione e soffissime, ciò è per argo-
menti che anno coprimento e sen-
branza di veritade: ma elli non n' à
cose se false no.
Infine a qui à divisato lo conto
assai brevemente [et apertamente]
51
che è Filosofia, e tutte le scienzie
che Tomo puote sapere | di cui Filoso-
fia è] madre e fontana (45). Da ora
innanzi sì vuole tornare a sua ma-
tera, ciò è a Teorica, che è la prima
parte di Filosofia, per monstrare un
pogo de la natura de le cose del cielo
e della terra. Questo sera el piò bre-
vemente eh' el maestro potrà.
Gap. V.
Come Dio fé' tutte cose al cominciamento.
Li savi dicono, che lo nostro Si-
gnore Dio, lo quale è comenciamento
di tutte cose, fece e creò lo mondo e
tutte r altre cose in quatro maniere;
che tutto avea. elli in sapienzia, la
immaginazione (46) e la figura come
elli farebbe lo mondo e le altre cose.
Questo ebbe elli tuttavia eternai mente,
sì che quello pensieri non ebbe unqua
cominciamento.E questa imaginazione
è appellata mondo [ archetipo ', ciò è
mondo in senbranza (47). Appresso
fece [del neiente una grossa matèra,
che non era di nulla figura, né
52
d' alcuna senbranza; ma ella era di. si
fatta norma e sì apparechiata, eh' elli
ne potea figurare e traggere quello
che delli volea, e questa matèra è
appellata Ilem. Poi che elli ebbe ciò
fatto si come a lui piacque, mise in
opera e fé* suo proponimento (48), e
fece lo mondo e V altre creature se-
gondo la sua prò vede nza. E già sia
cosa che delli lo potea fare tosto e
isnellamente , elli non volse unqua
correre (49), anzi vi mise VI giorni
e al settimo si riposoe. Che la Bibia.ne
ramenta, che al cominciamento el
nostro Signore comandoe, che '1 mon-
do fosse fatto, ciò è a dire, cielo e
terra et acqua, e giorno e chiarezza,
e li angeli: [ e che la chiarezza fosse
divisata dalle tenebre]. E poi [quello]
eh' elli lo comandoe fue fetto di «ne-
iente (50). E questo fue lo primo die
del secolo. Del quale testimoniano li
piò, che quello giorno fue alli XIIII
giorni a la 'scieta di Marzo (51). E al
segondo die fue istabilito lo ferma-
mente. Et al terzo giorno comandò,
che la terra fosse divisa dal mare e
(}air altre acque, [ej che tutte le cose
53
che sono radicate sotterra, che fosseno
fatte in quello giorno. Al quarto die
comandòe, che *1 sole e la luna e le
stelle e tutti li lumi fusseno fatti (52).
Al quinto giorno comandòe, che i pe-
sci fusseno fotti, e tutte 1' altre crea-
ture che anno vita. Al sesto giorno
comandòe, che tutti li animali fus-
seno fatti. E poi fece Adam a la sua
similitudine, e poi fece Eva de la
costa d' Adam, e poi creò V anima di
nigente e misela dentro dai lor corpi.
Gap. vi.
Come alcune cose funo fatte di neente.
Per queste paraule possiamo noi
intendere, che Dio fece solamente
r omo : che di tutte l' autre cose co-
mandò che fosseno fatte: che piò è
fare che comandare. Ma come eh' elli
facesse ei v' àe due maniere. Che al-
quante cose funo fatte di neiente: ciò
sono li angeli e '1 mondo e la chia-
rezza e ilem (53) che funo fatte al co-
menciamento. Ma 1' anime criò elli di
J
54
neiente, e tutto giorno cria Dio no-
velle anime, e le mette in novelli
corpi (54). V altra mainerà è che tutte
r altre cose funo fette d' alcun' altra
materia (55).
Gap. vii.
De V qflcio di natura.
Avete udito le iij maniere come
Dio feci tutte le cose (56). L'altra
maniera fue, che quando elli ebbe
tutto fetto, sì ordinò la natura di
ciascheduna criatura per sèi. Et allora
stabilìo certi corpi com' elli deveano
nascere e comenciare e morire e di—
finire; e la forza |e la proprietà] e la
natura di ciascheduno (57). E sapiate
che tutte le cose eh' ebbeno comin-
ciamento, ciò è che funo fatte d' n,l—
cuna materia , aranno fine; ma chelle
che forno fatte di nigente non aranno
fine. E sopra questa quarta maniera
sì è 1' officio di natura , ched è vita
del suo verace padre (58). Elli è crea-
tore, et [ella] è creatura: elli senza
comenciamento, et [ella] fue con co-
menciamento: elli è comandatore (59),
55
ella ubidiente : elli non ara (mai) fine ,
ella finirà con tutto suo lavoro: elli
è onnipotente, ella non n' à podere se
non di ciò che Dio ha promesso (60):
elli sae tutte le cose passate, le pre-
sente e quelle che averranno, ella
non sa se non ciò che Dio li mon-
stra : elli ordinò lo mondo , ella cosi
è senza ordinamento (61). E cosìe po-
temo noi vedere , che ciascheduna
cosa è sottoposta a la sua natura. E
non pertanto colui che tutto fece,
puote rimutare lo corso di natura per
divino miraculo, si come elli fece in
della f gloriosa ] vergine Maria , che
conciepè fiUiolo senza carnale con-
giungimento (62j, e fu netta vergine
dinanzi e dapoi, et elli medesimo ri-
suscitò da morte. Questo et altri di-*
vini miraculi non sono contra natura.
E se alcuno dicesse che Dio ordinasse
certo corso a la natura, e poi facesse
contra lei (63), e delli rimutasse ['1
suo primajo] talento, dunqua non è
elli permanente, io dirò, che natura
•non n' ave che fare delle cose che Dio
ritiene in della sua podestade, e che
eternalemente ebbe lo padre in vo-
56
luntade la nazione , e la passione, e la
surrezione del suo filiolo, sì come
elli avéne.
Gap. Vili.
La ragione che in Dio n' à nul tempo*
Che la e£emitade di Dio è davante
tutto tempo, et in lui non n' à nulla
divigione di tempo andato , o di pre-
sente, di quello che d' è a venire :
ma tutte cose so' presente a lui: però
eh' elli abracia [tutti | per sua eter-
nitade, ma quelli tre tempi sono in
noi. Ragione come ; V omo dice del
tempo che d' è andato: Io [hol donato.
Al tempo che è ad venire dice omo:
lo donerò. Al tempo, che è presente,
dice omo; Io dono. Ma Dio lo com^
prende sìe universalemente, che tutto
quello che delli fece, o che delli fae
lo che e' farà] è in lui sìe come in
presente. E sapiate che tempo non
appertiene di nulla a criature che
siano disopra lo cielo, ma a quelle^
che sono disotto. E davante lo co-
menciamento del mondo non era nullo
Ò1
tempo: però che [tempo] fue fatto e
stabilito a quello cominciamento , [e
perciò è egli appellato cominciamen-
to] (64), che tutte cose funo alora co-
minciate. Ma '1 tempo non à alcuno
spazio corporalmente, che per pogo
se ne vanno inanzi eh' elli vegnano ,
e però non avene a loro punto di
fermezza (65). Che tutte cose e tutte
creature si moveno e si mutano isnel-
lamente. Però dico io, che questi tre
tempi, ciò è li passati e li presenti
e quelli che sono a venire , non sono
neiente se del pensieri non; eh' e' li
soviene de le cose passate, e risguarda
le presenti, et atende quelle che deno
venire (66).
Gap. Villi.
Che in Dio n' à nullo mutamento.
Qui dice che in Dio non à nullo
mutamento. E ciò non è distintamente
in Dio, ma tutto insieme presenzial-
mente. Però ^Eillano quelli che dice[no],
che in lui fue lo tempo immutato
quand' ei véne in nuovo pensieri di
58
fare lo mondo. Ma io dico [benej che
questa fascione (67) foe in del suo
Consilio eternalmente , e che dinanti
lo cominciamento non era nullo tempo
ma la sua eternità : però che il tem-
po fu cominciato per le creature, e
non la creatura per lo tempo. Alcuno
dimanda, che Dio facea anzi che il
mondo fosse fatto, che subitamente
li venne in voi unta di fare lo mondo;
e però pensano , eh' eli vogiane alcuna
volta ciò eh' elli non ave voluto di
prima (68). Ma io dico, che novella
voluntà non fue in lui, conciosiacosa
che '1 mondo non era anche fetto,
tutto foss' elio in del suo eternale
Consilio. E dair autra parte Dio è la
sua volontà, e la sua volontà è Dio,
ma Dio [sì è] eternale e senza muta-
mento, [e però la sua volontade è
sanza mutamento] (69).
Quella matera di che queste cose
fumo formate, le 'nanzi andate a le
nasciente, non mica del tempo (70) ,
altresì com' è '1 suono dinanzi al
canto. Però che il suono è dinanzi al
canto: però che il dolciore del canto
appertiene al suono, né [il suonoj al
59
dolciore [del canto] pi), ma non per-
tanto li due sono insieme. E di chella
matèra è ditto dinante, che faj ella
non era né figura né senbranza nulla;
però che ancora non erano figurate le
cose che doveano essere fatte , ma
quella matèra era di neiente.
Avegna che al comenciamento
chiarezza fu divisata da tenebre, e
conciosia cosa che Dio disse per la
bocca d' uno profeta: Io sono colui
che fé' la chiarezza e creai le tenebre:
nullo non de' credere che tenebre ab-
bia il corpo. Ma la natura delli an-
geli che non aranno fine è chiamata
chiarezza, e la natura di quelli che
anno fine è chiamata tenebre (72). È
però dice la Bibia, che al comencia-
mento fue la chiarezza divisata da
tenebre, ciò è a dire che Dio creò li
angeli, e dell' uno fé' la chiarezza , e
dell' altro fé' le tenebre (73). E il buo-
no creò elli e amaestrollo , e il mal-
vagio creò e non 1' amaestrò. Dio fece
tutte le cose molto buone, unde non
è neuna cosa rea per natura: ma se
noi usiamo di lei malvagiamente,
ella diviene malvagia, e cosìe si cam-
60
bia la bontade de la natura, per mal-
vagia usanza (74).
Gap. X.
Come lo mal /w trovato.
Lo male fo trovato per lo dime-
nio, ma non ereato, e però è elli ne-
iente. Però che quello eh' è senza Dio,
è neiente; e Dio non fece '1 male. Ma
li eretici pensano, che Dio facesse lo
bene , e il dimonio lo male. E cosìe
credeno che siano due nature, una
di bene et un' altra di male, und' elli
sono perduti (75). Però che il male
non è per natura, anzi fue trovato
dal diaule, allora che li angeli , che
boni erano, per lo loro orgoUio di-
venneno rei, et allora trovò lo male.
E che il male non n' è per natura e'
pare apertamente ; però che tutta nor-
tura gV è permanente, ciò è [Iddio,
o ella è mutabile, ciò è] creatura (76).
Ma creatura non è elli già , però che
s' ei viene sopra la buona creatura ,
sì la fa viziosa; e quando elli se ne
parte, e la natura rimane. E quello
61
male non n' è in nulla parte , e dal-
l' ultra parte nulla cosa non n' à in
vita che [sia] natorale (77). Alcuno
dimanda perchè Dio lassò nassere lo
male. E io dico, perchè [laj beltà de
la buona natura fusse conosciuta per
lo suo contrario. Che due cose con-
trarie , quando sono insieme Y una
contra l'altra, elli sono più appari-
scente. Se tue radi lo cillio del viso
d' un' omo, tue ne cavi piccola cosa ,
e tutto lo corpo [ne] diviene piò laido.
E similiantemente se tu biasmi, in-
tra tutte le creature , uno piccolo
verme che sia rio per natura, certo
tu fui torto a tutte le creature.
Tutti li mali sono venuti sopra
r ornano ligniaggio per lo peccato del
primo omo. E però tutti li mali, li
quali sono in noi, o [elli sono] per
nascimento o per nostra colpa. Molti
diceno che i mali sono [nelle] crea-
ture; sì come [nel] fuoco, però eh' elli
arde , [nel] ferro però eh' elli ucide.
Ma elli non pensano mica che queste
cose siano buone per natura, ma per
lo peccato dell' omo sono deventate
malvagie : perchè dinanti lo peccato
I
62
[lij erano sottoposte del tutto. È però
sono nocente all' omo per lo suo pec-
cato e non per natura: sì come la
chiarezza eh' è buona per natura, ma
ella è rea alli omini [occhi] malati , e
questo avviene per lo vizio delli occhi
e non dalla chiarezza.
L' omo fa male in due maniere >
in pensieri o in opera. E quello
eh' è nel pensiero è chiamato iniquità;
et è in tre maniere, o in tentazione,
in diletto , o in consentire. E quello
eh' è in nell' opera sì è chiamato pec-
cato; et è altressìe 'n tre maniere, o
in paraule, o in fatti, o in perseve-
ranza. Ma Davit lo profeta al comin-
ciamento del Saltèro nomina se non
tre [maniere dij peccati. La prima si
è in del pensieri , che viene per ten-
tazione per male Consilio : la se-
gonda è in dell' opera : la terza si è
in della perseveranza del male , di
che r omo dà a li altri esempio di
mal fare. Questa è la significanza per
tre morti, che lesù Cristo rissusitò ;
1' uno che dentro da la magione
|ciò è lo pensiero'; 1' altro che all' u-
scio della magione [ciò è 1' opera]:
63
r altro si è in ella via, ciò ò chi dura
in mal fare (78). Et dice dei ij pri-
mai regni che funo in terra.
Gap. XT.
De* reami che fono premieramente.
Due regni funo in terra princi-
palmente» che d' altezza e di forza e
di nobilita e di signorìa sormon-
tonno tutti li altri, in tal maniera
che tutti li altri Rei e reami del mon-
do funo altresì come sottani a questi
[due]. Ciò fue lo regno delli Assiriani
primamente, e dipo quello fue quello
dei Romani, ma ei funo divisi nel
tempo e nel luogo; che innanzi fue
quello de li Assiriani, e dipo la sua
fine comencionne quello dei Romani.
Quello delli Assiriani fue in Oriente,
ciò è in Egitto, che tutto è uno ream^
quello delli Assiriani e quel d'Egitto.
Ma lo regno dei Romani è a Occi-
dente , e r uno e Y altro ebbeno la
signorìa del mondo. Ma però che il
maestro non potrebbe bene dire lo
diritto nascimento dei Rei, se elli non
64
contasse lo lignaggio del primaio omo,
e però sì tornerà a contare [secondo]
r ordine de le età del secolo, per piò
apertamente mostrare lo stato e le
contenenze de le gente d' allora fino
al nostro tempo (79).
E sapiate che 1' età del secolo sono
VI. Lo primo [agio] fue da Adamo fine
a Noe : ebbe anni MCCLVII. Lo segon-
do fue da Noe fine Abraam, anni
DCC.CCXLU. Lo terzo [agio fue da
Abraam ^infino a- David che durò
DCCCC.LXXIII anni. Lo quarto] fue
da Davis fine al tempo di Faraone
quand* ei disfece Gerusalem [e prese
li Giudei,] ebbe anni DCXII. Lo quinto
agio Ifu] da Faraone alla venuta di
Tesù Cristo, ebbe anni DXLVIII. Lo
sesto agio da la venuta di lesù Cristo
fine a che lui piacerae (80).
Gap. Xn.
De le cose che funo al primo agio
del seculo.
Nel primo agio fé' lo nostro Pare
sovrano lo mondo e il cielo e la ter-
65
ra e tutte 1' altre cose , segondo che
il conto à divisato qua dirieto. E
sapiate che XXX anni poi che Dio
cacio Adam dal Paradiso deliziano ,
ingenerò |elli| in Eva |sua moglie)
Cairn (81) e poi una figluola eh' ebbe
nome Chalmanam. E quando Adam
fue in ella etade di XXXII anni, inge-
nerò Abel, e poi una figluola eh' ebbe
nome Delcora. E quello Abel fue de
buona vita, e grazioso a Dio e al se-
culo, tanto che Cairn (suo fratello] l'u-
cise di mala morte , per invidia eh'
ebbe in verso lui (82) : e questo fue
che Adam lor padre ebbe CXXX anni.
Allora ingenerò Adam un altro filiolo,
eh' ebbe nome Seth, e di suo lignag-
giiì nacque Noe, segondo che omo po-
trà vedere in questo medesimo conto.
E poi che Caim ebbe uciso Abel suo
fratre, ingenerò Enoch , e per 1' amor
d' Enoch suo figliuolo fé' una cita
eh' ebbe nome Efrain : ma molti la
chiamano Enocham per lo nome d'
Enoch, e sapiate che quella fue la
prima cita del mondo. Quello Enoch
filio di Caim ingenerò Idrad. E d' Idrad
[nacque Maviael. Di Maviael| nacque
66
Mattusale. Di Mattusale nacque La-
mech. Quello Lamech ebbe due mol-
ile, unde la prima ebe nome Adam,
et in cui elli ingenerò du' figli, lu-
bael et Annon. Di lubaello nacque
quelli che primamente fece tende e
logge per riposarsi. Annon suo fratre
fu lo primaio omo , che unqua tro-
vasse citole et organi et altri stor-
menti (83).La segonda femina di La-
mech ebbe nome Sellama, in cui in-
generò Tubalcaim, che fue lo primo
fieromo [del mondo. E di lui poi u-
scirono] molti malvagi lignaggi, che
disubidìno Dio e li suoi comanda-
menti (84).
E poi che Lamech fue [di] si gran-
de vechieza, eh' ei non vedea lume,
ucise per aventura Caim d'una saetta.
Ma chi questa istoria vorrà sapere
piò apertamente , si vada al gran
conto del vecchio Testamento: quine
lo troverà diligentemente.
E sappiate che quando Adam fu
in aita (85) di CCXXX anni, ebbe un'
altro filiolo eh' ebbe nome Seth. E
quando Adam fue in aita di DCCCCXXX
67
anni e' mori, sì come piaque a colui
che fatto V avea di vile terra.
Di Seth lo figluolo d'Adam nacque
Enos: d' Enos nacque Cainam: de Cai-
nam nacque Malaloel : di Malaloel
nacque laret: di laret nacque Enoc,
di cui neun' omo seppe la fine , che
Dio ne '1 menò la v' elli volse , e sera
suo testimone al giorno del suo giu-
dicamento. E diceno le piò gente,
eh' elli è al luogo medesimo , unde
Adam fue caciato allora che il ve-
chio [nimico de V umano] lignaggio
V engannò. 1)' Enoc nacque Mattusala :
di Mattusala nacque Lamech, che fue
padre di Noe. E Noe fu prodomo e di
buona fé, e credette, et amò Dio, tanto
che lo nostro Segnore lo elesse quand'
ei ma^^ò lo diluvio sopra la terra per
la struzione di quelle gente che non
faceano se mal no. E a 1' ora ebbe
fine la prima eità che durò MCCLXXXI
anno, segundo che le scritture te-
stimoniano (86).
68
Gap. XIII.
Le cose che funo al segando aigio
del seculo.
Noe che fue lo nono omo, disceso
d' Adam lo primo omo, visse CVIII
anni (87). E quando elli fue de Taità
di DC anni ingenerò tre figluoli, Sem,
Cham e Giaffet. E poi che delli fue
vissuto DC anni , fec' elli la grande
arca per lo comandamento del nostro
Segnore. E dentro queir arca guarentì
sèi, e sua masnada, e tutte quelle
compagne di gente e di bestie e di
tutt' altri animali che Dio volse,
quando lo diluvio venne sopra tutte
cose terrene. E sapiate, che qu^r ar-
ca fue lunga CCC gomita, e larga li,
et alta XXX. E piovve acqua (dal
cielo! XL dì e XL notte, e durò CL
die anzi eh' el diluvio comenciasse a
mancare.
E quando lo diluvio fue passato,
e la terra fue scoperta, sì che tutti li
animali poteano andare là v' elli vo-
leano, allora sì cominciò la segonda
m
età del seculo. E Noe ingenerò un'
altro figluolo, eh* ebbe nome Jonitus,
che tenne la terra de Eritaine presso
al fiume d' Eufrates in Oriente. E
fue lo primaio omo che trovò Ister-
lomia, e che ordinò la scienzia del
corso delle stelle. Ma di lui tace |ora|
lo conto, che piò non dirà di questa
matèra (83). E dice che quando lo di-
luvio fu riposato, li tre primagi fi-
gluoli di Noe partitene la terra in tre
parte in tal maniera, che Sem, lo
minore fìliolo di Noe , tenne tutta
Asia la grande: e Cham tenne Af-
frica: e Giaifet tenne [Europa sì come
omo potrà vedere] qua dinanzi là u'
'1 maestro dirà de le parte de la
terra (89).
Gap. XIIII.
De le gente che naq%eno^>del primo
filio Noe,
Sem ingenerò V figluoli, Elam,
Asur, Ludin, Aram e Arfaxat. Aram
lo figliuolo di Sem ebbe IIII figluoli,
Us, Ul, Gesar e Mesa. De Arfaxat, lo
1
70
diretano figluolo di Sem, nacque Sa-
lem; di Salem nacque Heber; d' Heber
nacqueno du' figluoli, Falech e lettam;
di lettam nacque XIII figluoli, Elmad,
Fileph, Samoth, lare, Aduram, Isah,
Decaim, Ebla, Abimelech, Saba, Opliir,
Sula, Lobab. Di Falech, suo fratre,
figluolo d' Eber, nacque Reus, di Reus
nacque Seruch; di Seruch nacque Na—
chor ; di Nachor [nacque Tares ; di
Tares nacquero] Abram, Aram, Nacor;
d'Aram nacque Loth, colui che scam-
pò di Soddoma e di Gomorra per la
volontà di Dio.
Gap. XV.
De le gente che nacqueno del segando
filio Noe,
Chara, lo segondo figluolo di Noe,
ingenerò IIII figluoli, Cus, Mesaran,
Futh e Chanaam. Di Cus, lo primo
figluolo Cham, nacqueno VI figluoU,
Sabba, Elach, Sabatat, Reuma, Saba-
tacha, e Nembroth lo gigante, che fue
lo primo Rei. De Reuma, lo figluolo
di Cus, nacque Sabba e Datam. Di
^71
Mesaran, lo figluolo di Cham, nac-
queno VI figluoli, Ludin, Amasim,
Labini, Nefectim, Fetusin e Cherosin.
Di Chanaam, lo figluolo Cham, nac-
queno XI figluoli, Sades, Eneus, Ge-
buseus, Amoreus, Gerge[se]us, Eveus,
Araneus, Si[re]neus, Aradeus, Sama-
rites et Ematheus.
Gap. XVI.
De le gente che nacqueno dei terzo filio
Noe, e della torre Bdbel,
lafffet, lo terzo figluolo di Noe, ebbe
VII figluoli, Gomer, Magog, [Madal],
lunan, Tubai, Mozoch e Tiros. Gomer,
lo figluolo laflfeth, ingenerò tre figluoli,
Assienog, Rafan e Tegorman. lunan,
lo figluolo laflìeth, ingenerò Elisan,
Tarsim, Ceteum, Domanim (90). Ma
quivi si reposa lo conto a parlare dei
figluoli di Noe e della loro genera-
zione, che delli vole seguire la sua
materia per divisare lo comencia-
mento dei Rei che funo anticamente,
unde li altri sono isciti fine al nostro
tempo.
72
Et io v' abbo ben ditto cioè che il
conto divisò <iinanzi, come Nambroth
nacque di Cus, lo figluolo di Noe. E
sapiate che al tempo Falce, che fu
del lignaggio Sem, quello Nambrot
dificòe la torre di Babel in Babilo-
nia, quine u' avenne la diversità del
parlare e della divisione de le lin-
gue (91). Anco Nambrot medesimo
mutò la sua lingua di ebreo in cal-
deo. Allora si n* andò elli in Persia.
A la fine ritornò elli in del suo paese,
ciò è in Babilonia, et insegnò a le
gente nuova lei, et alora fece adorare
lo fuoco sìe come Dio. Et alora inanzi
incomencionno le genti ad adorare li
Dii (92).
E sapiate che la cita di Babilonia
gira intorno sessanta milia passi. E
la torre di Babello ave per ciasche-
duno quadro [dieci leghe, e ciascuna
lega era] IIII m. passi (93). E lo mu-
ro è grosso L gomita et alto CC. E
dèi sapere che ciascheduno gomito è
XV passi, e ciascheduno passo era II
piede.
Appresso ciò comincia li regni de
li Assiriani e di quelli d' Egitto, unde
73
Belus che naque di lignaggio di Nem-
brot, ne fue primieri Rei tutta sua
vita. Et dipuo la sua morte ne fue
Rei Ninus suo filiolo. E fue vero, che
Assur, filio di Sem lo fiolo di Noe,
avea cominciato in quel paese una
cita, ma lo Rei Ninus la compiette,
e storrolla di gran guisa, e fène capo
del suo reame, e per lo nome di lui
fu ella chiamata Ninive (94).
E sapiate che Ninus fue lo primo
omo che assembrasse oste né gente
per fare guerra (95). Et assediò la
cita di Babilonia, e prese la cita e la
torre di Babel per forza. Allora fu
elli ferito d' una saetta , della quale
elli mori. Ma inanzi eh' elli passasse
di vita, e che delli avesse tenuto lo
suo regno XLII anni , Tares figluolo
di Nacor, del lignaggio di Sem fi-
gluolo di Noe, ingenerò III figluoli,
Abraam, Nacor et Aram, et adoròno
lo verace Dio. De Aram, lo fratre
d' Abraam, nache Loth e due figle ,
Sara la moglie d' Abraam , e Melcha
la moUie di Nacor.
Appresso lo nascimento d' Abraam
visse lo Rei Ninus XV anni in del
74
suo regno, et in quello tenpo comen^
ciò lo regno di Sidone. E uno mae-
stro, eh' ebbe nome Zoroastre, trovoe
r arte magiche, ciò è d' incantamento,
e d' altre cose similiante. Questo , e
molte altre cose funo in della seconda
età, che finìo al tempo d' Abram.
Unde alcuno dice , eh' elli durò
DCCCCXLI anni. Altri sono che dicino
di MCLXVIIII anni. Ma quelli, che
piò toccano la verità, diceno che
dal diluvio infino ad Abraam funo
MLXXXII (96).
Gap. XVII.
De le cose che funo in del terzo agio
del seculo.
Lo terzo agio del seculo comenciò
a la natività d' Abraam , segondo lo
ditto dei piò; ma altri diceno eh' elli
comenciò ai LXXV anni de la sua
vita, quando Domenedio parlò con
lui , e eh' elli fue degno de la sua
grazia, e che nostro Signore li pro-
misi a lui et alle sue rede la terra
di promissione. Li altri diceno, eh' el-
75
li comenciò ai cento anni (97), quando
li tre angioli li aparveno in sen-
branza di tre belli giovani pelegrini,
che 'i disseno : Tue ingenerrai in
Sara uno fìgluolo , che la sua seme
fi' benedetta da Dio. A li quali disse:
Chi siete voi ? Elli dissono: Noi sia-
mo messi da Dio, e che andiamo per
destrugere Soddoma et Gomorra per
laida e villana lussuria che delli
usano. A li quali disse: S' elli v' aves-
se LX buoni omini , penerebbe ? Al
quale disseno: Se vi n' avesseno pur X
non stre [sarebbe] distrutta. A li quali
disse: Prego vo' di Lotto , lo mio ni-
pote. E quelli disseno: Non vi n' à
piò che buono omo sia. Allora si par-
tino da lui , e andònone a Lotto , e
fennonelo uscire, e delli ne menò la
moUie e II filiole. Quando fono di
fuore, e la mollie contra lo coman-
damento che fece loro V angelo [si
volse], und' ella per la voluntade di
Dio si fece una statoa di pietra sa-
lata, e ogidie v' è. (98). Poi ingenerò
Isach in Saram sua moliere, che al-
tresì era di molto grande tempo, di
XC anni.
76
E sapiate che davante che Isach
fusse ingenerato, Abram per la vo-
luntà de la mollie, che non potea
portare figluoli, giacque con una sua
camarera che avea nome Agar, et
ebbe uno fìgluolo eh' ebbe nome Isi-
mael. E quando Isach fue nato , suo
pare lo fece cerconcidere poi eh' elli
fo nato a die Vili, e così fanno ancora
li Giudei. Alora fece cerconcidere Isi-
mael, che avea XIII anni , e cosi lo
fanno ancora li Saracini , e quelli tshe
abitano in Arabia, che sono istratti
del lignaggio d' Isimael. Poi visse
Abram LXXII anni. E sapiate eh' elli
fece primieramente altare a onore di
Dio. Ma d' Abram né di suo fìgluolo
non dirà ora piò lo cointo, anzi tor-
nerà al Rei Nino [et al suo reame],
che fue lo primo Rei, segondo che le
storie diceno, perch' elli fue lo primo
Rei che in prima prese cita per
forza (99).
'77
Gap. XVIII.
Del Re Ninus e delli altri Rei apresso.
Lo Rei Ninus tenne in sua signo-
rìa tutta la terra d' Asia la grande ,
salvo che India: e quando elli mono
si lassò un giovane figluolo che avea
nome Zarateis. Ma elli fu chiamato
Ninus per lo nome del padre, che elli
fue rei segundo lo padre. Semiramis
sua madre tenne lo regno e la si-
gnoria tutta la sua vita. Ch' ella fu
più calda che nuir omo, e piò cru-
dele femina del mondo (100). E quan-
do ella fu morta, lo suo regno rimase
senza rede. Li Persiani chiamòno uno
Rei che avea nome Arius, ma elli fue
chiamato Diastone (101) E per lui
furono poi li altri Rei d' Egitto chia-
mati Diastones, e questo nome durò
fine ai XVII Rei, che funo poi V uno
appresso T altro. Allora si cambiòno
li nomi, e funo poi chiamati Tebei.
E ancora fue riniutato questo nome
e funo chiamati Pastors, ma a la fine
funo chiamati Faraons. Di quel nome
78
furo poi XVII Rei, che duròno in fine
al tempo Canbisses figluolo Cirus lo
Rei di Persia, che primieramente pre-
se Egitto e lo sottopuose sotto la sua
signorìa. S caciòne fuore lo Rei Nat-
tanabo, che fue padre e mastro
d' Alexandro lo magno. Ma elli si fé'
chiamare filio del Rei Filippo , e poi
si fé' chiamare filio del Dio -/Vmone (102).
Allora rimase Egitto senza proprio
Rei, e fue sotto la signoria del Rei
di Persia, fine al tempo d' Alexandro
che vinse quelli di Persia. E quando
Alexandro fue morto , e che li XII
princi della sua corte partine la terra,
Soter fue Rei d' Egitto, et ebbe so-
pranome Tolomeo. E lo segondo Rei
fue Filadeus e dera chiamato lo se-
gondo Tolomeo (103). Appresso regnò
lo terzo Tolomeo che avea nome Eve-
rites. Appresso regnò lo quarto To-
lomeo eh' [ebbe nome] Filopater.
Allora era Antiochus Rei et Impe-
ratore d' Antioccia , che vinse per
[viva] forza tutta la terra d' Egitto e
di Persia e di ludea, et ucise Filo-
pater Tolomeo che alora era Rei in
Egitto, e regnoe XXXVI anni. Poi che
79
Antiochus mono regnò Seleuclius,
eh' ebbe sopranome Epiphanes. A suo
tempo funo le battalie di Maccabeo ,
unde la scrittura in de la Bibia parla.
Appresso la morte del Rei Seleuclius
regnò Eupater suo figluolo. [E quando
Eupater fu morto, tenne il regno De-
metrio figliuolo di Seleucus] (104). Al
suo tempo fue uciso Giuda Maccabeo
in battalia. Allora venne uno grande
segnore, che avea nome Alexandro,
incontra lo rei Demetrius , e sì 1' u-
cise, e vinselo in battalia, ed ebbe la
segnorìa del suo regno, e tennelo in
grande pace tanto, quanto che De-
metrius ucise Alexandro, ed ebbe la
segnorìa di tutto lo suo regno. Poi
venne Antiochus lo figluolo di quello
medesimo Alexandro , [che] per Faiu-
to e per lo consillio [di] Trifon e' vin-
se Demetrius Creticus, e caciòlo fuore
del regno , und' elli fue [poi] Rei e
signore. Ma quello Trifon V ucise a
tradimento, e delli fue Rei al tempo
di Simon Maccabeo. E sappiate che
ancora vivea Demetrius Creticus, quel-
lo che Antiochus figluolo d' Alexan-
dro avea cacciato fuore del regno, sic
80
come lo libro lo divisa di sopra. Trifon
non stete guàire in segnorìa, anzi ne
fo cacciato fuore, e fue messo in se-
gnorìa lo stesso Demetrius Creticus, e
tennela sì come Rei e Imperadore.
Alora era Jovanne Ircanus, figluolo di
Simone Maccabeo, sovrano preite in
Gerusalem, e '1 suo figluolo Aresto-
bolus fu chiamato Rei dei Judei, e
quelli fue lo primo Rei dei Judei , ap-
presso la trasmigrazione di Babilonia
CCCCXLTIII anni. Quando Aresto-
bolus morì , Alexandro fu chiamato
Rei, et segondo lui fu Rei Aresto-
bolus suo figluolo. Quello Arestobo-
lus fu occiso per la forza di Pompeo
signore dei Romani, che misi pro-
curatore in Judea Antipatrem, lo pa-
dre d' Erode. Et Antiocia era già
conquistata e sottomessa a la segno-
rìa dei Romani. E quando Antipater
fu morto, Erode suo figluolo fu chia-
mato per li Romani a essere Rei dei
Giudei. A suo tempo naque lesù
(''risto in Belem.
81
Gap. XVIIII
Qui parla del regno di Babilonia
( e d' Egitto).
Lo regno di Babilonia è sotto al
reame d'Egitto e di Assiriani. Ma
elli avvène cosa, che Nabucodònosor
ne fue Rei no mica per diritto, eh' el-
li non era di lignagio di Rei, anzi
fue istranio e desconosciuto, che nac-
que d' a voi te rio celatamente. E al suo
tempo incomenciò lo 'mperio di Ba-
bilonia ad alzare e a montare: und'
elli s'inorgoUiò verso Dio e verso lo se-
culo, tanto ch'elli distrussene Iiedrae-
le , e imprigionò tutti li Giudei , e
molte altre pessime perversità fec'elli,
Perch' elli avvenne per divina ven-
gianza, eh' elli perde subitanamente
sua signorìa, e suo corpo fue rimutato
in bue. Abitò VII anni in del diserto
colle bestie selvatiche. Appresso lui re-
gnò Nabucodònosor suo figluolo. E
può' regnò Evilmeradaplo figluolo [del
primo] [Nabucodònosor. Appresso lui
regnò Ragiosar suo figluolo, e [poi
6
82
Labuzar figluol d' Elvimeradap e poi ]
Baldasar suo fratre (105). Quello Bal-
dasar Rei di Babilonia fu ucciso
per Darius Rei di Media, e per Cirus
suo nipote Rei di Persia, che conqui-
stòno lo regno di Babilonia. -
Appresso la morte del Rei Cirus
ebbe XIII Rei in del suo regno, Y uno
appresso 1' altro , fine al tempo che
Darius ne fu Rei; non mica quello
Darius, di cui lo conto à ditto qua in
arrieto che fu al tempo del Rei Cirus,
ma questi fu Darius lo fìgluo' [d'J Ar-
sami che fue Rei e signore di Persia,
ed ebbe grandissimo podere di gente
e di terra ( 106 ). Ma Alexandro Magno
lo vinse, et uccise, e tenne lo suo re-
gno. £ sapiate che Alexandro avea
già regnato anni XII. E poi regnò an-
ni VII, eh' ei finoe la sua vita in Ba-
bilonia; et alora era di tempo d'anni
XXXIII (107). E sapiate che Alexan-
dro fue figluolo del Rei Filippo di Ma-
cedonia; già sia cosa che Olimpia sua
matre [per alzare natura di suo fi-
gluolo] disse che 1' avea conceputo
da uno Dio eh' era giaciuto co lei in
senbranza d' uno dragone (108). E
83
certo elli menoe sì alta vita, che omo
potea bene credere, eh' elli fusse ^-
gluolo d' UDiiDio. Elli andoe conqui-
stando per lo mondo, e avea per suo
maestro Aristotile e Callistene. Che
delli erajvittorioso sopra tutte le gente,
ma [elli si lasciava vincere al vino e
ale femine ] (109). Elli vinse XII na-
zioni di barbari e XIII di greci. E la
fine moritte di veneno, che omini di
sua familia li dièno. E sapiate che
Alexandro fu nato di CCCLXXXV an-
ni poi che Roma fu cominciata. E si
no' cointa la storia, che da Adamo in-
fine a la morte di Alexandro [ebbe]
V M CLXVII anni. E quando elli fu
morto, sì fue Tolomeo Soter lo primo
Rei dipo la morte d' Alexandro di
tutta la terra d'Egitto, sì come lo
libro lo divisa di sopra. Et ebbevi
XII Rei V uno appresso V altro, unde
ciascuno avea nome Tolomeo per lo
nome del primajo Tolomeo , che 'n
de fue Rei dipo la morte del Rei A-
lexandro. Di questi XII Rei fue lo di-
retano Tolomeo [cui era moglie) Cleo-
patra (110). E quando elli ebbe te-
nuto lo suo regno in del contorno di
84
trei anni, Giulio Cesare fue impera—
dorè dei Romani, per cui tutti li altri
imperadori di Roma fu||K> chiamati
Cesari. Ma qui rimane lo cointò a
parlare di quelli d' Egitto , però che
quici difina la loro realtade (111 )
et aritorna ai Romani, e seguirà sua
matera e delli altri Rei.
Cap. XX.
Qui parla di Nenhrotto e de' suoi
JtgluùU
Nenbrotto , quello medesimo che
cominciò la mala torre , ebbe più
flgluoli, unde lo majore ebbe nome
Cres, che fu lo primario Rei di Gre-
cia,e'l suo reame cominciò in dell'isola
di Grecia, e per lo nome suo fue chia-
mato V isole grecie, che sono verso
Romania (112). Appresso di lui fue
Rei Celus suo figluolo. AjJpresso lui
fue Rei Saturno suo figluolo [Appresso
vi fu lupiter] che regnò in della cita
de Atenes, eh' eli i fece e dificò in pri-
ma (113). [iDi Saturno e] di lupiter
credeano le gente che alora era-
no, ch'elli fousseno dii [e però erano
85
appellati dio] et ancora anno cosie
nome le [due] pianete. Appresso f uè
Rei Cecros. E sapiate, che lupiter
ebbe du' figluoli Danaus e Dardanus.
E quello Danaus fue Rei in dell'isola
(ii Grecia e di Micene e di Grecia tut-
to intorno (114), ed ebbe guerra con
Trous lo Rei di Troia, e contro Ilum e
Ganimede suo figluolo, e ucise quello
Ganimede, Questa fue la prima bri-
ga di Troia e di Grecia.
Appresso la morte di Danao [fu
Rei Pelops suo figluolo. E dopo la mor-
te di Pelops] (115) fue Rei Atreus
suo figluolo. [E poi fu Re Menelao]
lo marito d' Elena, che fue furata per
Paris, lo figluolo del Rei Priamus de
Troia. Appresso la morte [di] Mene-
laiis fue Rei Agamenon suo frate; e
tanto andò di Rei in Rei, che Filip-
po di Macedonia ne fui Rei, e po' A-
lexandro suo figluolo, che fue Rei e
imperadore di tutta Gb'ecia, e di tutto
lo mondo , sicome le storie diceno.
D' alora inanzi fue chiamato impera-
dor [e non rè] di Grecia.
86
Cap. XXL
Qui parla del regno di Sidone*
Lo regno di Sicione incominciò al
tempo di Nacor, che fue avolo di
Abraam, unde Agrileon fu lo pri-
mo Rei. E durò quello reame DCCCC—
LXXI anno infine al tempo [d'] Elia
lo prete, di cui lo cointo dirà la vita
qua inanzi intra li profete. E funo
in somma XXXI [rè] in Sicione.
Gap. XXIL
Qui parla del regno delle f emine*
Lo regno de le f emine cominciò al-
lora, che lo Rè di Scite con tutti li
omini di sua terra andò sopra quelli
d' Egitto , und' elli funo ucisi tutti.
E quando le lor fé mine lo seppeno
eh' elli erano morti, elle chiamòno
una donna di loro , Redina di quello
reame. E stabilìno che giamae nell'o-»
mo dovesseno abitare in della loro
terra: che le figluole femine fusseno
87
notricate e ritenute: e li masei notri-
cavano fine alli VII anni, e po' li man-
davano ali loro padri. Et ale femine
taliavano la pupula manca per melio
potere arcare, e melio portare lo scu-
do e fare de tutte arme. E però son
elle chiamate Amazone , che vuole
tanto dire senza una pupula (116).
Gap. XXIII.
Del regno de Sarchinois.
Lo regno di Sarchinois comenciò
in quello anno medesimo, che Giacob
et Esaù li figluoli fd'J Tsach funo nati;
unde Inacus fue lo primo Rei. Ap-
presso di lui fue Froneus suo figluolo
che primieramente diede la leggie ai
Sarchinois de la cita de Athenes, e che
istabilì, che le diferenze e li piati, eh'
erano intra le genti , fusseno dinanzi
a' giudici. E stabilì le corte, quine u'
si faceano [i giudicamenti, ed ap-
pellavano ] quello luogo Forun per
lo nome di colui (117). E sapiate
che quello regno di Sarchinois durò
CCLXIIII anni, e fu distrutto al tempo
88
di Danao lo Rei di Grecia, di cui lo.
cointo parla qua dinanzi.
Gap. XXIIII.
Qi^i parla dei Rei di Troja.
Lo cointo no' dice qua in dirieto ,
che lo rei lupiter ebbe du' figluoli ,
Banaus e Dardanus. Di quello Danaus
n' àe detto lo cointo tutta la genera-
zione. Or dice il cointo, che [ V altro
figluolo] Dardanus fece in Grecia una
òità che li puose nome Dardania per lo
suo nome, e fue appoi IIIM.CC.XLIIII
da lo cominciamento del secolo (118)«
Di Dardanus naque Erittonins , che
fue Rei appresso di lui. De Erittonius
nacque Trous, lo Rei che fé' la cita di
Troja, e per lo suo nome fu ella chia-
mata Troja. [Del rè Trous naque Ilus
che fece la maestra fortezza di Troja ]
che per lo suo nome fue chiamata
Ileon (119). E' 1 suo frate Ganimede»
fue uciso per li Greci, segondo che
lo cointo divisa qua dinanzi. Del Rei
Ilus nacque Laumedon, che vietò lo
89
porto a lason et a li altri suoi compa-
gni che andavano per lo toson dell'oro
per vendicare la morte di Ganimedes
suo zio. XJnde avenne poi che Giason
e Ercules con tutta V oste dei Greci
ne vennono a Troia, e distrusseno la
terra, e ucciseno lo Rei Laumedon e sì
ne menono Esionam , la fìgluola del
Rè Laumedon. Del Rei Laumedon na-
cque lo Rei Priam et Anchises lo pa-
dre [ d ]' Enea. Quello Priam lo Rei,
fue padre del buono Ettor, e Paris che
n' ebb' Elena, la molie [ di ] Mene-
lao. Lo Rei di Grecia per vendetta di
quello eh' io v' ò divisato , distrusse
Troia SI malamente, che lo Rei e tutti
li suoi figluoli funo ucisi, segondo
che voi troverete in del libro della
struzione di Troja. E ciò fue fatto appo
DCCCCLXII anni de lo comencia-
to di Troja.
Gap. XXV.
Come Enea arivò in Italia.
Quando la citade di Troja fu pre-
sa e messa a fuoco [ e fiamma ] , e
90
che li omeni uciseno tutti quelli che
trovavano, Enea lo figluolo [d'] An-
chises con due fìgluoli , Ascanius e
Silvius, mentono in suso nave con
grande gente e con molte gioie e con
grandissimo tesauro (120). E però funo
molti che credetteno che elli sapesse
lo tradimento, [e] che vi: fusse colpa-
bile. Ma piò della gente diceno, ch*el-
li non ne seppeno nulla se non poi
eh' el fatto fue avvenuto, che non si
potea tornare in dirieto. [ Ma come
che la cosa fosse ], ei tanto andò per
lo mare [ e per terra, un'ora in qua
e un' ora in là ] si come ventura il
portò, che delli in prima arrivò a
Cartagina (121). Quando la donna di
Cartagina vide Enea, sì ne fue molto
vaga, perch' elli era molto beli' omo ,
e con belli costumi e con bella compa-
gnia di gente, e sì lo richirette che lo'
volea per marito, e che lo farebbe si-
gnore e Rei di tutta la contrada, et
Enea li die intenzione. A la fine si
partie e non la volse prendere , per-
chè li suoi savi l' avevano consiliato
per punto di sterlomia, che delli non
si ponesse a stare in alcuna partct
91
s^e no quine u'elli trovasse che si fa-
cesse tallieri di pane. Quando la don-
na vide partire Enea, sì 'n deli pesoe
molto: E tanto puose mente [a] le na-
ve, fine a che n'ebbe la vista. E quando
no le poteo piò vedere ed ella mise
una spada in terra, e gittovvisi suso
in tal modo che della mori. Et Enea
con sua gente e col suo naviglio sì n'
andò tanto, che delli arrivò a la foce
di Te vero in Italia. (122)
Gap. XXVI.
Come Enea fv, re in Italia, ed i
suoi figluoli apresso.
Le Rei Chus^ [di] che fue fìlio Nen-
brot che fece la torre di Babello, venne
in Italia, e fune signore tutta la sua
vita. Apresso la tenne Italus suo fi-
gluolo, e per lui fue chiamato lo paese
Italia. Appresso la tenne lanus, suo
figluolo (123). Alora avenne, segondo
che le storie diceno, che Saturnus Rei
di Grecia fue caciato del suo reame,
sì ne fuggio in Italia, e vinse lanus,
e tolseli lo reame, e fùn*delli Rei e si-
gnore. Apresso lo tenne lo Rei Ficus suo
figluolo , e poi lo Rei Faunus figluolo del
Rei Ficus. (124) Del Rei Faunus nacque
lo Rei Latino, che alora era Rei [ in I*
talia] quando Enea e le suoe gente v'ar-
rivono col suo navilio. Questo Rei La-
tino fue molto dolce omo e di buona
aere, e fé' molta onore a Enea et alla
sua gente, e li volse donare per mollie
Lavinia sua figluola, eh' e' non avea
piò iigluoli. E la Redina non volse
consentire al matrimonio^ anzi la vo-
lea donare a uno grande ricc' omo del
paese. E per questa cagione nacque
mortai guerra intra loro. E a la fine
lo vinse Enea per fòrza d' arme , e
prese in mollie Lavinia sua figluola,
e fue Rei d' Italia e regnò III anni e
VI mesi. E quando morì si lassò uno
picciolo figluolo della mollie, che a-
vea nome lulius Silvius, però che la
madre in una parte lo iacea privada-
mente guardare (125) in una selva, ciò
è in uno bosco, per paura d' Ascanius
suo fratre; ma nolli facea mistieri di
guardarlo da lui perch' elli V ama [va]
teneramente. E ciò fue al tempo del
Rei Davit al cominciamento del quarto
agio del seculo. E di quello lulius sì
ne fue estratto lulius Cesar lo primo
imperadore [di Roma], si come le
storie diceno qua dinanzi.
Gap. XXVII.
Dal lignaggio del Rei di Roma
e d* Ingle terra.
Quando Ascanius trapassò di que-
sta vita, Silvius suo fratre fue Rei dipo
lui, ed ebbe du'figluoli. Enea e Bruto.
E quando Silvius lo Rei moritte, Enea
lo suo figluolo maggiore tenne lo regno.
Appresso la sua morte, Bruto suo fra-
tre passò per una terra, che per lo
nome suo fue chiamato Bretagna [ la
quale è ora chiamata Inghilterra]. E
de la sua generazione nacque poi Io
buono Rei Artù, di cui lì romanzi
parlano, che fu Re incoronato appo
CCCCLXXIII anni dipo la incarna-
zione del nostro Signore Jesù Cristo,
a tempo che Zenon fu imperadore di
Roma, e regnò [ intorno ] L anni. Del
Rei Enea, figluolo del re Silvius, na-
94
que lo re Latino. Del re Latino nacque
Albain che fece la cita d' Albam. [ Del
re Albain nacque il re Egitto]. Del
Rei Egitto nacque ^arpanaces. Del Rei
Carpanaces nacque Tiberius, e del Rei
Tiberius nacque Agrippa. Del Rei A-
grippa nacque Aventinus. [ Del re
Aventinus nacque il re Procas ]. E del
Rei Procas nacque Nomitor e AmuUo,
QttM/o Nomitor fue Rei dipo la morte
del suo padre, e ebbe una fìgluola,
eh' ebbe nome Emilia. Ma Amulio suo
fratre li tolse lo reame, e cacciò questo
Nomitor e la sua filliola,e delli [ne]
fue Rei e signore. Di questa Emilia
nacquero du' filioli, Romulus e Remu-
lus, in modo che uno seppe chi fusse
loro padre. (126) Ma le piò della gente
diceno che Mars lo dio delle battalie
lo 'ngenerò. E d' alora inanzi quella
Emilia fue chiamata Rea. E poi fec'ella
una cita, in del mezzo della valle di
Spuleto , ched è chiamata Riete per lo
suo nome. E però che molte storie di-
ceno e divisano come Romulus e Re-
mulus funo nati di una lupa, voUio
divisare la verace storia. (127) Elli è
vero, che quando Emilia li e' fatti e
95
della li mandò che fusseno gittati in
uno fiume. E quando quelli, che li
portavano, funo sopra la ri vera per
gettarli e questi li poseno mente che
dorano molto belli, E quando li pre-
seno per gittarli e guarzoni riseno.
Quando questi li videno ridere e' dene
parve loro grande peccato , e preseno
consiglo in tra loro di non anegarli. E
posenli sopra quella riviera e (lisseno;
Di questo bosco uisceranno bestie che
li divoreranno, e noi ne ^amo dili-
vrati, e diremo che n'avemo fatto quello
che ne fue comandato. Quando eh' elli
funo partiti, pogo istete che uno pasto-
re li trovo. E quando questo pastore lì
ève trovati, sì li parveno molto belli e
pero avendoli grande peccato e pietade,
preseli e portolli a la mollie e disse:
Questi garzoni abbo trovati sopra a
cotale riviera, e sono molto belli; pre-
goti che li notrìchi, sì ne aiuteranno
a guardare le nostre bestie. E questa
quando li vide, ne fo molto vaga per
la loro bellezza, sì li prese e notricolli
molto dolcemente. E questa fue femina
che volontiere facea servigio a onni
omo di sua persona. Kt a quello tempo
i
96
quelle eotali femine erano chiamate
lupe, e questa è la mainerà perch'eli!
è ditto eh' elli funo fìgluoli di una
lupa. (128)
Gap. XXVIIL
Di Romulus e dei Romani,
Romulus fue molto fiero, ma l'uno
e r altro fimo molto belli e di grande
coraggio. Quando vèneno crescendo e
delli usavano colli malfattori e colli
leggiere omini della contrada. Romulus
era maistro e capo e capitaneo di tut—
ti. (129) E quando fue loro discoperto
com' elli erano figluoli d' una lupa,
elli non iinòno di raunare gente di di-
verse parti, e tanto guerregiòno con
Amulio che aveane tolto lo regno al
suo aulo, che elli per loro prodezza
lo viuseno per forza d' arme, e li tol—
seno lo reame, e rendellono a loro aulo.
Appresso ciò non s'indugiarono guà—
ire, uciseno questo Nomitor loro au-
lo. (130) E quando elli ebbono tutta
la signoria del reame, elli s' accordóno
97
iasieme, che uiscisseno fuori della ter-
ra, e chelli che piò ucelli vedesse dal
suo lato, fusse signore. E quando funo
di fuore e Remus disse: Dal mio lato
àe VI ucelli. E Romulus disse: E dal
mio lato à XII. Quando ebbeno questo
fatto e Romulus fue Rei e signoregió.
E quando elli ebbe la signoria e delli
fondò Roma; che giàe avea gente [per]
abitare, et avea nome Palantea, e per
lo suo nome fue chiamata Roma. Quan-
do le mura funo alcuna cosa alte e
Remulus le spregiava, e uno giorno le
passò col cavallo. Quando Romulus lo
intese e delli fece comandamento, che
alcuna persona le passasse in pena de
la persona. Et uno giorno correndo
[Remulus] dirieto a uno cervio sì le
passò, che non si ne prese guardia. E
quando Romulus lo seppe sì lo fece
prendere, e fello dicollare in quello
logo quine u' corse, et ogi die si trova
la sepultura. (131) Poi fec' elli morire
lo padre della sua mollie, che dera
signore del tempio dei sagrificii de
tutto lo paese, e delli fue rede e si-
gnore di tutto lo paese. In questo modo
fue Roma incominciata appresso M.
7
96
mi. LXXXIV anni dall' incomen-
ciamento del mondo, e fu dipo la
sdistruzione di Troja appo MCCXIIII
anni (132).
E quando le gente che derano state
con Romulo a conquistare lo reame ,
che derano di diverse contrade, lo vi-
deno solo signore, sì li disseno ch'e'
bì Yoleano amoliare, ed e' li disse che
si fare' de le miliore di tutto lo paese.
Allora fece bandire uno gioco di fuore
di Roma, per che le gente e le donne
vi venisseno a vedere , e amonì le suoi
gente, che quando udisseno sonare lo
corno, che ciascuno prendesse la sua.
Quando questo giuoco fue incomin-
ciato , e che molte donne e mólte don-*
zelle ve n' erano venute per vedere ,
Romulus fece sonare lo corno, e cia-<
senno prese la sua sì come piò li atta—
lenta va, e intrònone con esse in Roma.
Ma quando li parenti di quelle donne
lo seppeno, fèno oste e vèneno so-
pra Romulus, et elli isciette di fuore
da Roma, e'i sconfisseno. Poi pacificò
con loro , e diede loro terra dentro di
Roma, e avitònovi, e quelle donne
rimaseno a quelli ohe [lesij aveano.
99
Poi, pogo tempo [fu] passato, eh' e' li
fece ucidere per gelogia ch'elli avea
di loro. Poi fec' elli molte batallie , se-
gando che le storie diceno. E quand'
elli passò di questa vita, tenne lo re-
gno Numa Pompilius suo figluolo.
E poi TuUus Ostilius. E poi [ne fu
re] Ancus Marcius. E poi Tarquinus
Priscus. E poi [lo re] Servius. E poi
regnò Tarquinus V orgolioso, che per
suo orgolio fece unta e oltraggio a
una nobile donna di Roma, d' alto li-
gnagio, per giacere con lei [ carnal-
mente ], la quale ebbe nome Lucrezia
(133), e dera di sua persona una dele
miliore donne del mondo e la piò ca-
sta. E per lo lamento, che fece Brutus
suo padre ai buoni omini di Roma (134)
fue legli] caciato dal suo reame. E
fue istabilito pei buoni omeni di Ro-
ma, che mai non v' avesse Rei; che la
citade fusse governata per II. consoli
e per C. consiglieri cioè senatore [e
per tribuni 1 e per altri officiali che
questi ordinòno [ secondo che le cose
fossero] dentro e di fuora. (135) E
quella signorìa durò CCCCLXV an-
ni, infine al tempo che Catilind fece
100
la jura in Roma contra quelli che la
governavano, per la invidia de la di-
gnitade che delli aveano. Ma quella
giura fue discoperta al tempo | che |
quel grande savio Marcus Tullius Ci-
cero, lo milliore parlatore del mondo
e maestro di retorica, fue consilieri
di Roma (136); che per lo suo grande
senno vinse quelli di quella giura, e
presene una grande quantitade , e
fèlli distruggere per lo Consilio del
buono Cato che li giudicò a morte,
già sia cosa che Cajus lulius Cesar
non Consilio [ che fosseno giudicati a
morte, ma] che delli fosseno messi
per diverse prigione: e dicea che pre—
gione è peggio che morte, è termine
di pene. E però disseno le piò de le
gente, che delli fusse compagno di
quella giura. E a dire la veritade elli
non amò unqua la signorìa di quelli
che governavano la citade di Roma,
né quelli a lui, per temenza eh' elli
aveano di lui , perch'elli era omo con
molta bontà, e perch'elli era del li-
gnaggio del figluolo d' Enea , cioè di
quelli che fu notricato al bosco per
paura d'Ascanio suo frate. Appresso
101
ciò era elli di si alto coraggio, che
delli non intendeva ad altro se non
com' elli potessi avere la signorìa,
segando che li suoi anticessori aveano
avuto anticamente (137).
Gap. XXVIIII.
De la conjurazione [d4\ Catilina,
Quando la giura fu discoperta, il
podere di Catilina fue mancato, e del-
li fugìo |in Toscana] a una cita che
si chiamava Fiesole, e tanto fece, che
la fé' ribellare contra Roma. Quando
li Romani lo seppeno e delli rauna-
rono grande oste, e trovòno Catilina
appiede de la montagna con tutta sua
oste [e con tutta la sua gente] in
quela parte quine là u' è ora | la cit-
tà di ] Pistoja. E quine . fue Catilina
vinto in battalia e fue morto [con
molti di suoi] con grande partita di
Romani, che derano con lui. (138) E
per la pistolenzia di quella grande u-
cisione fue [ la città J chiamata Pistoja.
Appresso ciò li Romani assediòno
la citade di Fiesole, e presonela, e
102
disfennola e miseno li omini sotto loro
soggezione. Et alora feceno appieda
della montagna in mezzo del piano
una citade eh' è ora chiamata Fio-
renza. (139}
In quel mezzo Giulio Cesar procaciò
tanto a monte e a valle , appresso eh'
elli ebbe milizie, et andò per lo mondo
conquistando molte terre e molte pro-
vinole, e sottomise tutto |aj lo comu-
ne di Roma. E quando elli fue tor-
nato con triunfo, e Pompeo, che allo-
ra era consulo e regitore di Roma,
non vi lo lassò intrare: perchè dera
istabilito per lo comune di Roma,
che quelli che lo comune mandasse
e non fusse tornato infra V anni, non
vi dovesseno mai abitare. E quando
Giulio Cesare connove, che delli a-
vea fatto contra quello istabilimento,
perchè avea passato lo termine, e delli
con sua gente entroe in Roma^ non
prendendone mai guardia Pompeo né
li senatori, e andossine al palazzo qui-
ne u' v'era lo tesàuro del comune, e pre-
selo tutto (et) iscitte di fuore e soldo
cavalieri e gente. E molti di quelli
103
che derano in Roma andòno di fuore
a lui, ed ebbe sì grande gente, che
Pompeo connove che delli non potea
contastare con lui, sì ne iscitte con
grande gente, e Giulio introe in Roma
et ebbe la signorìa. Pòi fece oste so-
pra lui ch'era passato in Romania, e
combattèo contro Pompeo , e contra
quelli che governavano la citade, tan-
to che delli vinse, e cacciò tutti suoi
nimici, e delli solo ebbe la signorìa
di Roma (140). £ però che i Romani
non poteano avere Rei per lo stabili-
mento che aveano fatto al tempo di
Tarquinio, di cui lo libro à ditto qua
dirieto, e delli si fece chiamare im-
peradore. In questa maniera fu Giulio
lo primo imperadore e tenne V onpe-
rio IIII anni e VI mesi, (141) e poi
fue uciso per tradimento sul Campi-
doUio. Appresso la sua morte fu in-
peradore Ottaviano suo nipote e regnò
XLII anni e [VI] mesi, e fue anzi
la nativitade di lesù Cristo XIIII an-
ni, tenne la signoria di tutto lo mon-
do (142), e fue molto savio e prode,
ma ebbe vizio de molta lussuria. £
poi distrusse elli tutti quelli che funo
104
a uccidere Giulio Cesare. Di questo
non parla piò lo cointo, [e] de Ton-
peradori di Roma, [e toma alla sua
materia]. (143)
Gap. XXX.
•
Come Julius Cesar fu primiere
imperatore di Roma.
Quando la cita di Troja fue di-
strutta, e che le gente fuggiano per
diverse parti del mondo segondo la
fortuna che loro à condotto, elli a-
venne cosa, che Priano lo jovane, che
fue filio della suoro del Rei Priano
di Troia, e con lui Antenor, sì n'an-
darono per mare, e con loro menòno
in contorno di XllI M. omini armati.
£ andòno tanto, ch'elli arivòno quine
u* v' è ora la cita di Venezia, e quel-
li incominciòno | imprimamente | a
fondare [dentro del mare] la cita,
perch' elli non voleano abitare in terra
sotto alcuna signorìa. Poi sì ne partìo
Antenore e Prian con grande compa-
gnia di gente, e andonsine in della
Marca di Trivigie, e fèno una citade
105
che si chiama Padova, [poco di lungi
da Vinegia] e quine iace lo corpo
d'Antenor, et anco v'è la sua sepol-
tura. (144)
E de là si partì una gente e an-
dònosene in Sesanbre, e feno una cita
(145). Et appo tempo passa [toj e parte
di loro sì n' andono in Germania, là
v' elli feno rei e signore di loro Prian
che fue del lignaggio di Prian lojo-
vane, che poi fu ucciso in della bat-
talia eh' elli ebbe coi Romani, e lassò
un figluolo eh' ebbe nome Marcome-
des (146). Di Marcomedes nacque Fa-
ramòns, che poi fue Rei di Germania.
Appresso pui regnò lo Rei Crinitus
suo figluolo [147). £ allora incominciò
Roma a bassare et a menimare, e
Francia incominciò a crescere et in-
nalzare, e tanto inalzò li Franceschi,
che delli [cacciaro li Romani, che al-
lora] abitò in lungo lo fiume del
Reno (148). E quando lo Rei Crinitus
fùe morto, si ne fue Rei Giuberto
(149), che ingenerò in della Redina
Bassine Glodoveus che fue Rei [di
Francia]. Appresso di lui regnò Mi-
roveus suo filio [e dopo lui regnò
106
l'altro Miroveus suo fllliuolo]. Ap-
presso regnò lo Rei Idris suo figluolo.
Appresso regnò lo Rei Glodoveus se-
gundo, suo figliolo, che fue lo primo
[re] che unqua fusse in Francia che
Cristiano fusse, lo quale lo battegiò
santo Remedi (150). E delli sottomise
li Alemanni sotto sua signorìa, e vin-
se li Guasconi in dell'anno della in-
carnazione di lesù Cristo VIIC. LI.
anno (151). Allora incominciòno anda-
re quelli, eh' erano anzi nati, a la si-
gnorìa di Francia, unde Arnoldusfoe
lo prima] 0, che poi fue vesco di Mez.
Appresso lui regnò Arcingius suo ma-
giore figluolo, eh' ebbe sopranome
Grossus. Appresso lui regnò Carlo
Marzians suo figluolo. (152) Appresso
lui regnò lo Rei Pipino, che fue pa-
dre di Carlo lo Magno, che fue Rei di
Francia e imperadore di Roma, se-
gondo che il libro conterà quà'nanzi.
Ma qui si tace lo libro a divisare
dei Re e delle terre e dei loro regni,
però eh' elli àe divisato assai chiara-
mente com' elli funo li primai, e chi
elli funo, e di quale terra. E dei Ro-
mani medesimi abbo divisato la ve-
race storia, infine al comenciamento
107
del loro inperio: però non ne diremo
ora niente , anzi torneremo ad altri
fattif ciò è a dire del terzo agio del se-
colo, und' elli è tenuto lungiamente a
parlare. (153j
Gap. XXXI.
Le cose che funo dentro lo terzo
agio del seculo.
Qui dice lo libro, che quando lo
terzo agio fue incomenciato al tempo
d*Abraam, che nacque al tempo del Rei
Ninus, Abraham ingenerò Isach, e I-
sach ingenerò Isaù e lacob, et anco
era vivo Abraam e avea [bene] CLX
anni (154). Giacob ingenerò Giosep e
li altri figluoli, di cui la scrittura
parla, e di cui funo istratti li XII li-
gnaggi, che sono chiamati li filii d'I-
sdrael. [Che egli] vero fu che Gia-
cob sì combatteo in sua vita [una
notte I con l' angelo, tanto che a la fine
lo vinse. (155) Allora fu elli benedetto,
e fuli cambiato lo nome, e fu chia-
mato Israel, ciò è a dire Prenci di
Dio. Quel Giosep fue venduto per li
108
suoi fratri a' Madianiti, lo quale me-
nòno in Egitto, e vendènolo al ma-
riscalco del Rei Faraone , che avea
nome Putiiar (156). Che poi fue elli
grande maestro in della corte del Rei
Faraone; perchè e' li spianò lo sogno
de VII vache e de le VII spige al
tempo de la grande fame. Allora vi
fece venire lo padre e la madre e i
fratri, segondo lo sogno eh' elli avea
fìitto. £ poi istetteno in Egitto, e le
loro rede, fine, al tempo di Moise, se-
gondo che il conto dirà qui appresso.
Lamet frate di Giosep ingenerò
Caat fl57). Di Caat naque Aram, di
Aram nacque Moise. E quand' elli fu
nato, la sua madre lo rinchiuse [ di-
ligentemente I in uno piccolo iscri-
gno, e gittòlo in uno fiume; però che
un' altro Faraone era Rei in Egitto ,
eh' avea comandato , che tutti li fi-
gluoli maschi de li Ehrei fusseno git-
tati in del fiume, e le femine fusseno
guardate. E alla ripa di quello fiume
lo trovò la figluola del Rei Faraone,
e d&Ua lo cavò d' acqua, e fèlo nodrire
come suo figluolo, e però ehbe elli
109
così nome, che tanto viene a dire co-
me: Acqua 1' àe portato (158). E quan-
do Moise fue in tempo di XXX anni
elli menò tutto lo popolo d' Isdrael
fuore d'Egitto, e menolli in terra di
promessione, la quale Dio avea dato
ad Abraam. E sapiate che d' allora
che Dio impromisse ad Abraam la
terra di promessione infine a eh' elli
iscitteno d'Egitto, ebbe HIT C. XXX
anni. Et in questa maniera Moise fue
maistro e signore del popolo d' Isdra-
el per la volontà di Dio; che' i diede
la lei, e per lui comandò che fusse
commentata e guardata (159). Appres-
so la morte sua funo molti governa-
tori [ del popolo d' Isdrael infine nel
tempo] di Davit [che] ne fue Rei e
signore. E questo fue appo D.C.XXX
anni poi eh' eli' iscìno d' Egitto quan-
do Moise ne menò lo popolo (160).
Allora si compiè lo terzo agio, e già
era Troja conquisa e distrutta, et E-
neas e i suoi figluoli aveano già con-
quistato lo regno del Rei Latino. E
sappiate che lo terzo agio, che fu dal
tempo d' Abraam fine al Rei Davit»
durò VIIIiaLXXIII anni (161).
110
Gap. XXXII.
Le cosse che /uno in del quarto agio
del seculo.
Lo quarto agio cominciò alora
che Saul Rei di Gerusalem fue uciso
e Davit ne fu Rei e signore. Appresso
la sua morte ne fui Rei Salomone
suo figluolo, che fue sì pieno di sen-
no e di sapienza [ e ] eh' elli fondò e
fece lo tempio de Gerusalem. E quan-
do r ebbe compiuto e Dio V ebbe mol-
to per bene, e disseli: Salomone, di-
manda quello che tue vuole che io ti
dia, ed io ti dro. E Salomone disse:
Domine, dimando senno perchè io possa
governare lo popolo}, che voi m' avete
dato. E Dio disse: tu à'dimandato giu-
sta mente e tue l'abbi sopra tutti li
altri. E però diss'elli così altamente
(162). Dipo lui funo molti altri Rei,
l'uno appresso l'altro fino al tempo che
Sedecia ne fue Rei. E quando ebbe re-
gnato intorno di XII anni (163), Na-
bucodònosor, lo Rei di Babilonia, di
cui lo cointo parlò qua ìndireto, lo
Ili
prese e trasseli li ochi del capo, e
menollo in pregione in Babilonia, lui
e tutti li suoi (164), ciò funo le gente
ch'erano del legnagio [d'isdraelj e
della contrada di Gerusalem. E' 1
tempio [di SalamoneJ fece ardere a
fuoco et a fiamma, che non durò se
non CCCCXXXil anni , che fino lo
quarto agio (165). Et in quello funo li
profete, di cui le scritture favellano,
e Romulo fundò Roma. E sapiate che
Tarquinius Priscus era Rei dei Ro-
mani quando Nabucodònosor impri-
gionò li Giudei in Babilonia. E que-
sto agio durò DXII anni (166).
Gap. XXXIII.
Le cose che funo in del quinto agio
del seculo
Lo quinto comenciò alla' ntrasmi-
grazion di Babilonia, cioè a dire quan-
do li Giudei funo menati in gattivi-
tade. E quando elli erano in della pri-
gione, Cirus, lo primo Rei di Persia,
ucise Baldasar lo Rei di Babilonia,
e'i'prese la sua terra e' 1 suo regno »
112
segondo che' 1 conto dice qua indirie—
to. Quello Rei Cirus dilivrò li Giudei
di pregione ben cinquanta millia, per
rifare lo tempio. Ma poi venne lo Rei
Darius, che tenne la terra appresso
lui e delivrolli tutti quanti quitta-
mente. E questo fue LXX anni ap-
presso che delli furono inpregionati
(167). E a quello tempo era Tarquinio
lo soperbio Rei dei Romani cacciato di
sua signorìa, sicome noe troveremo
qua innanzi.
Questo agio durò infine a la nati-
vità di lesù Cristo dalla vergine Ma-
ria gloriosa. Questo fue DXLI'Il anni
(168). Dentro da questo termine fue
Platone e Aristoteles et Demostenes,
che funo li soprani in filosofia. E re-
gnò Alessandro lo grande, e li Roma-
ni conquistòno Grecia et Africa e Spa-
gna e Tracia e Siria e molte altre terre.
In questo agio medesimo diede Mar-
cus Tullius ai Romani la retorica, e
Pompeus conquistò la terra dei ludei,
e Catilina fece la conjurazione in Ro-
ma, e Giulio Cesar divenne lo primo
imperadore di Roma, e appresso | lui
fu signore! Ottavian. E'I nostro Si-
113
gnore prese carne ia della gloriosa
vergine Maria VM.D. anni da lo in-
comenciamento del mondo. Ma li piò
dicino eh' ei non v' ebbe se non VM.
CCLXIII. (169)
Gap. XXXIIII.
Qui parla del sesto agio del seculo.
Lo postremo agio (170) incomenciò
a la nascienza di lesù Cristo, e dure-
rà infine a la fine del mondo. E
sapiate, che allora che' 1 nostro si-
gnore fue in terra colli suoi Apposto-
li , comenciò lo nuovo Testamento e
difinò lo vechio. Che a XXX anni del
suo agio si fece elli battegiare perle
mani di santo Joanni Batista, per mo-
strare che li Cristiani celebrasseno lo
batesmo, là u' la vechia lei faceano
la circuncisione. E però che noi guar-
diamo la vechia lei là uve fue neiente
rimutata, è elli ben diritto , che lo
cointo divisi li mastri di quella lei e
la vita di ciascuno in questa mai-«
nera.
S
114
Gap. XXXV.
Bavit qui foe Re e Profeta.
Davit filio[di]Gesse,che fue istratto
dal lignagio di Giuda, e nache in Be-
leem, et ucise Golia lo grande (171)
eh' era nimico del rei Saul che fue
signore di Gerusalem e rei di tutti li
Giudei. [Egli vinse senza coltelo lo
leone e V orsa ]. Elli vinse lo giugante,
e molte grande cose fece: perchè Sani
r odiva e V arrisicava (172) per toller
'ila vita; che delli dottava qu'elli no
li tolesse lo suo regno. Ma come a
Dio piacque Saul morì , e Davit fue
Rei appresso lui, e fu molto grolioso
e vettorioso. E Dio volse, eh' elli fusse
Rei e profeta. E già fue elli pecca-
tore (173), elli rivenìa tosto in peni-
tenzia e voluntieri. Ed elli amò Ber-
sabèa, la molile d' Uries suo conosta-*
bile. Et a la fine fec'elli andare que-
sto Uries in una battalia , là v' elli
morì. E in della mogie [ di lui ] in-
generò egli Salomone lo savio, che fue
115
Rei appresso lui. E sappiate che Da-
vit fue lo sommo profeta: che delli
non profetizò neiente alla maniera
che li altri fino . Che profezia è in
IIII mainere, o in fatti, o in ditti , o
in visione, o in sogno. In fatti, fu
l'arca che Noè fece, che fue signifi-
canza della santa Eccresia. Et in ditto
è ciò che li angeli disseno a Abraam:
In della tua semenza saranno tutte
le genti beneditte. Et in visione fue
lo rovo che Moisè vedeo ardere , che
non difina. In sogno, fue le VII vache
e li VII ispiche; [ che | lo Rei Farao-
ne sognò, sopra [che) Gioseppe pro-
fetizò. Ma fuore di queste IIII ma-
niere profetizò Davit per sola inter-
petrazione di Dio e del santo Spirito,
che V insignò a dire tutta la nazione
di lesù Cristo, e la sua morte, e la
sua surrezione (174). Elli discopersene
chello, che li altri profeta aveano ditto
ascostamente , cioè covertamente, se-
gondo che Tomo puote vedere in del
suo libro, che si chiama Salterio, a
sembranza dei VII instrumenti, che
altresì à nome [quello] che à X corde
(175). Altresì parla lo libro dei X co-
mandamenti, e CL salmi che sono in
116
del Salterio. E sapiate che Davit
regnò XI anni, et [è] trapassato di que-
sto secolo quando elli ebbe LX anni
(176).
Gap. XXXVI.
Del Rei Salamone.
Salomone Rei, figluolo del Re Da-
vit [si fu] omo tragrolioso, et omo
pieno di tutta sapienza, rìco di tesau-
ro e d' alta cavallaria. Dio 1' amò al
comenciamento, ma poi li volse male,
però eh' elli adorò 1* idole, e ciò fec'elli
per amore de le moUie de Idumei
[177). Elli file Rei in Gerusalem sopra
li dodici [ lignaggi] d' Isdrael XL an-
ni, e fece grande penetenzia, e foe so-
pellito coi suoi anticessori in Betleem.
Gap. XXXVII.
De Elias e de sua vita.
Elias Tesbites fue grande preite e
profeta, che d' ogne tempo abitò tutto
solo in diserto, ripieno di fede e di
in
santo pensieri. Bili ucise li tiranni:
elli sprendeo di grande insignamento
di vertude, che delli rinchiuse tre an-
ni lo cielo che non piovve , e poi per
la sua orazione tornò la pioggia: el-
li risuscitò nno morto: per la sua
orazione e vertude ne non iallìlaia-^
rina ch'era in delFidria, e d' una botte
(V olio [ fece ] una fontana, di che tutto
giorno surgegiane olio. Per le suoe
paraule disciese lo fuoco soprali sa-
crificii, e per suoe paraule arseno du'
principi cum tutti li loro cavalieri.
Elli apritte lo fiume Giordano, e pas-
sollo appiede. Elli montoe in cielo in
uno carro di fuoco. Malachias profeta
disse, che Elia de' anco ritornare a la
fine del mondo davanti ad Anticristo
con grande insegne di maravilie, e
cosi verrà Elia et Enocco suo com-
pagno. Ma Anticristo li farà ucidere,
e gettare la loro carne per le piazze
senza sepoltura. Ma lo nostro Segnore
li risusciterae, e distrugerae Anticri-
sto e' 1 suo regno, e tutti quelli che
l'adoreranno. Questo Elia fue di li-*
gnagio d'Aaron, e quando elli venne
al suo nascere, Selo suo padre sognò
i
118
che omini vestiti di bianche robe pil-
liavano Elia, e F onvilnppavano [in
bianchi drappi, e davangli| fuoco a
mangiare. E quando elli si isvelliò
elli domando ai profete che dovea es-
sere. E delli disseno: Non dubitare ne-
iente, che lo tuo figluolo sera lumi-
naria, e parlatore di scienzia, ejudi-
crà Isdrael al fuoco et a coltello. (178;
Gap. XXXVIII.
De Bliseus e de sua vita.
Eliseus vale tanto a dire, come fi-
gluolo del mio Dio. Elli fu profeta e
discepolo [d'I Elia, e fue d* uno ca-
stello che avea nome Amellanoac, de
lignagio Rubem. Et alora eh' elli na-
que, una cigolina vacca d' oro, ch'era
in Galilea, mucchio sì forte, che la
sua voce risonò in Gerusalem. (179)
Et alora disse uno profeta: [Oggi è
nato uno profeta] in Gerusalem che
distrugerà, V idole. E certo elli fece
alte maravi [li] e: ch'elli divisò lo fiu-
me Giordano e fecelo tornare [indie--
tro j contra monte, e passòlo per me-
zo al travèrso. Elli ritornò Tacque di,
119
Gierico ch'erano secche (180). Eli i fe-
ce [ correre j acqua di sangue, per di-
strugere li nemici dei Giudei. Et una
femina, che unqua non avea portato
figluoli , per la sua vertude fec* elli
inpregnare, [e portare uno figluolo],
e quello figluolo fecelo risuscitare
dalla morte. Elli attemprò V amaritu-
dine dele vidande. [Elli satollò cento
uomini di dieci pani d' orzo. ] Elli
guario Naaman de la lebra. Elli fe'no-
tare la massa del ferrQ, eh' era in fon-
do del fiume Giordano (181). Lo ini-
mico di Soria fec' elli avocolare. Al
signore di Samaria diss' elli la sua
morte innanzi. Elli cacio le osti de l'i-
nimici (182). Elli cacio in uno jorno
la grande fame. Elli risuscitò la car-
ne d' un omo. Eliseus moritte in della
cita di Sebaste, u' lo suo sepolcro è
ancora con grande riverenza. Eliseus
ebbe due spiriti, lo suo e quello d'
Elias. Però fec'elli piò alte maravillie:
che Elias quando elli era vivo risu-
scitò lo morto, et Eliseus eh' era già
morto risuscitò un altro: che Elias
menò fame e secco, ma Eliseus dilivrò
tutto lo popolo di grande fame.
120
Gap. XXXVlIll.
Qui parla di Isaia profeta*
Isaia vale tanto a dire, come Sa-
lus del Signore» e fu fiUiolo [ d' ] A-
mos: no mica d' Amos profeta, che
fue nato di pasto r, ma Amos lo pa-
dre d'Isaia fue nobile omo di Gerusa-
lem. Isaia fu omo di grande santitade,
che per lo comandamento del nostro
Signore conversava intra' Ipopolo tut-
to '1 tempo, e andava nudo del corpo
e nudo dei piedi. E Dio per sua pre-
giera alungò la vita per XY anni al
Ilei Ezechias, che già dovea morire.
Manasses fece partire lo suo corpo per
mezzo con una serra di legno. E dice-
no li Giudei, ch^elli fue livrato a
morte per due ragione; V una però
eh' elli r apellò [ Popolo ] di Sodoma e
princi di Gomorra; 1' altra, che quando
Dio ebbe ditto a Moise: Tu non po-
trai vedere la mia facia: e delli osò
dire, eh' elli avea veduto Dio sedere
sopra a uno grande prenzepo. E foe
sepellito sotto l'olmo. (183)
121
Cap.XL.
Qui parla di Geremia e della
sua f>ita.
Geremia fue del legnaggio dei preti
e fue nato in uno castello, che à no—
me Anattot, a tre lieghe a presso Ge-
rusalem (184). EUi fue preite in ludea
e fue sagrato a profeta. Innanzi cb'elli
nasciesse fue conosciuto; e fui co-
mandato, eh' elli guardasse e mante-
nesse la sua verginità, [ et egli sì fe-
ce [. In della sua gioventude incomen-
ciò elli a predicare età levare le giente
di peccato, et a'npruntare di penitenzia
(185). E molti mali li furono fatti dal
crudele popolo: che elli fue messo in
carcere [ e poi gittato in uno lago ] ,
e fne cinto di catene, et a la fine fu
elli alapidato [ in Egitto, e fu seppel-
lito] là ve lo Rei Faraon stava. E'I
suo sepolcro è in grande riverenzia
intra li Egiziani, in però eh' e' li di-
livrò de li serpenti.
122'
Gap. XLI.
De Ezechiel lo profeta,
Ezechiel vai tanto a dire, come
giustizia di Dio. E' fu fìgluolo [ di J
Buci, e fue preite, e fue preso per
Gieconia suo Rei, e menato in Babi-
lonia con li altri che là erano im-
pregionati. Elli profetizò in Babilo-
nia, e biasmava quelli di Babilonia
della loro malvagità. Ma lo popolo
Isdrael V ucciseno a tradimento, però
eh' elli li riprendea dei crimini e de
le diabulità , eh' elli faceano. E fue
messo in del sepolcro del fìgluolo di
Noè, che ebbe nome Arfassat [ne] lo
canto da morti (186).
Gap. XLII.
Qui parla di Daniel profeta.
Daniello profeta vai tanto a dire,
come Giudicamento di Dio , o Uomo
amabile, che fue istratto del lignagio
Ischa (187). E i suoi anticéssori funo
123
nobili come Rei e Preiti. Ei ne fue
portato in Babilonia appresso lo Rei
Gioachino e i tre infanti, e là fu elli
signore e maestro e prince di tutti
li Caldei. E fue omo di grande belta-
de e glorioso, et [ebbe] umile corag-
gio (188) e casto corpo, e fue perfetto
in fede, e conovve de le segrete cose,
e sapea quelle che venire doveano.
Gap. XLIIi.
De Achia profeta.
Achia 'profeta fue de la cita [d']
Elia (189). E' disse lungo tempo di-
nanzi al Rei Salomone, che elli isfor-
zerebbe la leggie di Dio per una fe-
mina. E quand' elli morì, fue lo suo
corpo messo in terra presso a uno
olmo per molto nobile luogo (190).
Gap. XLIIII.
Deladdo profeta,
laddo profeta nacque in Samaria,
e fue mandato a Géroboam che sacri-
ficava li vitelli a Dio, eh' elli dipiorasse
124
con elio re. Ma elli non vi dimoròne
neiente, e però li avenne, che quando
elli si partìa, che uno leone lo stran-
golò, perch' elli avea fallito al suo con-
pagnone. E poi fu sepellito in Betleem
(191).
Gap XLV.
D\ Tobia ^profeta,
Tobia profeta vale tanto a dire,
come Bene di Dio. E fu figluolo di
Naam del lignagio Neptali, e nacque
in della terra de Ghia! de la regione
di Galilea. Salmanasar lo prese, 3 però
dimorò in disiredamento in della cita
di Ninive (192). Elli fue giusto in tutte
cosse. Elli donoe ciò ch'elli aveva agli
pregioni et ai poveri. Elli soppellia li
morti di sua mano. Poi avocolòe per
lo sterco d' Una rondine, che li cadde
in delli occhi. Ma a la fine Dio li rendè
lo suo vedere appo X anni, e li n' donò
grande richezze , e fue soppellito in
Ninive.
1
125
Gap. XLVI.
Di tre guarzonù
Li tre guarzoni funo distratti di
reale lignagio, e fimo gloriosi e me-
moriali e savi di scienza e puri in
della fede. E quando elli funo gittati
in della sala del fuoco ardente, elli
non y'arseno, e non v'enno alcuno male,
e' 1 fuoco si spignò , cantando e glo-
rificando lo nome di Dio. E quando
passòno di questo secolo, elli funo
sopelliti insieme [in Babilonia]. Quelli
infanti funo apellati in ebreo Ananias,
Azarias, Misael. Ma poi Nabucodòno-
sor li appellò Sidrac, Misac et Abde-
nago, ciò è a dire, Dio glorioso e vit-
torioso sopra li reami (193).
Gap. XLVII.
Di Esdra,
Esdra vai tanto a dire, come Di-
ficamento di Gerusalem. E tutti li piò
diceno, eh' elli ebbe nome Malachiel,
126
ciò è a dire Angelo di Dio. Elli fue
preite e profeta. Elli scrisse le storie
de le Sante Scritture. Elli fu lo se-
gundo che diede la leggio, appresso
Moise: Elli rinovellò la leggio del vec-
chio Testamento eh' era istata arsa
per li Caldei al tempo de la gatti vi—
gione (194). Elli trovò le figure de [le]
lettere a li Ebrei, e loro insegnò a
leggiere (195) da lato destro verso allo
sinestro, che in prima iscriveano
quando in el lato destro , e quando
in ne lo sinestro, altressie comò li
buoi fanno quando arano la terra. Elli
rimenòne lo popolo d'isdrael , e fece
edificare Gerusalem, [e] quine fu elli
seppellito.
Gap. XLVIII.
Di ZorobaòeL
Zorobabel e Nemias del lignagio
Giuda funo preiti e profeto, e redifi-
caro lo tempio [di Dio nel tempo]
che Dario, lo fìgluolo [d'] Istaspis,
fue Rei di Persia. Elli ri/ecero le mura
di Grerusalem e ritornòno lo popolo
127
Isdrael in dello stato di prima, e i-
storiòno lo contenimente) de la reli-
gione, e la ragione dei preiti, e funo
soppelliti in Gerusalem (196).
Gap. XLVIIII.
Qui parla d' Ester,
Ester fue regina e fue figluoladel
fratre di Mardocheo , e fu menata di
Gerusalem in pregione in de la cita
di Susi. E per la sua grande bellezza
fu menata al signore Rei di Persia.
Ella si lassò morire per lo populo
[salvare. Ella crocifisse Aman che vo-
leva distruggere il pòpolo di ] Isdrael,
e così e li dilivròe de la morte e del
servaggio. Poi fu ella soppellita in
Susi quìne u' ella [era] Reina (197).
Gap. L.
Di ludiL
ludit fue una vedua femina, figluo-
la [di] Merari, dellignagio [di Simeone
128
e fu d' alto coraggio] e piò forte d'al^
tro omo, e non dottò neiente lo furore
del Rei, anzi s' offerì a morte per lo
populo salvare: eh* ella ucise Oloferne
quand'olii dormìa, e senza onta del
suo corpo portò lo capo [suo] ai suoi
cittadini, und'elli ebbene vittoria cen-
tra quelli di quelF oste. E visse C. V.
anni, e fue seppellita in della spilonca
di Manasse suo mariio in della citade
di Betulia in della terra Giudea ,
intra Dottin e Balin (198).
GAP. LI.
Di Zaccaria.
Zaccaria vai tanto a dire, come
Memoria di Domine Dio: e fu profeta
e prete, e fu figluolo [di] Gipjada lo
preite, che avea in suo diritto nome
Barachias, che fue alapidato dal po-
polo per lo comandamento del Rèi [di]
Giuda allato all' altare del tempio
(199), ma li altri preiti lo soppellìno
in Gerusalem.
329
Gap. LII.
«
Di Maccabeus,
Maccabeu^ vai tanto a dire , co-
me Nobile et omo di grande bon-
banza. E funo V Maccabei, e fimo fi-
gluoli [dij Matatia. Ciò funo , Gean ,
Giuda, Eleazar, Maccabeo e Gionata.
E chi vorrà sapere le vettorie eh' elli
ebbeno sopra, lo Rei di Persia e le
grande cose eh' elli fèno , si legga la
storia, che lì logo conterà diligente-
mente a motto a motto (200).
Gap. lui.
Del vechio Testameìito.
Or v'abbo cointato li santi [padri]
del vechio Testamento e la loro vita
brevemente. Ma chi piò largamente le
vorrà sapere sì se ne vada a la grande
Bibia, u'elle sono tutte scritte aperta-
mente. E sapiate che in qua dirieto
antiquamente quando li Qualdei pre-
seno li Giudei e li menòno in catti-
9
130
vita, ciò è in diseredamento e in pre-
gione, allora funo arsi tutti i libri
della vechia lei. Ma Edreas, per la dot-
trina del santo Spirito quando lo po-
polo tornoe de la cattività rinovellone
tutta la ieggie, e misenela in iscritto, e
fène XXII volumi di libri altresì come
[le] lettere sono XXII. E scrisse lo ibro
della Sapienza [di] Salamone. Ma lo li-
bro dell'Ecresiastico iscrisse Giesù Alio
Sirac, che i latini anno in reverenzia,
però ch'ei fu versenbrabile a Salamone.
Del libro Giudit e di Tobia e di Mac-
cabeus non sa omo da cui scrisse (201).
NOTE
(1) Il Cod. fr. di Verona ha qui: Il
mei , e questo tradusse il nostro. Gli altri
Codd. fr. leggono / met, e questo segui-
rono le St. il Sorio e i Codd. R. M. L. —
Il Cod. Fars. legge : Per aggrandire suo
stato, ed è più vicino al testo fr. Et por
essaucier.
(2) Il nostro e qui e sempre scrive
Che delti, anzicchè Ched elli, è cosi Che
dera. Che de.
(3) Cosi il nostro ed il Cod. Magi.
Le St., il S.' ed altri Codd. leggono Com-
pilato di sapienza Cod. fr. Compiles de
sapience. Il Fars, ha pur: Compilato d'alta
iscienzia.
132
(4) Così anche il Cod. May^l. Le St.
il Sorlo e g-li altri Cod. leggono Ch'egli
^réi/^ff,coirorig'inale francese Qwe de tratte.
— Forse altri Cod. fr. hanno Estratte.
(5) Non avrebbe veruno mezzo St., S.',
e Codd. L. R. d' accordo coi testi fr. che
qui hanno Meenneté, Moennetè, e Mo-
yeneté. — Il nostro ed il Cod. F. e M.
leggono Nulla aguiglianza. Questa voce
a questo modo scritta non è nel Voc, e
sembra alquanto diversa nel senso da
Eguaglianza, perchè qui significa piut-
tosto Comparazione o Mezzo di paragone
o di compenso o di stima.
(6) Le St. e il Sorio qui leggono ■—
Altresì non potrebbe V uomo avere del-
V altre cose pienamente s' elli non sae — ,
ed il Sorio propone di leggere Piena
mente. Il testo francese prova erronea tal
correzione, e fedelissima al testo la lezione
del nostro. — Autressi ne puet nus hom
savoir des autres choses plainnement se il
ne seit ceste premiere partie dou livre. Il
Cod. fr. F. legge Avoir in luogo di Savoir,
conforme alla versione de' nostri Codd.
(7) Medesimamente in significato di
Specialmente, Principalmente è traduzione
dell' avv. francese Méesmement, e manca
al Voc. — Codd. fr. Des Ytaliens. Col
nostro il M. Delli Taliani. — Altri Codd.
E usanza d' Italia.
133
(8) Chi, per Qui pronunziato alla fran-
cese. Altrove Chelle per Quelle, e Qualdei
per Caldei.
(9) Il Cod. fr. ha qui: Le baillerai je
a tot , biax dous amis. — E fedelmente le
St. e i Codd. (meno il nostro e il Magi.)
Lo donerò io a te, bel dolce amico — Tei
per Te come Rei per Re e Sèi per Sé.
(lOj II nostro qui legge — Non sia
tratto. Si corr. cogli altri Codd. e St. fe-
deli al testo.
(11) Il Cod. fr. ha: Une bresche de
miei, parola che nella lingua romanza
significa Favo. È il Brisca della media
latinità , il Vrisca de' siculi , il Bresca
degli spagnuoli, secondo il Diaz. — Al-
cuni Codd. fr. qui leggono Brance, e
questi sembra aver veduti il Giamboni,
che tradusse Branca. Il Laur. invece qui
legge Arnia y e cosi pure il Rice, quan-
tunque, per errore del menante, paia scrit-
to Arma in quest' ultimo. Il Cod. Fars. ha
invece: Branca di mele colato di diversi
fori.
(12) Che questo libro è compilato so-
lamente de' maravigliosi detti. St. e Codd.
meno che il Magi, che qui legge È tratto,
ed il nostro che tradusse Compreso. Il fr.
Car cist livres est compilés seulemens de
mcrvilleus diz.
134
(13) Car toute ne la pueent savoir home
terrieri Cod.fr. I. Nuls homs terriens Codd.
leti. I. et F. 2. Che tutta non la può sa-
pere uomo terreno St. e S. e Codd. R. L.
F. Secondo che ciascuno ne sapeva parti-
tamente, che tutta no la poteva uno solo
sapere, che terreno fisse Cod. Magi. La
voce Terreno sost. non è nel Voc, e vi
potrebbe stare al pari di Mortale e Ce-
leste.
(14) Questo ag-gettivo Trasnieravi-
glioso non è nel Voc. Trés mervHlluse
puissance Cod. fr. Il Cod. Magi, scrive
Si tra maravigliosa. Gli altri Codd. e le
St. In sì maravigliosa potenza. Il Cod.
Fars. Di sì tramaravigliosa posanza.
(15) Et porvoit amont et aval selonc
droit et selonc ver ite. Codd. fr. Le St. leg-
gono, Prevedeva; il Magi, ed il nostro
Cod. hanno, Poggiava; il Fars. Per vedere;
il Rice, e il Laur. Provedeva; e questi
sono più fedeli in ciò solo, nel resto in-
feriori al Magi, e più al nostro.
(16) A questo continua, conforme al
testo francese , il seguente brano nei
Codici Magi. 48, Laur. e Rice. 2196 più
fedeli delle stampe. — - E ^^ alcuno do-
mandasse perchè questo libro è scritto in
romanzo o in lingua francesca poi che noi
siamo d^ Italia, io li risponderei che ciò è
per due cose: V una perchè noi siamo iìi
135
Francia, e V altra per ciò che la parla-
tura francese è piti dilettevole e più co-
mune che tutti li altri linguaggi. — Il Cod.
Fars. ha invece col testo fr. stampato :
E piU comune a tutti lingniaggi. E per
meglio intenderlo coloro che non sanno il
francesco, sì fue traslatato i nostro vol-
gare latino per mastro Bono Giamboni. —
Questo brano aggiunto alla versione
mette fuor di dubio chi sia il traduttore
del Tesoro. — Or tutto questo periodo
manca per intero non solo al Cod. Magi.
47, si ancora all'antichissimo nostto, qual
che ne sia la causa. Forse fu ommesso
dal copista più antico, od anche dal Giam-
boni medesimo, giudicandolo poco piace-
vole ai proprii compatrioti, e contrario
alla verità, almeno in quanto al dirvisi la
lingua nostra men dilettevole della fran-
cese, e Fopra tutto di quella d' allora. Il
Magi. 48 tradusse più fedelmente: Comune
a tutte le gienti, né fa confronti di lin-
guaggi.
(17) Incercamento n. sost. non è nel
Voc, ed è calcato suir Encerchemenz dal
testo fr., che pur manca al Gloss. de la
lang.rom. del Roquefort, quantunque siavi
Encrquer.lì Magi, ha pure Incercamento,
ma per err. vi si lesse Incertamenfo. —
Il Cod. Fnrs. ha Ciercamento. Le St. e
gli altri Codd. lianno Cognoscimento, ma
136
cotesta parola non trova riscontro ne'
Codd. fr. — Ornane per Umane per lo fa-
cile scambio deiry in e viceversa, è voce
più prossima all' origine Omo. — Quanto
omo possente dee intendere. Così il nostro.
Si corr. col testo trasponendo il secondo
e di Dee inanzi a Possente. — Il Cod. fr.
Tant comme à home est pooir d^ entendre.
Le St ed i Codd. Tanto quanto è pos-
sente d' intenderne. Cod. Fars. Potesse
intendere.
(18) Il Cod. nostro e il Fars. Funo di-
ricti filosofa, e però funo elli appellati fi--
gluoli di filosofia. — Si corr. colle St. e
coi Codd. conformi al testo francese.
(19) Si supplì la lacuna coi Cod. Magi,
e Rice, col Sorio e col testo fr. Il Cod.
Fars. La degnità della leggie e della ra-
gione.
(20) Si supplì la lacuna dei Codd.
it. col Cod. fr. da cui discordano le St.
(21) Il Cod. fr., ha qui : Furent traities
et ventilées longuement. — In questo pre-
ciso senso di Esaminato , Considerato , W
Voc. non ha esempii di Proveduto.
(22) Lacuna che si supplì colle St.
conformi al testo, al Cod. Fars. ed al
Magi.
(23j La lacuna sì supplì col Cod. R. —
La parola Vertiade.o Veri ade, o col Cod.
Fars. Verità, è un error del copista, che
137
dovea, secondo i testi fr. ( Vaires e Va-
riées) scrivere Variate o col Mag-1. Varie.
— Nel titolo di questo Capo il Cod. fr.
stampato legge Nature; tutti gli altri du
esso citati, Matiére. — Le St. prepongono
a torto questo titolo al Gap. II di esse,
che risponde al Gap. I del nostro, e trotta
di Filosofia come questo. — Notisi poco
dopo Acciò, che meglio si scriverebbe
A ciò, in forza di Per ciò.
(24) In luogo di Istanno e di Sono
intra le corporale cose, le St. e molti Godd.
hanno sempre Conversano, in ciò d' ac-
cordo col testo francese. — In luogo di
Teologia il nostro Cod. ha per errore
Teoriche. Si corr. colle St. e coi testi
francesi, de' quali per altro il Cod. F. ha
Theorique come il nostro.
(25) Questa lacuna del Cod. nostro si
supplì col Cod. Magi, e col testo francese.
(26) Il Cod. fr. I. Qui nos enseigne
faire voiz et chans et sons en citoles et en
orgues. Le St. e il Sorio: Che a noi in-
segna a fare voci di canti in cetera, in
organi. Il nostro e il Fars. ebbero sott' oc-
chio i Godd. fr. D. R. S. che leggono:
Faire vois, sons en chant et en etc.
(27) La lacuna del Cod. fu supplita
col testo fr. — Le St. e il Sorio qui mal
leggono Proprietà. — In luogo di Den a
stare, di non certa lezione, il Cod. Fars.
138
ha, Divisare f il Mag*!. Da vistare: ma
tutte tre sono intruse.
(28) La Incuna fu supplita col testo
Fars. — La parola Proposizioni del nostro
fu mutata in Proporzioni coi Codd. e St.
La parola Anmeravi^liare , calcata sul
Cod. fr. che scrive A mervillier, non è
nel Voc. — In luogo di Antichi savi, che
il nostro e il Cod. Fars. e Magi, leggono
secondo i più dei Codd. fr., il Cod. fr. 1.
legge Li VII sage. Le St. e il S."* men
bene I filosofi antichi.
(29) Anche questa lacuna si adempì
co\ testo fr., col Cod. Fars. e Magi, e le
St. In luogo di Cerchio i Codd. italiani
conformemente ai francesi hanno Zodiaco,
meno il Fars. e il Magi, che leggono col
nostro.
(30) Il Serio qui legge Sé medesimo,
secondo il Cod. fr. I. Soi meismes, e i
Cod. Fars. e Magi. Il nostro colle St. ed
altri Cod. it. legge Lui medesimo secondo
il Cod fr. F. da lui spesso seguito.
(31) Per error del menante il nostro
ha Matere per Maniere. Si corr. coi Codd.
it. e fr.
(32) La prima lacuna fu supplita col
testo fr., la seconda col Cod. Magi, che
ha pure Guardarsi, anzicchè Guardare col
nostro. Le St. qui .leggono (dopo One-
stamente) Né fare prò né a sé. né ad
-— ^ 1
139
altrui. Il Cod. fr. I. Ne prof ti er à soi, ne
OS autres. — I Codd. italiani col nostro
leggono: Addirizzasse sé medesimo come
il Cod. fr. F. [Soi meismes). Il Cod. fr.
I. ha invece — 8es meurs.
(33) In luogo di Guardare y com' è
nelle St. secondo il testo fr., il nostro e
il Magi, hanno Governare, iter ìshSidsitSL ri-
petizione del verho poco prima adoperalo.
— In luogo di Mobile per dispend're il
Cod. fr. ha Meublé et chatel por despendre:
le St. it. Mobili e rendita. La parola Chatel
significa Bene mobile e Censo. — Ove le
St. leggono: — C insegna nostra gente e
nostri figliuoli medesimi governare: — se-
condo il Cod. fr. I., il nostro col Magi,
legge, secondo i Codd. fr. C. D. S. W. —
E i nostri figluoli e noi medesimi. — Le
St. col Sorio hanno: Secondo che il luogo
e il tempo muove: il nostro col Fars. Ciò
che il luogo e il tempo muta. — Né l'uno né
r altro seguono il Cod. fr. I. [quant leus
et tens en vendra), sibbene più altri Codd.
fr. che qui hanno Leus et tens muent o
muety il qual verbo in lingua romanza
significa or Muovere ed or Mutare: —
Col Cod. fr. I. meglio s' accorda il Cod.
Magi, leggendo: Ciochè bisongnia a luogo
ed a tempo.
140
(34) Soni li mestier Codd. fr. e con
t?ssi le St. ed altri Cod. it. Son i mestieri.
Il Fars. col nostro e col Magi.
(35) Nel Cod. per incuria del menante,
che non compì la parola, leggesi Drappi.
Si corr. col testo fr. e col Cod. Fars. Magri.
e St.
(36) Queste parole mancano al nostro
e son del Fars. del Magi, e delle St. I
Codd. fr. hanno: Cele qui est en paroles
est cele que on oevre de sa bouche et de sa
langue.
(37) Questo inciso manca nel nostro^
e vi si supplì col Cod. Fars., Magi, e col
testo.
(38) S' aggiunse colle St. ed altri Codd.
conformi air originale.
(39) Codd. fr. Semhlent voires et pro-
vàbles à estre voires. — Le St. e Codd.
it. Paiono vere e probabili d' essere vere.
Il Magi, è col nostro.
(40) Il Cod. fr. I. con altri legge Ma-
ter e: il Cod. F. Nature come i testi ita-
liani e le St. Il Dice e è intruso, e manca
a Codd. e St. — Il Cod. Fars. e Magi, ha
Richiede per Richiere.
(41) Codd. fr. Ce est la lumiere des
parliers, e' est li enseignemens des diteors,
e' est la science. — Il Cod. Magi. Questa è
la madre dei parladori, ciò è lo insingnia-
rnento de dicitori. Altri Codd. it. e le St.
14J
hanno. E io vi dico eh' ella è lumiera di
ehiaro parlare, ella è insegnamento di det-
tatori, ella è la scienza. — Ma tal cor-
rezione è moderna, né già del Giamboni, il
quale avendo letto male La mere per
Lumiere, tradusse in conformità. Anche
il Fars. Ella ene madre delo insegna-
mento de' dicitori.
(42) Il Cod. nostro col Magi, ha: Di
senno d' omo. Si corr. colle St. e coi Codd.
it. concordi ai francesi.
(43) Intendi: Saper parlare, o Saper
la parlatura [parleure Codd. fr.), alla
qual voce del testo riferendosi il nostro
Cod. legge Saperla, in \^Qe oìtiQ Saperlo
col Cod. Fars. che scrisse, Parlare. Il
Cod. Magi, ha Saperla.
(44) Codd. fr. La second' est efidique.
Il nostro fedelmente, ma con trasposizione
di lettere nella ultima voce. La segonde
est edijiche. Il Magi. È Fediche che ne. I
Codd. it. e le St., La seconda si è fisica
la quale e' insegna, e questa lezione come
più compiuta e chiara seguimmo — Ver-
tadiero dall' antico Verta e Vertade, come
Veritiero da Verità, è d'origine proven-
zale (Vertadier) ne già spagnuola come
credette il Monti; per lo che dee scri-
versi Vertadiero, anzicchè Verdadiero come
scrisse il Vocabolario suU' autorità del
Redi. — Non trovasi ne' Dizionarii, del
142
Roquefort che ha solo Vertez per Verità,
né del Diez. V. Nannucc. Voc. e loc. pro-
venz. Il Cod. Magi, leg-g-e Veraci, le St.
Vere.
(45) Sapere dei filosofi eh* este madre.
Cosi il nostro, che si corr. col Cod.Mag-1.
di cui pure son le parole del testo: Et
apertamente.
(46) I Codd. fr. Car tout avant ot il
en sa pensée V image. — I Codd. it. e le
St. Che in primamente elli ebbe in pen-
siero. — Il nostro lesse En sapience in
luogo di En sa pensée , e in tutto questo
brano concorda col Cod. Farsetti, e col
Magi., più antichi.
(47) La parola Archetipo, che manca
al nostro, ed è del test, fr., si aggiunse
coi Codd. it. e St. Il Cod. Farsetti ha
invece Mappa Mondo. Il Magi : È appel-
lata mondo in senbianza.
(48) M'is il en oevre et en fait son
proposement Codd. fr. E fedelmente i
Codd. it. e le St. Mise egli in opera e in
fatto il suo proponimento. — Il Magi, sta
col nostro.
(49) I Codd. fr. hanno Corre e Courre.
Il nostro copiò il primo verbo, che mu-
tammo in Correre col Magi. — Al settimo
si riposò Codd. it.
(50) Si supplì questa lacuna col testo
Fars. e colle St., fedeli al testo francese.
143
Il Quello si agg-iuiise per chiarezza , col
testo stesso.
(51) Per Uscita, come a questo luogo
hanno 1 Codd. R. L. Pars, e Magi.
(52) Et tuit luminaire. Codd. fr. E
tutte le altre luminarie fossero fatte
Codd. it. e St., meno il Magi, che legge
col nostro.
(53) Qui il Cod. ha le parole Criri-
siana quelle, che non presentando alcun
senso , furono mutate in Chiarezza e ilem,
secondo il Cod. Magi, e lo stesso origi-
ginale francese , a cui nel resto il nostro
Cod. è più fedele che non le St. e più
compiuto di esse. Le dette parole pro-
vengono dall' avere il menante letto male
la parola Chiarezza (e perciò scrisse Cri-
risiana), e letto Ilem per Ille, (e perciò
scrisse Quelle).
;54} Quest' ultimo inciso, cU' è pur nel
Pars, e nel Magi., manca al Cod. fr. 1 ed
ai Codd. it. , alle St. ed al Sorio: ma tro-
vasi ne' Codd. fr. C. R. U. V. Et les met
en noviaus cors.
(55) Qui il nostro legge per err. Ma-
niera, Si corr. cogli altri e col testo.
(56) Così il Cod. nostro col Magi., e
cosi tutti i testi francesi, benché nel
Cap. precedente non sieno indicate che
due maniere. Tale errore fu corretto nei
Codd. italiani posteriori e nelle St. , ed
i
144
anche per ciò questi si appalesano più
recenti del nostro ; il quale seg'ue a ri-
tenere le trs maniere anche dopo , dove
d' accordo col fr. tratta della Quarta ma-
teria. Notisi Feci, più prossimo al lat.
Fecit.
(57) La parola Proprietade, eh' è del
testo fr., fu aggiunta col Cod. Fars. e
colle St. — Più sopra in luogo di Cria-
tura, le St. hanno Cosa ed e più fedele
al fr.
(58) Et sor certe quarte maniere est
V ofice de nature, qui est viaires de son
ver ai pere Codd. fr. Questi traduce let-
teralmente il nostro scrivendo, che deste
vita del suo verace padre , ( a differenza
d' altri Codd. e delle St. che hanno altra
lezione ) meno che nella parola Viaires
( Volto, Imagine) eh' ei non intese e tra-
dusse per Vita - E come più sopra scam-
biò Materia in Maniera, qui fé' V opposto.
— Notisi Chelle per Quelle.
(59) In tutto questo brano le lacune
furono supplite coi Codd. it. e le St. In
luogo di Comandatore (Commandierres
Codd. fr) il nostro col Magi, per error
del menante legge Cumenciatore , lo che
si corr. con Codd. e St.
(60) Se de ce non que Diex li a otròiè
Codd. fr. Se non quella che Dio le ha data
Codd. e St. Il Cod. Magi, è col nostro.
145
(61) Et eie ensuit ses ordenemenz Codd.
fr. Et ella eseguisce il suo ordinamento
St. e S." Et ella s?guisce Cod. R., più
fedeli.
(62) Il nostro Cod. col Pars, e Mag-l.
le«?^e, Corpo di natura^ per facile s' ada-
tag-j^ine del menante , ed ha con essi
anche Congiungimento, dove le St. e altri
Codd. it. e fr. hanno Conoscimento. L' er-
rore di Corpo per Corso si ripete, e fu
corretto, più inanzi.
(63) Et puis fait encontre le cours.
Codd. fr„ E poi fece contro al corso. St. e
Codd. it. Il nostro qui usa Lei per Legge,
come altrove assai volte, ed in questo
luogo anche il Magi, ha: Facesse contro
lei.
(64) Questa lacuna si supplì col Cod.
Pars., e coir ed. del Sorio fedele al testo ;
le precedenti con essa e con le St. — La
lacuna fu supplita pure con questa. Il Cod.
scrive prima, Suono per Sono, e Desuopra
per Desopra. Il Cod. Pars, ha Disopra, e
così il Magi.
(65) Codd. fr. Car par un pò s' en
vont aincois que il viengnent , et por ce
n' a il en eulx point de fermetè. Tanto
in questo, che ne' Codd. italiani , manca
il nome plurale, che dovrebbe reggere i
verbi Vanno e Vengono ;^ ma dovendo es-
sere di genere mascolino per rispondere
10
146
ai pronomi II ed Eulx che vi si riferi-
scono , pare che un tal nome debba es-
sere, Tempi, piuttosto che Cose. — Ain-
cois in lingua romanza significa Innanzi,
come tradusse il nostro, ma qui piut-
tosto, Appena, Tostocchè. — L' Avene del
nostro Cod. viene da A, Ave, terza per-
sona presente di Avere, giuntavi la par-
ticella Ne, come a dire Ve n' ha, per ele-
ganza, o per pleonasmo frequente ne' tre-
centisti, anche in altre particelle simili,
come Che, Si, E, — Il Cod. Magi, qui
legge : E però non è in loro punto di fer-
mezza.
(66) Il nostro ( e qui pure il Fars. ) è
fedelissimo all' originale fr. fin nella co-
struzione provenzale colla particella Non
alla fine dell' inciso, come si sarà notato
altre volte : non così le St. e altri Cod.
— Del pensieri per Nel pensiere è modo
proprio del nostro, che scrive sempre In
del per In nel.
(67) Le St. e il Sorio e la Crusca qui
leggono Questo facimmto ; ma la Crusca
stessa alla parola Eternalmente in questo
esempio legge : Questa pensagione, e così
il Cod. Farsetti. I Codd. fr. tutti leggono
Ceste pensée, e a questi s' attennero alcu-
ni Cod. it. Il nostro e gli altri come il
Magi, [fazione) videro un Cod. che leg-
147
ffeva Fagon come il Cod. Veronese Maf-
feiano citato dal Sorio.
(68) Codd. fr. Et por e? cuident il que
il volt aucune foiz ce que il ne volt primez.
— Il Sorio lesse nel Cod. Maff. Cuidant,
e i)erciò tradusse col Cod. Pars. Pen-
sando, men propriamente. 11 Magi, leg-ge:
Pensano eh* egli volesse alcuna volta ciò
eh' egli non voleva di prima, fedelmente.
— Nel nostro sta: Vogiane alcuna cosa
volta ciò — L' intrusa e soverchia Cosa
si omise col testo Magi, e Pars..
(69) Dio era volontà era legge in
luogo dAÈW Cod. nostro e il Magi, che si
corressero colle St., con cui purè s'empi-
rono le due lacune.
(70) Codd. fr. Qele matere les des-
vance de naissance non mie des tens. Il
nostro, e il Magi., benché nel resto più
fedeli di tutti gli altri, non avendo inteso
il senso di Desvance (Avanza) che forse
lessero Denance, vi sostituirono parole
insensate. Né meglio il Pars. Bastava
dire , che la materia , di cui furono fatte
queste cose, le avanza di origine, non
di tempo.
(71) Si raffazzonò questo brano, sup-
plendone le lacune col testo, a cui nelle
parole superstiti il nostro é fedelissimo ,
né bruttato di giunte inutili , come negli
altri testi italiani e St.
148
(72) I Codd. fr. qui hanno: Et la na-
ture des angles qui ne trespassierent est
appeìee ciarle, et la nature de ceus qui
trespassierent est apelèe tenebres. A que-
sto verbo Trespasser die il Giamboni il
significato di Finire, Morire, come V han-
no pure i francesi, mentre Brunetto \ usò
qui nel senso di Fallire. Col nostro s' ac-
corda il Cod. Magi.
(73) Così il nostro, secondo il Cod.
fr. F. De V un de ceus Jlst il la clartè
et li autre se firent. Ma gli altri Cod. fr
leggono : Et de buens Jlst il la clartè et
de mauvès les tenebres, e questi segui-
rono Codd. e St. E de' buoni fece la chia-
rezza e de' rei le tenebre.
(74) Codd. fr. Mais si nos usons d'eles
mauvaisement, eles deviennent mauvaises;
e così hanno le St. Ma se noi le usiamo
malvagiamente elle diventano rie. Le ul-
time tre parole del periodo nel nostro, che
stanno anche nel Cod. Fars. e nel Magi.,
sono aggiunte col Cod. U. fr. citato dal
Cod. I, cui pure mancano.
(75) Codd. fr. Mais il sont deceu. E
a questo più conformi le St.: Ma elli san
ingannati. Il Fars. ed il Magi, col nostro.
(76) Codd. fr. Toute nature ou elle est
parmenable, ce est Dieu; ou eie est re-
muable, ce est creature. Si corr. secondo
questi le parole, Tutte nature, del nostro,
149
de' Codd. e delle St., e col Fars. e Mag-l.
si supplì la lacuna.
(77) Lezione scorretta. Né meglio
Codd. e St. E anche nulla cosa cambia
eh' è naturale. I Codd. fr. Et d' autre
fari il n' a nule chose qui soit naturel.
A questi sarebbe fedele il nostro senza
le intruse parole In vita, che potreb-
bersi omettere , ma son pure del Cod.
Magi. — Più innanzi ove il nostro legge
Alti omini malati col testo fr. F, le St. e
Cod. leggono Agli occhi malati e il Magi.
Agli occhi infermi come hanno gli altri
Cod. fr.
(78) Tutte le lacune di questo brano
e del precedente si supplirono coi Codd.
it. e St. — Questo capitolo ne' Codd. fr.
finisce colle parole : Devant touz : che
mancano ai Codd. it, e St., li quali invece
finiscono con quest' altre : Infn alla vec-
chiezza. Il nostro termina il suo Cap. X
che risponde all' XI delle St. e dei Codd.
fr. coir annunziare l' argomento e il titolo
del suo capitolo XI , che non tratta già
Della natura degli Angeli, come nel testo
fr. e nelle stampe, ma balza al Cap. XIX.
di queste, che tratta invece Dei primài
regni che /uno in terra. Né questa omis-
sione del Cap. XII al XVIII delle St. dee
credersi lacuna del Codice, perchè anche
neir indice delle Rubriche preposto ad
150
esso, subito dopo il Cap. X Come lo mal
fu trovato , avvi il Capitolo De' reami eh"
funo primieramente, come nel corpo del
libro; ma invece deve dedursene, che i
sopradetti capitoli, dal XII al XVIII in-
. elusivamente, mancavano al testo fran-
cese che servi alla versione trascritta
nel nostro Codice; La stessa mancanza è
pur nel Cod. Farsetti e Magi.
(79) Codd; fr. Se il ne commencoit les
lignies dou premier home^ si tornerà il
cele part éon conte, selon V ordres des
aages dou siecl". A questo son più fedeli
le St. Se non comincia li ligniaggi del
primo omo , si tornerà egli a quella parte
il suo conto secondo V ordine delV etade
del secolo. - La parola Contenenza per Con^
tenuto, adoperata qui per tradurre il fr.
ContenemenSy è mal resa da Codd. e St.
colla parola Cominciamento , e dal Cod.
Magi, per Condizione.
(80) La terza età , che mancava al
nostro , si supplì col Cod. Magi., e la
piccola lacuna nella quarta e quinta
colle St. Queste invece che Alla venuta,
e il Cod. Fars. AlV avenimento, leggono
più fedelmente Al nascimento, ed in
luogo di Fino a che lui piacerae, hanno
Infino alla fine del mondo, conforme ai
Codd. it. e fr. — Il Cod. fr. st. e il R.
in vece di Faraone leg'gono Nabugodono-
151
sor, discordando in ciò da tutt' altri. —
Il nostro traducendo il fr. Aage per Età,
conservò a questa il genere mascolino
di quello.
(81) Questo brano citò la Crusca scor-
rettamente alla voce Ingenerare -- Le
piccole lacune si supplirono colle St., che
in luogo del Paradiso deliziano, leggono
più fedelmente al fr. Paradiso terreno . e
il Magi. Terresto, - Paradiso deliziano
chiamavano ne! trecento il Paradiso ter-
festre, e perciò la voce Deliziano negli
esempii citati ad essa nel Voc. è aggiunto
proprio dell' Eden , né significa Delizioso.
(82) La piccola lacuna si supplì col
Cod. Fars. e colle St: Le parole Di mala
morte che son pure del Magi., mancano
agli altri Codd. ed alle St. Italiane, e
non sono nel Cod. fr. stampato, ma in
molti altri di questi.
(83) Codd. fr. CU Enoch li Jilz Caym.
engendra Irad, de Irad nasqui Maviahel,
di Maviahel nasqui Mathusael (Cod. fr.
F. I. Y. A 3 Matusalem), de Mathusael
nasqui Lamech qui ot ij feraes, dont la
premiere ot non Ada (Cod. fr. F. Adam)
en cui il engendra ij filz label et lubal.
CU label (Cod. fr. F. U. lubae et Anom.
CU luhael) et cil qui de lui issirent firent
premierement tentes et loges por aus repo-
^er. lubal ses freres fu li premier shom qui
152
onques trova citoles et orgiies etc. — Ne'
Codd. it. manca la versione del branetto
di Maviael , che per altro trovasi nel
testo Bergamasco della Marciana , ed è
ne' Codd. fr., meno che nel Maffeiano di
Verona — La versione delle parole Et
di qui de lui issirent trovasi nelle St. , e
meglio ne' Codd. Rice, e Laurenziano,
che leggono Quel lubabel e coloro ch^ di
loro uscirò. Il nome del secondo figlio di
Ada è detto Annondaì nostro e dai Co-
dici italiani veduti dal Sorio e da me, è
Jubal nei Codd. fr. e nella Bibbia; come
r Idrad del nostro è V Irad degli altri
Cod. e della Bibbia. — Il Cod. Fars. Fece
organi et orivoli e altri istormenti.
(84) Codd. fr. D. S. Sella, i più Sellam.
La parola Fevres del testo fr., e Fabro de'
Codd. .it. e St., nel nostro e nel Magi, è
sostituita dall' insolita e men fedele voce
Fieromo. — La lacuna è supplita coi Codd.
fr. e it. e St. — Dove il nostro, il Fars.
e il Magi, pongono Disubidino, altri
Codd. e St. pongono Abbandonaro, più
fedeli al Deguerpirent del testo fr.
(85) Notisi Aita per Età qui e poco
dopo. Gli altri Cod. e st. leggono Età.
Più inanzi avvi Eità ed Aigio per Agio.
(86) Così il nostro. Altri Codd. fr., it.
e le St. leggono MCCLXII. Il Sorio pro-
pone di correggere MDCLVI coli' Usse-
153
rio, e cosi lefrg-e il Cod. fr. K. - La lacu-
na si supplì col Cod. Magi, e colle St.
La parola Credette è del Cod. Magi, il
nostro ha Credente.
(87) Il Cod fr. F. legge nelV egual
modo, e cosi gli altri testi italiani: gli
altri Codd. fr. hanno 900 e con essi il
Cod. Magi.: la Bibbia novera 950.
(88) Il Cod. Laur. più letteralmente
fedele al testo fr. Che piU non ne dirà in
questa parte.
(89) La lacuna si supplì colle St. e
Codd. it. — Sem lo minore fliolo di Noe
correggasi: Sem lo primo, colle St. e Codd.
it. e fr. ( Li ainzner fdz Noè).
(90) Tutti i nomi proprii di questi tre
Capitoli si trascrissero come stanno nel
Codice nostro, perchè nella massima parte
conformi al testo francese dell' uno o
dell' altro Cod. lenchè quello le più volte
non s' accordi col testo Biblico. — Le
parole ultime E della torre Babel nella
rubrica di questo Cap., non sono nelle
St. , ne' Codd. it. e in più Cod. fr., ma
leggonsi nei Codd. fr. S. U. W. — Qui
inanzi ove il nostro ha Isciti, il Magi,
legge Stratti più fedelmente.
(91) Meglio col testo fr. e colle St.
E la confusione , anzicchè E de la di-
visione.
154
(92) Cod. fr. Les Tdles, o Lts Tdoles >
e così tradussero le St. e col. Pars, più
Cod. it. Altri, e non pochi Cod. fr. hanno
invece Les dieus , e questi seguita il no-
stro ed il Magi.
(93) Le St. e altri Cod. it. leggono:
H la torre di Babel era in ciascun quadro
dieci leghe y e ciascuna lega ecc. confor-
memente al testo fr. , e con essi si supplì
la lacuna.
(94) Codd. fr. Et estora de grant guise.
Il nostro fedele al testo fr. più assai che
altri Cod. e St. ne tolse di botto il verbo
Estorare , ed entrambi provengono dal lat.
Extruere, donde ne' bassi tempi fu fatto
Extoramentum. — Il Cod. legge: Per ìo
meo di lui per errore: si corr. col Cod.
Fars. e Magi.
(95) Cod. fr. Qui onques assembla genz
en est en feurre et en guerre. I Codd. it.
e le St. hanno : Che mai asemblasse gente
in oste per fare battaglia e guerra. Il Ro-
quefort nel suo Gloss. de la lang. rom.
non dà alla voce Feurre un significato
corrispondente a quello che qui si richie-
derebbe.
(96) Cod, fr. Commenca li regnes de
Sisoine. Le St. e i Cod. it. qui leggono:
Sidonia. Il nostro legge Scione, col Cod.
Fars. per esservi stata omessa la t dopo
la s. Il Cod. Magi, ha Sidone più esat-
156
tamente degli altri. — La grande discor-
dia già notata dal Serio ne varii autori,
che trattarono della cronologia de' primi
tempi biblici , nel fissare le date de' prin-
cipali avvenimenti, cagionò altrettanta
disparità sì ne' Codici francesi che in
quelli della versione'italiana. Per ciò es-
sendo impossibile il fermarne con sicu-
rezza i precisi numeri , si tenne miglior
partito il trascriverli come sono nel nostro
Cod., che spesso anche in questi si di-
versa dagl' italiani, e più s' accosta a
taluno de' francesi. — Notisi Ellt durò
anzi che Ella per essersi tradotto 1' Aage
mascol. in^^àf femin.
(97) Da qui ha principio un brano
del nostro, che manca ai Codd. fr. ed
agli italiani, meno che al Cod. Farsetti
della Marciana, che lo ha molto più lungo
e fu da me stampato ( F^rfe di un nuovo Cod.
del Tes. Ven. 1860 p. 36), ed al Cod. Magi.
eh' è mezzano fra questi due, ma più vi-
cino al Farsettiano.
(98) Qui finisce la giunta del Cod.
(99) Codd. fr. Car lui font les estoires
chief des premier s rois , a cui s' accor-
dano altri Cod. it. e le St. Anzi tornerà al
re Nino et al suo reame , che a lui fanno
V istorie capo del primo re, e meglio, che
lui fanno dei primi re. Qui il nostro e il
Magi, videro altro Cod. fr.
156
(100) Codd. fr. Car ^If fu plus chaude
que nul home, et plus fere; et aprés ce fu
eie la plus cruel feme del monde. E fe-
delmente le St. e i Codd. E essa fu più
calda e piU fera che nullo uomo, e appresso
fu la piU crudele femina del mondo.
(lOlJ Codd. fr. Li paisant, o puissanz
o Persant , e con questi ultimi le St. e
Codd. it. legg^ono Quelli di Persia. Il no-
stro, e il Fars. e il Mag-l. per errore del
menante hanno Pagani. — Il nome di
Arius è secondo il Cod. fr. F.: altri Codd.
fr. hanno Arcius, di cui è una sconcia-
tura r Arsirius delle St. e Codd. it., meno
il Magi, che legge Arius. —, Invece di
XVII re, il Cod. fr. e le St. hanno Dodici.
(102) Quest' ultimo periodo non tro-
vasi nel testo fr. , né in altri Cod. della
versione.
(103) Corr. Philadelphus con Codd. e
St. La seguente lacuna si supplì colle St.
(104) Questa lacuna del nostro si sup-
plì colle St., meno che ove queste leg-
gono Gomfer si corr. Seleucus col Testo fr.
(105) La giunta di Labuzar è dei Codd.
fr. ed it. e delle St. Ma se Labuzar (o
meglio Laborossar) è secondo il Petavio
la stessa persona che il Baltassar che
vien dopo, s' è bene apposto il nostro, o-
mettendolo. — L'Evilmeradap del nostro
è pure in sette Codd. fr. Il Cod. fr. stam-
157
pato ha Evilmeradach: le St. e Cod. it.
Evilmeradiap. — Il Cod. legge qui Beus
per Bue.
(106) Il Cod. nostro copia letteralmente
da' Codd. fr. tre volte il nome Daires per
Darius. - V Arsami d'esso e del Cod. Fars.
è r Arcami di questi , o Arcamis delie St.
e Codd. it.
(107) I Codd. fr. Alexandre avoit ja
regnè VII ans, et puis regna il V et
lors avoit d'aage XXXVI ans. Il nostro,
e con esso il Fars., sommò le prime due
cifre, e ne fece il numero XII, totale
del colui regno ; poi per ismemoratezza
ripetè il numero V. Ma quasi a ristoro
corresse i Codd. fr. nell' età d' Alessan-
dro, ristringendola a trentatre, anzicchè
a trentasei come quelli e le St.
(108) Si supplì la piccola lacuna colle
St. conformi al testo.
(109) Le St. e i Codd. it. qui leggono
erroneamente: Perchè egli andò frustrando
tutto il mondo e fuvìrtudioso. Col no-
stro, col Fars. e col testo fr. si corresse
Frustrando in Conquistando^ e Virtudioso
con Vittorioso. Il Voc. sul primo esempio
scorretto diede al verbo Frustrare il si-
gnificato di Andar vagando e cercando ^
ma ora per la correzione del Cod. Far-
setti tal verbo perde ogni autorità —
L'ultima lacuna del nostro si supplì colle
158
St. fedeli al testo. Il Cod. Fare. Ma il
vino e la lussuria il vìncevano molto .
(110) I Codd. it. e le St. qui hanno: Fu
il diretano Ptolomeo di Cleopatra. Il Cod.
fr. con cui si supplì , leg-g-e: Fu li der-
rains Tholomeus qui estoitfa me Cleopatra.
Il Cod. Maffeiano veduto dal Sorio ha:
Fu le dernier Tolomeus Cleopatra, e con-
corda col nostro, ma questo scrisse Chleo-
pate.
(Ili) Notisi Bifinare per Finire, Ces-
sare, mancante al Voc. che pur registra
Finare. Notisi ancora Realtade per Di-
gnità regia, che pur vi manca: v'è invece
Realità ma con esempio unico di autore
citato coir abbreviatura Bus. forse Bu-
sone da Gubbio, ma di questa manca la
spiej^azione nella Tavola degli autori
citati.
(112) Qui lo scrittore del nostro Cod.
e del Pars, scambiò due volte G-recia con
Creta. I Codd. fr. leggono: Et ses regnes
commence en Visle de Crete, et por son non
fu apelèe V isle de Crete qui siet vers
Romenie. — Anche le St. hanno scorret-
tamente: E per lo suo amore fu appellata
V isola di Creti Grecia che si è verso Ro-
mania. Se ne muti la parola Amore con
Nome secondo il nostro ed il testo; se ne
tolga r intrusa parola Grecia che oscura
il senso e lo falsa, secondo il Cod. Maf-
159
feiano ; ed in luogo di Si é, pongasi Siede
col testo fr. ed il Cod. Laur. e Rice.
(113) Dopo Celus hanno i Codd. fr. A-
pres i fu rois Saturnus ses Jilz, e di que-
sto inciso manca la versione italiana in
tutti i Cod., meno il Pars, che legge al-
quanto peggio e diversamente: Appresso
alla sua morte (di Gres) tenne il suo rea-
me Celo suo Jìglimlo, e pò dopo a chostui il
tenne Latino {corr. Saturno) suo figliuolo.
Appresso Latino fu re lupiter ecc. Ma
questa lezione non s'accorda coi testi fr.,
e del Maifejano qui tace anche i! Sorio.
(114)Anchequi il menante scrisse Grecia
per Creta , errore che ripetono anche le
St. coi Codd. Le parole: E di Grecia tutto
intorno, non rispondono ad altri Cod. fr.
che al Maffeiano.
(115) Questa lacuna del nostro fu sup-
plita col Cod. Farsetti: le successive colle
St. — 11 nome Atreus nel Cod. nostro e
nel Fars. è scritto Atrius, e in luogo di
Danao e Di Elena v' è Danai ed Elene al-
la latina.
(116) Il nostro ed anche il Magi, in questo
Cap. XXII che nel primo s'intitola Femi-
norum, segue letteralmente il fr. e perciò
non ha le giunte postevi ne' Cod. it. po-
steriori e nelle St. Ne' Codd. fr. mancano
le parole corrispondenti a quelle del no-
stro, che son pure nel Cod. Magi. Il Far-
160
setti ha invece: E li maschi nodricno fine
a li VII anni. Le St. e Codd. it. hanno
poi alla fine di questo Cap. quattro pe-
riodi, tradotti con glossemi ed errori dal-
l' originale francese, ma che mancano al
nostro e ?.\ Mng-l. - Il nome Sidone è
scritto or Sencione or Sessone - La pa-
rola Pupula , cangiata in Mammella nel-
le St. e ne' Codd., è diminutivo di Poppa^
e questa viene da Papilla lat. Non è nel
Voc. Il Cod. Fars. legge Poppa, col Magi,
— Fare di tutte armi, sta qui per Com-
battere con ogni sorta di armi , piutto-
stocchè , Combattere semplicemente come
significa r esempio del Villani, che a Fare
d' arme allega il Voc. Tutto questo Cap.
nel Fars. è più prolisso e diverso dal te-
sto. — Nel titolo il nostro legge Del re-
gno f minorum.
(117) Codd. fr. Et qui estàbli que les
causes el les jugemens fussent devant lui
jugiez (che il trad. male interpretò Di-
nanzi a' giudici invece che Giudicate di-
nanzi a lui); et le lieu ou V on Jait les
jugernsns est apelez Forum par le nom de
lui. Ponendo al debito luogo le parole
disordinate , ma per lo più fedeli, della
versione, e supplendone la lacuna col Cod.
Magi riuscirebbero a questo: E stabilì
che le diflerenze e li piati , eh' erano in-
tra le gente, fosseno dinanzi a' giudici.
161
E stabilì che quello luogo, quine u' si fa-
ceano le corte, fosse appellato Forum per
lo nome di colui — Il nome Arginos de'
Codd. fr. (meglio Argivos) mal letto o non
inteso, e che forse fu scritto Desarginos
in quelli, originò ile ridicole storpiature
di Arginoù, Sarchinois e Carchinois de'
Codd. it. Con questo nome si vollero in-
dicare gli Argivi per tutti i Greci. - Il no-
stro Cod. ed il Magi, ha Froneus in luogo
di Foroneus, scrive Furon per Forum, ma
non è men fedele degli altri.
" (118) I Codd. fr. e it. hanno tutti: Tre-
mula duecento anni: Il Magi. 3264. Con
questo si supplì la lacuna.
(119) Questa lacuna fu supplita colle
St. e Cod. corretti sul testo francese. - Il
periodo che succede a questo non è nelle
St. e Cod. it. ma trovasi nel testo fr. e
nel nostro. — Più innanzi il Cod. ha
Toison per Toson e Menelai per Di Me-
nelao.
(120) I Codd. fr. qui leggono a differen-
za del nostro: Eneas li Jlls Anchises o tout
8on pere et Ascanius son fil s'en iss treni
hors et emporterent grandesime tresor, et
avec tout plain de gent s' en alerent a sau-
veté. Né anche le St. e Codd. it. son fe-
deli a questa lezione.
(121) 11 testo fr. Mais camme que la
chosefusty il et sa gent s' en alerent par
11
162
terre une hore avant et autre arrieres, tant
que il arriverent en Itaille. Le lacune si
supplirono colle St. conformi al testo
e coi Codd.1t. - Le parole: E che vi fusse
colpabile, non hanno riscontro col Cod. fr.
stampato , ma in molti altri da questo
citati alla p. 41 not. 4 e' è qualche cosa
di analogo: Et qu' il en fut compains. —
In luogo di: Ch^ elli in prima arrivò a
Cartaina, le St. leggono: Ch' egli colla sua
gente arrivò in Italia, coi Codd. fr.
(122) Tutta questa storia degli amori
d'Enea è giunta del nostro e del Magi,
e comincia dopo Arrivò a Cartaina o Car-
tagine, parole con cui lo scrittore mutò
quelle di Arrivò in Italia che son del
testo, per legare questo colla sua giunta.
Essa non trovasi ne' testi fr. o in altri
it. da me veduti; si nel Cod. Farsetti, ma
più prolissa e in varii luoghi diversa. La
si può legger nel Primo libro del Tesoro
illustrato dal Sorio, p. 39 in nota , e nel
mio opuscolo: Di un nuovo Codice del Te-
soro di Brunetto Latini Ven. 1860 p. 47.
<123) Il Cod. fr. stampato comincia
così questo capitolo: Il fu voirs que Ita-
lus , qui fu filz Nembrot qui fist la tor
Babel, vint en Ytalie, et sie en fu sires
toute sa vie. Apres ìa tint lanus ses filz.
Le St. e il Sorio sono fedeli a questo,
omettendone solo il nome di lano. I Codd.
163
fr. D. R. S. ìE a questo aggiungono /
come il nostro: Et pour lui fu li pays
apelès Ttalie. - Nessuno parla del Re Chus,
tranne il nostro e il Magi, che lo scrivono
Charrarus per errore del menante, il quale
già prima al Gap. XVI 1' aveva scritto
rettamente Chus\ ed il Cod. Farsetti , che
legge: Lo re Churrus padre di Nembrotto:
colle quali ultime parole si corr. Terrore
del nostro e del Magi, che scrissero: Che
fìAe filio Nenbrot. Il nostro scrive pure or
Etalea, or I talea, or Et alia.
(124) I Codd. fr. leggono tutti: Et puis
fu rois Phanus li filz Pichus: le St. e
Codd. it. leggono Samus. Tutti corregge
il nostro ed il Sorio, il quale allega qui
altri testi manoscritti, ma senza specifi-
carne alcuno.
(125) I testi fr. hanno qui Nourrir, e
gl'ital. Nutricare in luogo di Guardare
col Magi. Il Fars. Nudrire e guardare.
V ultimo periodo di questo Capo del no-
stro, del Magi, e del Fars. manca a' Cod.
fr. e it. e St.
(126) Anche in questo Gap. le giunte
son delle St. o del Cod. Fars. o Magi. conf.
al testo fr. - Quelle parole che son lineate
son del Magi, o giunte volgarizzate dal
testo per legare e compiere il senso - Il
Cod. nostro scrive Bructon per Bruto, Tibe-
164
rius per Tiberus, Carpanaces per Carpano-
ce e seconda il Sorio Capetus ; Nomitor -
per Numitor; per err. Procas per Phocas
Marso per Mars, e sopra, Davis per David
Davit - In modo che uno seppe. Quest'
Uno per Ninno ha il doppio senso d' Al-
cuno, ma non è registrato - La data della
incoronazione d' Artù ne' Codd. fr. e nel
Pars, è di anni CCCCLXXXIII. -
(127) Le St. e il Sorio conformi al te-
sto fr. qui scrivono: È ragione eh* io ne
dica la veri t ad?.
(128) Di tutto questo racconto i Codd.
fr. hanno solo le poche cose seguenti: Il
est bien voirs que quant il furent né, V on
les gita sor (o en altri Codd.) une riviere
porce que la gent ne s'aperceussent que
lor ere eust conceu. Entor cele riviere ma-
noit une feme qui servoit à touz commune-
meni , et tels femes soni apelées en latin
luès. Cele feme prist les enfanz (t les nor-
ri molt doucement; et por ce fu dit il que
il estoient fls d' une lue, mais ne estoient
mie. Al testo s' accostano alcune volte le
St., ma poco più che nel senso - Dal no-
stro, che per V indizio della lingua è più
antico, si differenziano i Codd, it., meno
il Magi, e il Farsetti, del quale il brano
corrispondente stampò il Sorio alla p. 40
dell' ed. in fol., ed alla p. 60 di quella in
165
8. del Primo libro del Tesoro volgare da
lui publicato , e dove può leg'gersi.
(129) Qui Leggiero nel testo e nella ver-
sione può signiflcara , Scapato , Pronto a
tuttOf ed anche Di bassa condizione - Il
testo fr. ha qui. Romulus fu molt fiers et
de grani corage. Equant il fu en son aage
il conversoit avec le Jones bachelers et les
legiers homes malfaitors, dont il estoit
maistres et chevetains. Le St. ed il Sorio
volgono a capriccio il Bachelers (Ragaz-
zacci) in Giovani che seguissero il suo vo-
lere.
(130) Fin qui il nostro Cod. segue fe-
delmente l'originale, salvo che parla sem-
pre in plurale dei due fralelli Remus o
Remulus, come usa pure il Cod Fars. e il
Magi., al contrario del francese che usa
sempre il singolare e non parla che di
Romulus. Di qui comincia un lungo brano
che manca ai Codd. fr. e alle stampe ,
e leggesi nel nostro, e nel Magi, e più
lungamente nel Cod. Farsetti. Ne ho
stampate ambedue le lezioni nel citato
opuscolo Di un nuovo Codice del Tesoro
di Brunetto Latini p. 52.53. Tutto questo
brano risponde ne' Codd. fr. alle poche
parole seguenti: Aprés ce ne demora gaires
que il le fist morir , et puis il furois; et
après fist il Rome, qui ainsi est apelèepar
le non de Ivi; puis fist il morir Remum
166
son frere - Le St. ed il Sono le traducono
fedelmente. Ma, poi non guari tempo lo
fece morire y ed egli fu re in suo luogo. S
lui edificò Roma, là guai fu così chiamata
per suo nome. Poi fece morire Remolo
eh' era suo frate.
(131) Qui finisce la giunta del nostro
Cod. e del Magi, che gli è molto simile.
(132) Per correggere queste date reg-
gasi il Sorio nel luogo citato. Il nostro
segue il Cod. fr., e fra gl'Italiani è d'ac-
cordo coi due Marciani e col Magi. 48 -
Dopo questo brano comincia un' altra
giunta del nostro Cod. che manca all'o-
riginale e alle stampe, ma trovasi eguale
nel Magi, ed è nel Cod. Faì-setti un po'più
lunga che non nel nostro. Questa fu da
me publicata nel cit. op. Di un nuovo
Codice ecc. alla p. 55. Finisce colle parole:
Segundo che le storie diceno.
(133) In questo brano tutte le parole
aggiunte sono delle St. conformi al testo,
meno ne fu, che si aggiunse col Cod.
Laur. Carnalmente è pur del Pars. Li no-
mi Numa Pompeus, Tarquinus primiers ,
Lucrece e poi Brotus e Catalina e Cicirus
del nostro Cod. furono mutati secondo le
St. Il Cod. fr. ha Tarquinus li Orguilleus,
le cuifil par son orgueil etc, mentre i Cod.
it. leggono ad un modo col nostro.
167
(134) Tutte queste parole del nostro
fanno perifrasi alle poche del testo e St.
e per questa cagione.
(135) Il Cod. fr. legg-e invece: Mais
fusi la cité governèe et touz li regnes par
les senators et par les consules et patrices
et tribuns et dicteors et par autres offi-
ciaus selmc que les choses s roient granzy
et dedanz la vile et dekors. Le parole
agg-iunte son delle St. che nel resto non
sono sempre fedeli al testo.
(186) Le parole Per invidia de la di-
gnitade ( o meglio De le dignitadi ] do-
vrebbero rendere queste del Cod. fr. I
Por le muement des dignitez ( Per lo mu-
tamento delle dignità). Ma invece rendo-
no in quanto al sen^o quelle dei Codd. fr. R.
V. M. D. S. W. Por V envie des senatours.
Questo inciso, composto quasi dalle parole
di più codici fr., ma non fedele letteral-
mente ad alcuno, ci conferma sempre più
neir avviso , che il nostro testo sia stato
tradotto sopra un testo francese diverso
dai conosciuti e probabilmente più antico.
Notisi Consiglieri per Consoli anche nel
Cod. Magi, e secondo il Cod. fr.Fche scri-
ve Conseilliers , mentre gli altri hanno
Consules, e le St. Consoli.
(137) A questi due ultimi periodi ri-
sponde nel Cod. fr. il testo seguente. Mais
168
àia verità dire^ il n'ama onques les Senators
ne les autres officiaus de Rome, ne cil lui;
car il estoit estraiz de la lignie le Jil d'
Enee, et après ce estoit de si haut corage, que
il ne baoit fors que a la seignorie avoir
don tout, selonc ce que si ancestre avo-
ient eu. Meno alcune giunte o glossemi,
il nostro è ben più fedele che non le St.
La lacuna si supplì col Cod. Magi. 48.
(138) Il lettore avrà già osservato, che
il nostro codice tra due parole vicine , la
prima delle quali finisce in E e la se-
conda comincia da E, framette sempre
una D; ma invece d'appiccarla alla E
della prima parola, come Ched, Ed, Per-
chedf la premette all' E della seconda , e
perciò scrive Che delU, Che dorano, E dei-
li. Perchè dera, al contrario dell'uso odier-
no che scrive Ched elli, Ched era, Ed elli,
Perched' era, o Perchè era. Questa grafia
perchè speciale fu conservata. — Ove il
nostro legge Raunarono grande oste il
Magi, più fedelmente; Vi mandarono ecc.
Le lacune si supplirono colle St.
(139) Dopo questo manca al Cod. no-
stro e al Magi, il seguente brano , che
conforme al testo francese leggesi nelle
St. e meglio ne'Codd. Laur. e Rice, e nel
Sorio così: La piazza della terra ove Fio-
renza sìè (siede Cod. Rice, e Laur.) fu già
169
appellata magione di Marte , cioè Casa di
battaglie, dhè Mars , la quale è uria delle
VII pianete, sì soleva essere chiamata da'
pagani Dio delle battaglie , e ancora la
chiamano così molt". genti. Perciò non è
meraviglia se i Fiorentini stanno sempre
in briga e in discordia^ che quella pianeta
regna tuttavia sopra loro. E di ciò sa il
maestro Brunetto Latini la diritta veri-
tade, che fu nato di quella terra. Et allora
eh' egli compilò questo libro si n'era egli
cacciato di fuori per la guerra dei Fio-
rentini. Br. Latini Tesor. ed. Carr. p. 48.
Il Cod. Fars. è qui pure molto diverso
da Cod. e St.
(140) Tutto questo lungo l rano è una
ampliazione de' pochi versi seguenti del
testo fr. Endementiers Julius Cesar por-
chaca tant amont et aval, après ce que il
avoit eues tantes victoires et mainz pa'is
souzmis au commun de Rome^ que il se
combat i encontre Pompé3 et contre les au-
tres qui lors gdv'ernoient la citè, tant que
il les vainqui, et chaca tous ses enemis,
tt il Seul ot la seignorie de Home. Le St.
e Codd. it. volgono queste parole , ma
con altr' ordine e con inutili giunte.
Il Cod. Farsetti molto simile all' Ambro-
siano conformasi in gran parte al nostro,
eh' è uguale al Magi., ma n' è ancor più
no
lungo, e ne fu stampato il brano dal Se-
rio nel suo Primo libro p. 43 not. delPediz.
in fol. e p. 64, 65 dell' ed. in 8.
(141) Gli altri Codd. e le St. legg-ono
Tre anni e sei mesi , meno il Cod. Fars.
e il. Magi, che stanno col nostro.
(142) Qui la lezione è viziata e dovreb-
be dire col testo [Che regnò XLII anni
e sei mesi anzi la nativitade di Jesii Cri-
sto, e xml anni dopo, e tenne la signoria
di tutto lo mondo.
(143) Le poche lacune del Cod. in que-
sto brano si supplirono colle St., nelle
quali poi abbondano glossemi e perifrasi.
(144) Dal farsi qui menzione della se-
poltura d' Antenore può dedursi, che Tetà
del Codice non deve essere che verso
la fine del sec. XIII , perchè fu dopo il
1274 che il giureconsulto Levato indusse
il comune di Padova ad erigere quel se-
polcro alle pretese ceneri del fondatore.
Il nome di Priamo è scritto sempre Pria-
no nel Cod. seguendo i Codd. fr. che scri-
vono Prian, Prians, e Priant.
(145) Le parole del Cod. En Sesamhre
rispondono al Cod. fr. En Sicambre, man-
cano ai Codd. fr. veduti dal Sorio, ed a-
gr italiani, meno che all' Ambrosiano che
legge col nostro, e al Bergamasco della
Marciana, che legge In Sicambria. Il Fars.
ni
Andarono Sensobbe. - Le parole del nostro
che tosto seg'uono: E appo tempo passa ,
volgono il fr. En trespass meni de tenSy
e vogfliono esser corrette colla lezione del
testo Ambrosiano: Et apo tempo passato.
(146) Il testo fr. stampato legge Come-
des de Mar. Altri secondo il Sorio leg-
gono Mercomedes, altrimenti detto Mer-
cor/iero. Il Cod. Pars. Merchomedes: il Magi.
col nostro.
(147) Il Cod. legge qui Guermama. Si
corr. col Magi. Un luogo di Crinitus il
Cod. fr. st. ha Hernitus, ma quattro altri
Cod. fr. K. R. U. V. leggono come il no-
stro e il Pars, e il Magi.
(148) Tanto Menimare che Menomare
mancano a questo modo. A questo esem-
pio può aggiungersi quello del Tesor. I.
XXI e della Vit. 8. Gio. Batt. citati dal
Voc. mescolatamente con altri di mo-
do attivo. - Notisi Inalzò coniugato col
singolare collettivo. La lacuna si supplì
colle St.
(149) Questi è il Gtìdebors, Geldebort
e Gildebert dei Codd. fr. Gilberto Cod.
Pars, e Magi. - La Radina Bassine è La
roine Basine degli stessi - L* Idris, o
Vlldris, o Indris, o Ydris di essi, o Idrus
delle St. e Cod. it. è il Childerico del-
la storia. Santo Remedi è il Sainz Remiz
172
dei Cod. fr. o San Remigio - Le due
giunte son dei Cod. Riccardiano e Lau-
renziano.
(150) Questo verbo Batteggiare eh' è
pur dei Cod. Magi, vuol essere registrato
nel Voc. con questo esempio, con altro
eguale del Cap. XXXIV, e con quello del
Buti (inf. IV.) notato già dal Bottari nel-
la Tavola ai Gradi di S. Girolamo - Le
lacune Di Francia^ e Re son supplite col
Cod. Magi., l'altra colle St.
(151) Il nostro Cod. ha in questo luogo
una parola diflQcile a rilevarsi, ma che
somiglia a Quascons , e che scrivemmo
Guasconi col testo fr. e le St. - La data
di DCCLI. anno è di quasi tutti i Cod.
fr. ed ital. Il solo Cod. fr. stampato leg-
ge DCLI. il Magi. DLL II Sorio la cor-
regge riducendola a cinquecento e uno.
(152) Il Cod. fr. legge Antigios colle
St. it., il Cod. Ambrogiano Ansigius: il
Sorio corregge Ansigisio. Il Carlo Mar-
cians del nostro, e del Cod. fr. di Vero-
na, e del Cod. Ambrosiano è il Charle-
ma/rtiax dei Codd. fr., e dev' ef»sere Carlo
Martello. Il Cod. Magi, ha Marciaus,
(153) Tutti i testi fr. qui leggono: T)ont
il s' est longuement teuz: che St. e Cod.
173
fedelmente traducono: Di che egli ha lun-
gament? taciuto. L' abbaglio preso dal
traduttore nel voltare il testo francese
nel nostro Codice e nel Magi, dev'essere
stato corretto da chi rivide e trascrisse
poscia il testo più antico , ed è nuova
prova deir anteriorità del nostro Cod.
(edelFars. e Magi, che stanno con esso)
sopra gli altri più conosciuti della ver-
sione. - Lungiamente per Lungamente.
(154) Il Cod. fr. ha: Mais il avoit bien
CXL anz d' aage. Le St. e Godd. it. han-
no: Ma egli aveva bene centocinquanta anni.
Il Magi, è col nostro.
(155) Il Cod. fri: Car il fu voirs que Ja-
cob se combatì et luita une nuit contre
r angle. La lezione del nostro è tanto ma-
terialmente attaccata al testo, che scrive
perfino Angle per Angelo, e non avendo
intesa la parola Luita (lottò), credette d'
indovinarla scrivendo In sua vita, e così
scrive anche il Fars. e il Magi. Le St. e
il Sorio la omisero: Che egli fu vero che
lacob combattè una notte con un Angelo,
tanto che a la fine vinse lacob.
(156) Dalle parole A ' Madianiti fino a
BtUifar o Putifar V inciso è giunta del
nostro, del Magi, e del Fars. come altre
ne seguono da Perch' è li fino a Spige o
Spighe , e dopo E i frati fino ad Avea
174
fatto che son pure ag-giunte dei detti
tre Codici.
(157) Il testo fr. qui legg-e: Li tiers
freres Joseph le fil lacoh^ qui ot non Levi,
engendra Cahat. Le St. hanno: losef fi-
gliuolo di lacob ingenerò Capet. I Codd.
Rice, e Laur. invece: L' antinato frate di
losef. Non è infondato il sospetto, che nel
testo fr. su cui tradusse il Giamboni ,
fosse scritto cosi: Le III freres loseph ,
e che questi leg-gendo per M ì tre nu-
meri / uniti insieme, leg-g-esse Lem e di
questo Lem insensato coniasse un Lamet
che non trovasi nella genealogia di Giu-
seppe. Alla congettura dà qualche appi-
glio la scrittura del Cod. Bergamasco
Marciano, che legge appunto così: Lo III
fratello loseph. Di che ne venne, che il
traduttore credendo essere Lamet il no-
me del fratello di Giuseppe , omise poi
le parole del Cod. fr. che ne dicono il ve-
ro nome , eh' è Levi; Qui ot non Levi
(Ch'ebbe nome Levi).
(158) Il Cod. fr. st. Quar Moyses vaut
autant a dire comme aigue. E ciò tradu-
cono fedelmente le St. - Il nostro scrive
sempre Muyze. Al Cod. Fars. manca que-
sto inciso del nome di Mosè: il Magi, l'ha
eguale al nostro.
175
(159) Il Cod. fr. st. ^t par lui com-
manda il qu^ eie fust gardee. Il Cod. Ma-
gi, non ha Commentata.
(160) Le due lacune si supplirono colle
St. La cifra di 630 anni del nostro Cod.
del Fars. del Magi, del Rice, del Laur. e
delle St. venne dal Sorio ridotta a 440 ,
come sta pure nel testo fr. Et ce fuQCCQ.
XL anz aprés V issue de Egypte.
(161) I Codd. fr. ed it., meno il nostro,
e il Fars. e il Magi, qui leggono: Nove-
cento e settantaquattro anni.
(162) Dopo Tempio de Gerusalem ciò
che segue è giunta del nostro Cod., del
Magi, e del Fars. che legge Fu elli per
Diss' elli. Notisi Drò per Darò nel nostro.
(163) Questa cifra de'Codd. it. e de'fr.
"Viene ridotta a VII anni dal Sorio col
Cod. Ambrosiano e colla storia.
(164) Ove il nostro scrisse: E tutti li
suoi, dovrebbe leggersi E tutti li Giudei,
colle St. e col Cod. fr. che ha: Et tous
les luis; le quali ultime parole per simi-
glianza di più lettere trassero in errore il
Giamboni. Il Cod. Fars. ha: E tutti que-
gli del suo lingniaggio: il Magi. E tutta
sua giente.
(165) Questa cifra concorda con quella
deir Ambrogiano: e del Magi. Altri Codd.
176
it. e le St. legffouo: Quattrocento: i testi
fir. CCCCXXXIII : il Sorio correg-ge :
ecce XXIII. Le piccole giunte son del-
le St.
(166) Il Cod. Farsetti ha DCXII. II
Cod fr. st. colla massima parte de^li al-
tri fr. e it. e colle St. ha Cinquecento. Il
Magi, è col nostro.
(167) Questa cifra concorde a quella
dei Codd. Farsetti, Magi, e Arabrog-iano
è pur ritenuta come la più esatta dal So-
rio, benché i Codd fr. le St. ed altri Cod.
it. legjjfano LXXII. - Notisi Quittamente
dall' antico verbo Qmttare, di cui sono
più esempi nel Girone il Cortese. In senso
di Senza condizione manca al Voc.
(168) I Codd. fr. leggono: VMVC.
XLIII ans, se non ne furono mal rile-
vate le cifre, o se, com' è probabile, non
fa ripetuta a sproposito la prima cifra.
Il Cod. fr. Maffejàno ha VLXIII , e con
esso il Cod. Bergamasco. Il Cod. Farsetti
ha E bastò VILX: altri, Codd. VILVIII.
L'epoca vera secondo il Sorio è d'anni 584,
e a questa potrebbe pure acconciarsi quel-
la del nostro Cod. e del Magi., supponen-
do, com'è possibile, ed avvenne altra volta,
che sia accaduta trasposizione reciproca
nei due ultimi numeri , cioè da 548 a
584.
1-77
(169) Il nostro scrive alla fr. Afriche,
Trace (per idiotismo di pronunzia Trasse)
et Sirie. - La cifra di 5500 anni , in cui
pure concordano i Codd. it. e fr., non è
esatta secondo il Sorio, perchè non cor-
risponde ne alla complessiva somma delle
cinque età del Tesoro , né alla più pro-
babile ed ammessa cronolog'ia del mondo.
Al più potrebbe ridursi a 4606. La se-
conda cifra che nel nostro è di 5263, nel
Cod.fr. è di 5254, e. con quest'ultimo
stanno anche le St. ed i Codd. it. della
versione, meno il Pars, e il Mag'l. che
hanno VMCC LYIIL
(170) Il Cod. fr. qui ha: Li sisismes a-
agesAe St. eCodd. it.: La sesta etade.- Il
nostro ha una parola che apparisce ritoc-
cata e si legge Postreno. Il latinismo Po-
stremo è nel Voc. con un esempio di Dan-
te, e solo. Il Cod. Magi, ha Lo possinio.
(171) Il Cod. nostro e il Magi, in luogo,
di Chiuda qui legge Illischa. Forse la
ignorante saccenteria del copiatore con-
fuse Giuda patriarca con Giuda apostolo,
e per ciò scrisse / V Isdha [riote]. Lo
stesso errore ricorre alla nota 187. - 6^o?ifl
lo grande scrive il nostro conforme al
Cod. fr. F. da lui spesso seguito. Il Cod.
fr. stampato ha: Goliam le jajant. Le
St. e i Codd. it. accoppiano le due lezioni
scrivendo Golia il grande gigante.
12
178
(172) Non è nel Voc. il verbo Odire,
ma potrebbe venire dal lat. Odi, Odirem,
Odtsse, OitbiltSy Odiens, e starci al pari
di Odibile. - Arrisicare in modo att. per
^orre alcuno in rischii o pericoli non mi
par registrato, o con esempio men certo.
La lacuna si supplì col Cod. Magi.
(173) In significato di Quantunqtie si
allega Già nel Voc. con un solo esempio,
ed è accorciamento di Oia che sia che ,
frequente nel nostro; il qual modo viene
dal Ja soit ce que durato in Francia fino
al tempo del Rousseau , e di cui lo ri-
prese il Laharpe. (F. Burguy, Gramm. de
la langue d'oit II. 383 ) - Nella storia di
Bersabea, che qui comincia, il nostro se-
gue fedelmente il Cod. fr., mentre i Codd.
it. e le St. più o meno se ne allontanano,
come può vedersi leggendola nelle ediz.
del Carrer e del Sorio. •
(174) In luogo di Rovo il Cod. ha Rosso
per err. del menante, che si corr. col
testo e cogli altri Codd. e St. - Questo
brano nel Cod. fr. st. finisce cosi: qui li
enseigna a dire tonte sa naissance. Ma il
Cod. fr. A. 2. vi aggiunge: La naissance
Ihesu Crisi, sa mori, et sa ressurrection,
e questo fu seguito dal nostro, e dal Ma-
gi, che legge Resurressione.
(175) Il Cod. fr. st. qui scrive diver-
samente: En son li'ore, qui est apelé Sau-
179
tier en semblance de I estrument. I Codd.
fr. R. V. vi aggiungono: Qui autressi est
fiamme li quels a X cordes. I testi it. e le
St. traducono: Nel suo libro, ch\è appel-
lato Psalterio in sembianza d'uno stro-
mento chiamato altresì Ps alt ero, il quale
ha dieci voci. Il nostro e il Magi, s' ac-
cordano col Cod. fr. st. e con più altri
nel correggere 1' errore di Voci per Corde,
che leggesi nelle ediz. it. , nel Sorio e
ne' Codd. fr. R. V. - Il nostro lesse male:
I istrument, e tradusse: VII insturmenti.
(176) Queste due cifre concordano con
quelle dei Codd. fr.,ma discordano dalle St.
che qui hanno: E passò di questo secolo
in età com.piuta di 70 anni in 80! S'e-
gli è incerto 1' anno ultimo della vita] di
David, più ancora dev'esserlo il mese ul-
timo di questo per affermarlo compiuto.
Le parole qui soggiunte dalle St. e dal
Cod. L. e Rice. E Salamene suo figliuolo
regnò dopo lui , mancano al nostro e ai
Codd. fr.
(177) Il Cod. fr. st. qui hd,: Farce quHl
aora les idles, et ce fist il par amor , e
non altro. Il Cod. fr. K vi aggiunge: Por
amours de femes, e i Codd. R. V. Por les
amors d'une feme patenac: nessuno dei
Codd. it. o fr., tranne il Magi, che scri-
ve male Devidema , seconda il nostro ,
il quale* s' accorda alla Bibbia: Rex
180
autem Salomon adamavit mulieres alienige-
nas multas. - III Reg, XI.
(178) Tutto questo capitolo d'Elia è fede-
lissimo airorif^inalefrancese (meno il nome
Selo che altri Codd. scrivono Sobi e Sobta,
il Magi. SebitJ, e assai più delle St. e
Codd. it. che lo ingombrano di giunte
false e lo stemperano in vane perifrasi.-
II nostro col Magi, traduce male per Botte
d'olio le parole Vaissel d'oile de' testi fr.,
o Vasello d^ olio delle St. Lecythus della
Bibbia. — Il verbo Surgegiane per Sur-
gevano è scritto chiaramente nel Cod. —
Le parole Passollo appiede son pur fedeli
al Cod. fr. st., ma sarebbe miglior lezione
quella dei Codd. R. e S. -4 secs piès , o
dei K. W. A pie sec. - Dove il nostro
scrive: E gettare la loro carne per le piazze,
si scosta un poco dalla stampa fr. che ha:
Qiter leurs cors en voie (Grittare la loro
carne (meglio corpo) nella via^t), ma se-
gue i Codd. fr. D S. Parmi les places. - La
lacuna si supplì col Cod. Magi. - Final-
mente le ultime parole del Cap. al fuoco
et al coltello, che son pur nel Magi., man-
cano al Cod. fr. stamp., ma si trovano in
tutti gli altri, e sono stranamente mutati
nelle St. e Codd. it., non esclusane Tediz.
del Sorio, in queste: Con gaudio e letizia!
La parola ludicrà per Indicherà arieggia
181
al Drò per Darò, Sra per Sarà e Sre per
Sarebbe, già notate nel Cod.
(179) Il nostro Cod. e il Magi, scrivono
il castello d'Elia Amellanoac, le St. Amel-
mont 'col Cod. fr. F, il Cod. L. Amaìmat,
il R. Mamalmat, i Codd. fr. A. K. collo
stampato Amelmorat - Si noti Cigolina
vacca d^ oro che era in Cralilea. - Per Pie-
colina manca al Voc. che pur registra
Cigolo e Cigulo. - Si noti pure Mucchio
per Muggiò, e ne vidi altro esempio nella
ediz. 1476 del Virgilio volgc^re tradotto
dal Lancia. Ned è improbabile , che gli
antichi usassero anche Muggiare^er Mug-
gire, come di Ruggiare per Ruggire veggo'
esempio nel Belcari Prat. spir. Cap. 184:
Ti dimostrassi le infermità tue, e dispre-
giassi il tuo ruggiare. - Ove il nostro
scrive Ch^ era in Galilea, altri C odd. it.
e le St. leggono In Galgana. I Codd. fr.
D. S. leggono Gàlgala col Cod. Rice. Lo
stampato ha Qui estoit en Bethel.
(180) I Codd. fr. scrivono Qui estora
les aigues: il Cod. F. Qui restora, e con
questo i Codd. Rice, e Laur. leggono Ri-
storòt Le St. ed altri Codd. it. hanno Ri-
sanò le acgue di Gerico ch^ erano corrotte.
Il Cod. Magi, è col nostro.
(181) Cod. fr. st. Ilfst noer la coignie
de fer qui estoit aufons dou lordain. Le
182
SI e i Codd. it. leg-gono: La secure del
ferro. - Le lacune di questo brano si sup-
plirono colle St. e col testo, e con en-.
trambi si corresse V errore MuUitudine
con Amaritudine , e poi Namassa con
Naaman. L' ultima lacuna si supplì col
Cod. Magi.
(182) Si corr. col testo fr. e colle St.
it. Sua madre ( che fu letto Sa mere per
Samar ie) in Samaria, e poi: Cacio li occhi
con Cacio le osti. - Poco dopo ove il
nostro leg-ge: La carne di un omo, le St.
hanno la carogna d' un uomo morto, se-
condo il Cod. fr. M.
(183) La giunta Popolo è delle St. e
del Cod. Laur. e Rice- La St. fr. ha que-
ste parole: CU Ysaies osa dire qu'il avoit
veu Dame Dieu. Et sa sepulture est sous
le chesne de lohel, che le St. e i Codd. it.
traducono: E Isaia osò dire ch'elli avea
veduto la faccia di Doìn^nedio; ed è la sua
sepoltura sotto la quercia di Rogel. Il no-
stro ebbe sott' occhio altro testo. La pa-
rola Prenzepo o Prens^po (e nel Cod.
Magi. Presepio) qui significa Seggio, So-
glio e potrebbe venire da Prenze, del quale
dovrebbe esprimere il Trono ," ma non è
ne' Voc. Questo passo è versione lette-
rale del passo biblico: Vidi dominum
supra solium sedentem. Isaj. VI.i. .
183
(184) Il Cod. qui legge Prestes quasi
copiando il fr. Prestres, e così Liegue per
Leghe.
(185) La parola che nel nostro Cod.
è scritta Anpruntare , non ha riscontro
coir altre Amener a penitence che son
del testo fr. Dovrebbe significare Me-
nare, o Conducerli a penitenza sec. le St.
Che dovesse leggersi Approntare per Ap-
parecchiare? Ma questo verbo non ha e-
sempii col genitivo. Le giunte qui come
altrove son delle St. Le altre che seguo-
no nel Cap. son tratte dal Cod. Magi,
(186) Il Cod. fr. spiega il nome d'Eze-
chiel Force de Dieu , e con esso le St. e
il Sorio. I Codd. Rice. Laur. invece scri-
vono: Quanto forza di due fiate. Il Magi,
è col nostro. - Notisi Diàbulità per A-
zione malvagia. Deableries Cod. fr. - Que-
sto cap. finisce nel testo fr. cosi: Un lor
chans de mors, a cui rispondono nel no-
stro Cod. le parole: Lo cafito da mors. Il
Magi, ha: Lo conto damors. Le St. peggio:
Nel campo dei morti. -
(187) Qui pure, come già al cap.
XXV parlando di David, il traduttore o
il menante pare abbia confuso Giuda
figlio di Giacobbe con Giuda Iscario-
*te , per lo che fa provenire Daniello ,
eh' era al pari di David della tribù di
Giuda, dal lignaggio A'Ischu. V. not. 171.
184
(188) Il Cod. fr. qui ha: Et ot noble
corage, e le St. e Codd. it. vi si accor-
dano. - Il Cod fr. st. legg-e Sacrées choses
e con esse le St. Altri Codd. fr. leggono
Secrees e con essi il nostro.
(189) Il Cod. fr. scrive: Fu de la ette
de Silo. I Codd. it. e le St. stanno col
nostro: Della cittade di Elia, ma questo*
errore dee correggersi col testo fr. come
avea preveduto il Sorio senza vederlo..
(190 Le St. e i Codd. it. qui leggo-
no: Ch' egli aban donerebbe , il testa fr.
Qu' il guerpiroit. Questo ultimo finisce
il capitolo colle parole: Ses cors fu mis
en terre joste un chesne en Silo, che le St.
e Codd. traducono: E quando fu morto sì
fu seppellito in terra a lato a una quercia
in Silo. - Il nostro e il Magi, qui pure,
come nel Cap. d'Isain, tradussero la pa-
rola Chesne per Olmo;. e non avendo po-
tuto leggere nel testo il nome del luogo
dove questa pianta sorgeva, se ne spedi-
rono con una arbitraria perifrasi.
(191) Più fedelmente coi testi fr., En
Betel, e colle St.
(192) Correggasi Naam con Anania del
Cod. fr. st., e Chiei di questo con Cades
della Bibbia. - Ne DisiredamentOy né Di-
seredamento non è nel Voc. Il Cod. Magi,
ha Diserfamento. Qui per Esigliò. V. la
stessa voce al Cap. LUI.
185
(193) Notisi Distratti per Istratti od
Estratti: poi Memoriali per Degni di me-
moria,, ch^ il Voc. registra con un solo
ed incerto esempio I Codd. fr. qui leg-
gono: l'I furent de glorieuse memoire, et
sage de sciences, et parlant de la foi. Le
St. e il Sorio: È furo di graziosa memo-
ria, e savi di scienza e parlanti della fede
diritta. Si osservi tradotto la Cheminée
dei testi fr. con Fornace ardente dalle St.
e Codd. it, e con Sala del fuoco ardente
dal nostro.
(194) In questo Cap. il nostro scrive
sempre Edreas per Esdras. - Ove questo
ha Elli scrisse le storie, le St. e il Sorio
hanno. Egli acconciò le storie, ed il' testo
fr. // estora les estoires. - La parola Gat-
tivigione per Cattivigione o Cattività è
calcata su quella del testo fr. CAtì5^2t?02>ow,
e non è registrata. - Il Magi, ha Catti-
vagione e più fedelmente al fr. traduce
Ch^era stato arso.
(195) Il Cod. fr. qui legge A escrin ,
e con esso i Codd. e St. it. A scrivere. Il
Magi, è col nostro. - Il Cod. fr. Escri-
voient or avant or arrieres aussi comme le
heuf. E con esso le St. Iscrivevano ora
innanzi ora indietro sì come fanno li buoi.
(196) Il Cod. fr. st. dice che Zorobabel
et Neemias... ne fur:nt ne prestrene prò-
186
phete, mais il reedijierent le tempie Dieu
au tens que Dair^s , etc. Il Dostro e le
St. Beg-uiroDO invece molti Codd. fr. che
leggono: Furent prestre et prophete. Ove
il nostro scrive: Istoriano ( per Istorbno)
10 contenimento de la religione et la vaiane
dei preiti, il Cod. fp. st. ha: Et estor rent
les contenemens des religions et la raison
des provoires. Ma il Cod. fr. F. legge Re-
storierent. La voce Istoriano qui usata dal
nostro è calcata sul fp. ant. Estorercnt
del Cod., che ivi significa non già Fon-
dare, come nel Cap. XVI di questo libro,
si bene Ristorare^ Riordinare , Disporre,
ch'è pure fra i tanti significati di questo
verbo nella lingua romanica. V: Eoquef.
Gloss. I Codd. fp. D. R. S. U. V. M. leg-
gono col nostro De la religian. - Le pa-
pole Rifecero le mure di Gerusalem soa
del Cod. Rice, fedele al testo fr. Il no-
stro legge invece F eceno lo muro, e le
St. Fecero rifare le mure.
(197) Le lacune di questo Cap. furono
supplite col Cod. Magi, fedele al testo.
11 nostro e il Magi, leggono Mardockei.
(198) Le lacune anche qui furono sup-
plite colle St. e Codd. e la seconda col
Cod. Magi. - Il Cod. fr. stamp. legge:
Et fu ensevelie el sepulchre Manassen son
mari en la ci té di Manapulia en la terre
187
de ludtty entre Dotim et Baalim. Il nostro
tradusse fedelmente, meno che, in luogo
di Sepulchre, lesse colla massima parte
dei Codd. fr. Spelonque, o Spelunce, o si-
mili, e tradusse secondo questi, - Il no-
me vero della città è Betulia, ma i Codd.
menp il solo Cod. K. che ha B^tula, tut-
ti scrivono Manayulia e questi ha se-
guito il nostro.
(199) Il Cod. fr. legge: Qui avoit en
sornom Barachias, e le St. e Codd. it.
traducono più esattamente del nostro e
del Magi. Ch? per sopratì onte era chiama-
to Barachias. - Ma quello e questi leg-
gono: Per lo comandamento del Re Inda,
ommettendo il segnacaso Di alla proven-
zale, come qui pure Figliolo lojada, e più
altre volte, quantunqne in questo luogo
i Codd. fr. scrivano tniti Du roi de Itida.
(200) I nomi dei* Maccabei secondo i
Codd. fr. sono, Symons , lehans , ludas,
Eleazar et lonathas. Le St. e meglio il
Sorio hanno: Gaddis , Thasis , Abaron ,
Maccabeo, lonatas - I Codd. Magi. Laur. e
Rice, peggio. - Qui appresso notisi Logo
o latinamente Loco avv. per A luogo, A
suo luogo, anche per In quel luogo. -
Il Cod. Rice. L. e le St. qui hanno: Legga le
storie della Bibbia e là le troverà , ecc. I
Codd. fr. Si lise V estoire qui le conte mot
amot diligenment en la grant Bible aussi.
188
(201) Anche qui è ommesso il segna-
caso Di, come altrove, e perciò scrivesi
Sapienza Salomone , e Filio Sirac. - No-
tisi VersenbrabiU per Somigliante: il Cod.
Magi. Ch^egli rasemòrò: i Codd. fr. hanno
SemUable. - Colle parole Da cui scrisse
(che mal traducono il testo fr. Qui ìes
escrist ), finisce la versione del primo li-
bro del Tesoro, secondo i Codici francesi
e italiani, ma non col nostro, che lo con-
tinua sino alla fine del Libro quinto di
esso, comprendendoli tutti cinque in un
solo, diviso in centonovantadue capitoli.
- Il Cod. Magi. 48 termina il capo colle
parole: Non sa Vuomo dove si scrisse.
VOCI E MODI NOTEVOLI
Ag»uiglianza n. s. Eguaglianza. V. A.
E siccome senza denari non arebbe
nulla aguiliianza inlra l'opero do le
gente che addirizzasse V uno contra
Tautro pag. 38.
088. Qui in senso di Modo di com-
municare, soambiarè. Il fr. ha Meen-
neté e Moienneté • Manca al Voc.
Aigio n. s. Agio. Età. V. A.
Le cose che funo al segondo aigio
del secalo p. 68.
Aita n. s. f. Età. Y. A.
E sappiate che quando Adam fu in
aita di CCXXX anni p. 06.
E quando elli fue dell* aita di DG
anni p. 68.
190
Osi. Mancano al Voc. enlrarubi que-
sti arcaismi. — li nostro ha pure Ei à
p. 67. « E allora ebbe.flne la prima
ei(à ».
Altore n. s. Autore. V. A.
Che questo libro è solamente com-
preso di milliori ditti delti allori
p. 39.
Oss. Può aggiungersi air unico e-
sempio citato delP anonime Chiose di
Dante nel Yoc
Anmeraviglìare v. n. BI era vigliare. V. A.
E molte altre proporzioui ehe an-
meraviglìare fanno p. ^IS.
Om, Manca al Voc. , ma è calcato
sul fr. A merveiller del God.
Archetipo n. agg. Dicesi di ciò eh' è primi-
tivo, come di Mondo , Forma , e che
serve di modello.
E questa imaginazione è appellata
mondo archetipo, ciò è mondo in sen-
branza p. 51.
0s8, Non ha esempio antico. V.
not. 47. — Il God. fr. legge Mondes
arquetipes.
Arrisicare ▼. att. Arrischiare — Porre a ri-
• Schio .
.191
EUi vinse lo giugante, emoltt grande
cose fece; perchè Saul l* odiva e l'ar-
risicava per toUer 'i la vita p. Ili.
088, Manca d' esempio antico.
Aritornare v. n. Ritornare V. A.
Però che quici diOna la loro real-
tade, et aritorna ai Romani p. 84.
Os8. Come Arrompere per RomperCy
Arrischiare per Rischiare, Arrovescia-
ra per Rovesciare , e viceversa Rosto
per Arrosto. Manca al Yoc. come pa-
re il suo affine Artornare. B. lacop.
cant. ed. 1558 p. 74. Et artomi a(
mio casileri.
^nbanza'n. s. f. Gloria. Rinomanza. V. A.
Maccabeus vai tanto a dire come
' nobile et omo di grande bonbanza
p. 129.
,088, Il Voc. spiega questa parola
per Allegrezza. Qui suona altra* cosa.
U testo fr. ha: Vaut tant à dire com- •
me nobles et triumphans, e cosi tra-
ducono fedelmente le St. Forse da
Rimbombare, Rimbombo.
.Batteggiare v. att. Battezzare.
Clodoveus... fue lo primo re ch'un-
qua fusse in Francia che Cristiano
fusse, lo quale lo battcggiò santo Re-
medi p. 1C6.
192
Os8. Può essere registrato con que-
sto esempio: con altro eguale alia p.
413, e con quello del Buti Inf. IV
Dolalo già dal Botlari nella Tavola ai
Gradi di S. Girolamo.
Branca n. s. f. Quantità in genere — Por-
zione.
Ha elli è altresì come *na branca
di mele colto di diversi fiori p. 39.
088, In questo senso manca al Voc.
l testi fr, qui hanno Bresche e Bran-,
ce. — V. Voci e mod. not. a que-
sta parola.
Ghello pron. m. e f. Quello e Quella. V. A.
E di chella matera è dillo dinante
p. 59.
E cbelli che piò uccelli vedesse dal
suo lato, fusse signore p 97.
088, Scritto a questo modo non è
notato.
Ghiareoa n. s. f. Luce.
Al cominciaroento el nostro Signore
coroandoc che M mondo fosse fatto ,
ciò è a dire, cielo e terra et acqua
e giorno e chiarezza e li angeli , e
che la chiarezza fosse divisata dalle
tenebre p. 5^.
Oi8. Esempio citalo dal Voc. Altri
esempii sono alle p. 59, 62.
193
Cigolino n. agg. Piecoiino V. A. Diminu-
tivo di Cigolo.
E allora eh' elli nacque una cigo-
lina vacca d'oro ch'era in Galilea
inucbiò si forte, che ecc. p. it8.
088. Manca al Voc. Questo dimi-
nutivo restò nel dialetto veneto per
indicare una specie di fico piccolissi-
mo detto perciò Fico cigolino o se-
galino — Notisi Mucchiare per Mug-
giare o Muggire.
Cigttlo n. agg. Piccolo. V. A.
Sì come lo signore che vuole in
cigulo luogo ammassare cose di gran-
dissimo valore p. 37.
088. Questo .esempio fu citato già
dal Voc. sopra testi a penna.
Gitola n.-s. f. Getera. Cetra. V. A.
La segonda è Musica, che a noi
insegna fare voce e suono in canto et
in Gitole p. ii
Annon suo fratre fu lo primaio omo
che unqua trovasse citole et organi et
altri stormenti p. 66.
088. Manca al Voc. Il fr. ha Ci-
tole8.
Gompreio part. pass. Composto. Compilato.
Che questo libro è solamente com-
13
194
preso di roilliori ditti delli altarf
p. 59.
088. Qaì Compreso di ditti può
ancora signiOcare Che comprende, o
Ch' è compreso, 11 fr. ha Compilès,
Congiunto pari. pass. Composto. Compilato.
E allressie è lo incomiDciamento di
questo libro congianlo d' alta iscien-
za p. 37.
Oss, Manca in questo senso e a questo
modo nel Voc II testo fr. qui ha Com-
pilez V. Compreso.
GonquUo part. pass. Abbatuto. Vinto.
Allora si compiè lo terzo agio, e già
era Troia conquisa e distrutta p.l09.
088, Il Voc. non allega a questa
voce che esempii di verso.
Contenimento n. sost. Ciò eh* è contenuto.
E istoriòno lo contenimento de la
religione e la ragione dei preili p.
127.
Oss. In questo senso manca d* e-
sempio, il Cod. fr. ha Et estorereni
(ristorarono, rifecero) les contene-
menz»
Conversare v- n Stare. Dimorare.
195
La seconda si è Fisica, per cui noi
saperne le nature delle cose che an-
no corpo e conversano intra le cor-
porale cose p. 43.
Os8, A questo verbo cita il Voc. al-
tro es. del Bruoelto, cb' è il seguente
tt Perciocché altra natura è delle co-
« se che non hanno niente di corpo
« e conversano fra le corporali cose a.
ti nostro con altri Cod. legge ai-
quanto divèrsamente nel luogo stesso:
A ciò che altra natura è di cose che
non anno punto di corpo, né non i-
stanno intra le corporale cose p. i2
Notisi nel nostro A ciò in senso di
Per ciò.
Gostìona e Gostione n. s. f. Quistione. V.A.
E poi che queste tre costione funo
trattate p- 42.
Elli càdeno in tre costione p. 41.
Quella è propria iscienzia che a noi
insegna la prima costione p. 42.
Oss, Manca al Voc.
Diabulìtà nome sqsì. f. Azione colpevole.
Però eh* elli li riprendea dei crimini
e dello diabulità ch*elli faceano p 122.
088. É traduzione della voce Dea-
hleries del testo fr. e manca al Voc.
196
Difinare v. n. Finire. V. A.
Comioclò lo nuovo tesiamento e dt-
flnò io vecctiio p. Hi.
Et in visione fae Io rovo che Aioisè
vedeo ardere, cbe non difina p. US.
DSfinire v. n. Finire. V. A.
Et allora stabilio certi corpi conk'elli
doveano nascere e comenciare e dqo-
rire e difinire p. 54.
Altro es. p. 83.
Ost. Mancano ambedue i verbi in
questo significato.
Dilivrare v. att. Liberare. V. A.
Quando Rei Cirus dilivrò li Giudei
di pregione p. 112.
Aia Eliseus dilivrò tutto lo popolo
di grande fame p. 119.
Oss. Da aggiungersi air unico esem-
pio del Petrarca ed in verso
Diseredaanento e DUìredamento n. s. Esilio
Terò dimorò in disiredamento (To-
bia) in della cKà di Ninive p. 124.
Quando li Qualdei preseno li Giudei
e li menòno in cattività, ciò e in di-
scredamento , e io pregione p. 129.
Oas. Il God. fr. ha: Ce est en es sii
et en prison. La parola manca affatto
al Voc.
197
]>ìvìgìone n. s. f. Divisione.
Che la eternitade di Dio è davante
tutto tempo, et in lui non n* à nulla
divigione di tempo andato, o di pre-
sente, o di quello che d' è a venire
p. 56.
088. Non è registrato.
'Ensignamento n. sost. Insegnamento.
Gilè senza natura e senza ensigna-
mento nella puote nullo omo conqui-
stare p. 49.
Ensìgnare v. a. Insegnare.
Logica è la terza iscienzia di Filoso-
fia, quella propriamente che ensigna
a provare e a mostrare ragioni! p. 49
088. Voci calcate sul fr. Enseigner
ed En8eignement de' Codd. Mancano
al Yoc.
Tape dì tutte arme per Combattere con o-
gni sorta d' armi.
Per melio potere arcare, e melio
portare lo scudo, e fare di tutte ar-
me p.
088. Nel Voc. e* è un modo simile,
ma Tion lo stesso, di M. Villani, e con
. solo un esempio di questo. Locuzione
elegante e stringata.
198
Falcione o Fasione n. s. f. Fattura, Faci-
mento. V. A.
Ma io dico bene clie questa fascio-
ne (del mondo) foe in del suo Consi-
lio elernalmenle p. SS.
088. In questo preciso senso non
parmi abbia chiari esempi il Voc. Vie-
ne dal provenzale Facon, né già dal
fr. Facon,
Fieromo n. s. Fabbro
La seconda femina di Lamech ebbe
nome Scliama , in cui ingenerò Tu-
balcaim, che fue lo primo fieromo del
mondo p. 66.
088, Il Cod. fr. qui legge: U pre-
miers fevres: ì Codd. it. e St. Fabbro,
GattSvìgione o Cattivigione n. s. f. Caltività,
Prigionia.
EUi rinovellò la leggio del vecchio
Testamento , eh* era istata arsa per li
Caldei al tempo della gattivigione p.
126.
088. Manca al Voc. e fu scritta col
g come si scriveva a quel tempo Gai-
fivo per Cattivo.
199
Già avv. Quantunque.
E già fue elli peccatore, clli rivensa
tosto in penitenzia e volentieri p. H4.
Os8. S' allega dal Voc con un solo
esempio. É accorciamento di Già sia
chCf modo di congiunzione frequente
uel nostro, e che viene dal Ja toit ce
que durato in Francia Ano al lam-
po del Rousseau, e di cui lo riprese
il Laharpe (V. Burguy. Grfìmm de la
lang. d» oil. II. 385). Il Cod. fr. 1.
legge: Et ia fust il pechierrez.
Ilem n. sost. Materia primitiva, di cui Dio
fece il mondo.
Ma ella (materia) era di si fatta
norma e sì apparecchiata, eh' ellì ne-
potca figurare e traggere quello che
delli volea, e quella matèra è appel-
lata Ilem p. 5^2.
Che alquante cose funo fatte di ne
iente: ciò sono li angeli e M mondo
e la chiarezza e Ilem P. 53.
088, Non è registrata questa voce.
Inoeroamento n. sost. Ricercamento.
Filosofia è verace incercamento delle
cose natorale, e delle divine e delle
ornane p. 41-
200
Oss. Manca al Voc. É ricopiala la
parola del lesto fr. Encerchemem o
Enckequemens.
latrate v. s. f. Infroduzione. Entramento.
Onde la piinaa è Gramalica, eh' è
foDdamenlo e inlrata delPallre scien-
,ze p. 48.
Ou. Nello slesso signlflcalo, in cui
si registra Entrata dal Manuzzi al
§ 10 con un solo esempio.
Lei n. s f. Legge. V. A.
Per lei avemo noi la fede catolica
eia lei della santa Ecclesia p. 43.
Oi9. Da aggiungersi queslo esempio
perchè più antico a quello del Bar-
berino. Altri 68. alle p. Iti 150.
Medesimamente avv. Specialmente. Massima-
mente.
Come lo signore dee governare
le gente che sotto lui sono , medesi-
mamente segondo Puso e costumi dei
Taliani p. 59.
0««. É traduzione del fr. ani. Mees-
mement usato spesso dal Brunetto. In
questo senso non è notalo nel Voc.
Ma probabilmente i due primi esem-
pi da questo citati a Similmente ,
201
non significano ciò, ma Specialmente,
come usa sempre il Giamboni.
Memoriale n. agg. Memorabile. V. A.
Li tre guarzoni funo islralli di rea-
le lignaggio, e funo gloriosi e memo-
riali p li5.
088, Voce fuor d' uso, e registrala
nel Voc. con un solo e non chiaro ne
certo esempio.
Menimare v. n. Venir meno, Mancare
Appresso lui regnò Io re (!rìnilus
suo figliuolo , ed allora incomonciò
Roma a bassare et a menimare p. 105.
088. Manca si Menimare che Me-
nomare nel modo neutro qui adope-
rato. A questo esempio può aggiun-
gersi anche quello del Te8or 1. XXI.
e della Vita di S, Gio, Bau, citali
mescolatamente dal Voc. con altri di
modo attivo.
Nazione n. s f. Nascimento. V. A.
Che eternalemente ebbe lo padre in
voluntade la nazione e la passione
del suo figliuolo p. 56.
088, Può aggiungersi questo airu-
nico esempio citato. Altro esempio è
nel eap. XXXV p. 115.
202
Nìgente avv. Mente. V. A.
£ poi creò V anima di nigenie e
misela dentro dai lor corpi p. 53.
088. Qaeslo arcaismo manca al Voc.
che pur nota esente. Il nostro ha
pure Neienle alla stessa pagina « Che
alcune cose fùno fatte di neiente » .
Altro es. alla p. SI.
Odìre V. att. Odiare. V. A.
Perchè Saul 1' odiva e l' arrisicava
per toller *i la vita p. ili.
088. Questo verbo non è nel Voc.
Derivato prossimamente dal lat. Odi,
Odivi, Odi88ein,
Prodòmo n. s. Valentuomo. V. A.
E Noe fu prodòmo e di buona fé p.
67.
Oss, In questo senso , benché co-
mune agli antichi, manca al Voc. II
Cod fi", ha PreudonSy donde il Preud-
hom e Proudhomme moderno. Le St.
hanno Prode uomo.
Profittabilemente avv. Profittevolmente.
Che nullo potrebbe vivere al mondo
bene né onestamente né profittabile-
mente né a sé né ad altri p. i6.
088, AlPunico esempio citato a Pro-
fillahilmentey può aggiungersi questo
per Pro fitahil emerite, più antico.
203
Proveduto part. pass. Esaminato. Ventilato
E poi che queste tre costione funno
trattate e provedute lungamente p.
Oss. Manca al Voc in questo senso.
Il testo fr. lia Ventilées.
Pupula D 8 f. Poppa. Popola.
Et alle (femmine talliavano la pu-
pula, manca p.
E però son elle chiamate Amazone,
• che vuole tanto dire senza una pu-
pula , ib.
Oès. Manca al Voc.
Quittamente avv. Sonz* alcuna condizione.
Ma poi venne lo Rei Darius , che
tenne la terra appresso lui , e deli-
vrolli tutti quanti quittamente p. 112.
0««. Dall'antico verbo Quittare per
Assolvere. Il Cod. fr. ha QuitemenU
Manca al Voc.
Ragìonabile n. agg. Ragionevole.
Però fu elli bene ragionabile cosa ,
che questa iscienzia di teorica facesse
di suo corpo tre allre ìscienze p. i3.
Oss. Manca al Voc.
204
Reaitade n. s f. Dignilà reale.
Però che quici difina la loro real-
lade p. 83.
088. Manca al Voc. in questo si-
goificato: e' è bene Realità , ma con
es. unico di autore citalo colle ini-
ziali Bus, ( forse Busone da Gubbio ),
ma di questa citazione manca la spie-
gazione nella Tav. degli Autori
Rei n. sost. sing. — Re — V. A.
Nembroth lo gigante, ctie fue lo
primo Rei p. 70.
Unde Belus che nache di lignaggio di
Nembrot, che ne fue primieri Rei tutta
sua vita p. 73.
088, Voce comunissima al Cod., il
quale V ha pure in plurale « In tal
maniera che tulli li altri Rei e reami
del mondo funo altresì come sottani
a questi due » p 63.
Ed altro pure alla p. 71. - La voce
cosi scritta trovasi pure in Fr. Guit-
lone, e i nostri 1* ebbero da' Proven-
zali. — Nel Tesoro trovasi pure Re-
dina: e Radina per Regina, qui presso.
Rìooo n. agg. Possente. Forte.
E la Redina non volse consentire al
matrimonio, anzi la volea donare a uno
grande ricc' omo del paese p 92.
205
Oss. Sembra qui usalo nel senso, in
cui a delta del Nannucci fu adoperalo
da' trovatori, e come si fa chiaro pel
seguente esempio « Ed era (lob) gran-
de, ciò è ricco, sopra tulli li altri o-
rienlali » Fior. d'Hai. 18'2i p. 108.
Sforzare v. alt. Violare, in senso morale.
E* disse lungo tempo dinanzi al Rei
Salomone, ch'elli {sforzerebbe la leg-
gie di Dio per una femina p. 123.
Oss. A questo modo non è regi-
strato.
Soprano agg. sost. Sovrano. Superiore.
Dentro da questo termine fue Pla-
tone e Aristotiles e Demoslenes, che
funo li sovrani in filosofìa, p. \\^.
088. Al solo esempio antico di Fr.
Guillone in verso si può aggiunger
questo di prova.
Stabilimento n. s. Legge. Statuto.
E quando Giulio Cesare connove che
delti avea fatto centra quello stabili-
mento, perché avea passato lo termine
p. 102.
Os8. Non è nel Voc.
206
Sforare e Slorrare v. att. Gostraire e For-
tificare. Extruere lat.
E fùe vero che Assar filio di Sem
io fiolo di Noe , avea cominciato in
quei paese una cità^ ma Io Rei Ninas
la compiette e storrolia di gran guisa
p. 73.
088, Dall^ant. fr. Eitorer, e questo
dall* Estoramentunii lai. de^bassi tem-
pi, il quale originò d^ Extruere, Fonda-
re. Fabbricare (V. Ducange Ciossar).
1 Codd. fr. qui hanno come il nostro:
Mains li roi Ninus /' acomplit et e-
slora de grand guise: le St. della
versione hanno inocce* La conpieo e
fé cela bella.
Terreno n. s. Uomo. Mortale.
Che tutta non la potea sapere, né
può sapere, nullo terreno p. 59,40.
088. Manca al Voc. ove pure ha
diritto d' essere nulla men che Mor-
tale e Celeste, benché la parola Uo-
mo vi sia sottintesa.
Tragrolioio n. agg. Molto glorioso.
Salomone Rei, figluolo del Rei Da-
vi!, si fu omo tragrolioso p. 116.
Otfs. É nel Voc. con soli esempii del
Salvini ed in verso II nostro Cod. leg-
ge Tragolìoso.
207
TrasmaravUUoso n. agg. Più che luaravi-
glioso.
La vide iu seobranza di donna in
(ale abito e sì Irasmaraviliosa possan-
za p. 40.
Oss, Manca al Voc. É traduzione
letterale del testo fr. Très tnervil-
leuse.
Tutto avv Quantunque.
' Conciofossecosa che M mondo non
era anche fatto, tutto foss* elio in del
suo eternale Consilio p. 58-
Oss, É sottinteso il CAe, come negli
esempi citati di Fra Giordano e del
Villani.
Uno n. sost. Niuno.
Di questa Emilia nacquero du' fi-
lioli, Romulus e Remulus , in modo
che uno seppe chi fusse loro padre
p 94.
Ossi, Non trovasi registrato. Esso
pure ha il doppio ed opposto senso di
Alcuno,
Verientrabile n. agg. Somigliante.
Ma il libro dell' Eccresiastico iscris-
se Giesù figlio di Sirac , che i latini
anno in revcrenzia , però eh' ei fu
versembrabile a Salomone p. lóO.
206
Oss. Questa voce non è registrala,
e non risponde nemmeno al testo fr.
che legge Semblable,
Vertadiero n. a. Veritiero. V. A.
La seconda è Fisica , che ne inse-
gna a provare, ehe sue paraule cli'elli
ave ditte, sono vertadiere p. 50.
088. Manca ai Yoc. V. la not. 40.
ERRORI -CORREZIOM
-SO*"
Pag. i3 Diaute — Diaule.
» 56 sì come — sie come.
» 69 (83) - (88).
» 79 Everites. — Altri Codd. Evergeies.
t 86 Neir omo — Nuli' omo.
» 87 Al lem — Al tempo.
» 4 05 Abito in lungo — Abitòno in lungo.
9 117 Cum — Con.
. 121 Fui — Fùlì,
» 128 Mariio — Manto.
» 130 Ibro — Libro.
» 131 Sapienza Cod. fr. — Sapienza, Il
Cod. fr.
» 134 Ciò — Ciò.
» 135 le genti né fa — Le gienti, ed il
Pars. A tulli lingniaggi,
» 137 Soli* occhio i Codd. — Sott' occhio
un Cod- simile ai Codd.
Pag. 138 Sono intruse — Sono giunle.
» li7 Sele matere — Cele tnatere.
n «50 Chi funo — Che fono.
» 155 Dal Sorio ne — Dal Sorio ne\
» 155 Fanno dei primi — Fanno capo
dei primi.
» 157 Cod. Fare, tal — Cod. Pars, e dal
nostro tal.
• 158 /a me — fame.
» 161 Argivos — Argivos.
• 161 Menelao — Menelao.
» 164 Davit David — David o Davit.
n 164 Phoeas Marso — Phocas; Marso.
» 167 e per questa — E per questa.
» 167 dalle parole — delle parole.
» 196 es sii — essila
H 198 provenzale Fapon — provenzale Fa^on.
» 200 enchequemens — encherquemens.
•> 206 Glossar — Glossar.
» 206 inocce — invece.
t3
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NOTICES DOES NOT EXEMPT THE
BORROWER FROM OVERDUE FEES.
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